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3 Marzo 2023
13:00

Pediatra fino ai 18 anni e rimodulazione delle cure: le proposte della SIP al Ministero della Salute

La Società Italiana di Pediatria ha presentato un documento per richiedere sostanziali cambiamenti al sistema di assistenza su tutto il territorio nazionale. Tra queste, l'innalzamento dell'età per poter accedere alle cure pediatriche, il rafforzamento delle terapie intensive e la riduzione delle disuguaglianze tra le varie parti del Paese.

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Pediatra fino ai 18 anni e rimodulazione delle cure: le proposte della SIP al Ministero della Salute
In collaborazione con la Dott.ssa Elena Bozzola
Pediatra infettivologo presso l’Ospedale Bambino Gesù e Segretario Nazionale SIP
età pediatrica

Se le linee guida dell'OMS e la stesse leggi italiane indicano il 18 anni come linea di demarcazione per segnare la conclusione dell'infanzia, perché In Italia i pediatri devono cessare di seguire i propri giovani pazienti già dopo i 14 anni d'età?

A chiederselo è la SIP, la Società Italiana di Pediatria che, in occasione degli Stati Generali della Pediatria convocati lo scorso 2 marzo al Ministero della Salute, ha invocato l'innalzamento dell'età coperta da assistenza pediatrica al compimento della maggiore età.

Quella relativa all'età pediatrica è però solo una delle cinque proposte avanzate dagli Stati Generali nel corso dell'incontro con il Ministero. I pediatri SIP chiedono anche una maggiore uniformità nelle modalità di assistenza pediatrica,spesso frammentate e differenti da Regione a Regione, il rafforzamento delle terapie intensive pediatriche, il il riconoscimento dal punto di vista normativo delle sub-specialità pediatriche (come pediatra cardiologo o pediatra allergologo) e una generale riorganizzazione del sistema per garantire un diritto alla Salute che non sempre viene adeguatamente tutelato.

«Basti considerare che oltre il 25% dei bambini tra 0 -17 anni viene ricoverato in reparti per adulti e che l'85% dei degenti tra 15 e 17 anni è gestito in condizioni di promiscuità con pazienti adulti e anziani e da personale non specializzato nell'assistenza ai soggetti in età evolutiva» si legge nel comunicato SIP .

Perché alzare l'età pediatrica?

In Italia attualmente la possibilità di sottoporsi alle cure del pediatra "di famiglia" si ferma ai 14 anni, mentre l'obbligo del pediatra di libera scelta scade già dopo il raggiungimento del sesto anno d'età. Nei centri ospedalieri e nei Pronto Soccorso però non esiste una vera e propria soglia d'età uniformemente riconosciuta, poiché le disposizioni variano in base alle regole regionali.

In Sardegna, ad esempio, un quattordicenne viene già ricoverato nei reparti destinati agli adulti, mentre in Toscana sia attende fino ai 16 anni.

Insomma, un bel caos che rischia di non garantire il miglior interesse del minore in termini di assistenza e attenzioni mediche.

Per questo la SIP ha chiesto di cambiare la legge, alzando fino ai 18 anni compiuti l'età limite per poter accedere alle cure pediatriche, come già avviene in diversi Paesi europei come Francia, Gran Bretagna, Olanda, Polonia e Svezia.

Tale richiesta si fonda non solo su presupposti normativi, ma anche scientifici. Le patologie del bambino e dell’adolescente, la sintomatologia, i piani diagnostici e terapeutici non possono essere assimilabili a quelli dell’adulto e cambiano nel corso dello sviluppo, richiedendo competenze ed esperienza specifiche. L’adolescente è un soggetto in transizione, non ancora adulto, spesso orfano dal punto di vista assistenziale e delle risposte ai suoi bisogni di salute. (SIP)

Insomma, sarebbe davvero auspicabile una resistenza dell’assistenza per poter garantire una adeguata transizione dal pediatra di famiglia al medico dell’ adulto.

«Il pediatra rappresenta fin dalla nascita la figura di riferimento medico per il bambino e la sua famiglia. E un adolescente risulta più affine come patologia a un bambino che non a un adulto – ha dichiarato a Wamily Elena Bozzola, Segretario Nazionale SIP – Tuttavia ad oggi moltissimi pazienti in età pediatrica vengono ricoverati nei reparti di medicina interna e nelle terapie intensive degli adulti e quindi, seguiti da personale con scarsa esperienza specifica sull’età evolutiva. Eppure, la letteratura scientifica ha attestato che la specifica esperienza in assistenza pediatrica è determinante per ottenere i migliori risultati possibili».

Le altre richieste della SIP

In linea generale i pediatri SIP si augurano un sostanziale cambiamento strutturale del sistema sia a livello ospedaliero che di medici "di famiglia", sempre più introvabili nelle realtà locali. In particolare simili auspici riguardano:

  • Miglioramento dei percorsi assistenziali territorio-ospedale: negli ultimi si sta assistendo una vera fuga da parte dei pediatri ospedalieri verso strutture o attività private e il conseguente aumento dei pensionamenti sta sfilacciando la rete di assistenza medica sul territorio. Attualmente per tappare gli ospedali fanno ampio ricorso ai cosiddetti medici "a gettoni", medici fuori dal sistema pubblico e inseriti a chiamata nei turni scoperti del Pronto Soccorso. Tali pratica però – afferma SIP – molto spesso palesa «poco controllo su professionalità e competenza degli operatori ed a discapito della sicurezza delle cure».
  • Rafforzamento delle Terapie intensive pediatriche: oggi le unità di Terapia Intensiva pediatrica sono poche e mal distribuite sul territorio. Urge dunque un potenziamento e l'apertura di nuovi reparti, nonché la redazione di un unico codice ministeriale di disciplina specifico.
  • Riduzione delle disuguaglianze: la forbice Nord-Sud del Paese si evidenzia anche in ambito di assistenza pediatrica e soprattutto per le fasce maggiormente a rischio per questioni sociale ed economiche. Per questo SIP afferma con convinzione la necessità di rivedere il sistema secondo il cosiddetto modello Hub & Spoke, il quale prevede il concentramento di specifiche attività di assistenza medica (quelle più complesse e, presumibilmente, più costose) in poche specifiche strutture, delegando gli altri casi a centri più piccoli e periferici (ma non per questo trascurati).
  • Riconoscimento delle sub-specialità pediatriche: i bambini soffrono anche di patologie rare e croniche che richiedono una cura specialistica. SIP chiede dunque di riconoscere sul piano normativo il valore legale delle sub specialità pediatriche come già avviene in altre parti del Vecchio Continente.  «La figura del pediatra sub-specialista (esempio pediatra cardiologo, pediatra allergologo, pediatra gastroenterologo, pediatra endocrinologo, pediatra pneumologo ecc.) – sottolineano i pediatri SIP – può far fronte meglio all’aumento di bambini e adolescenti con patologie croniche complesse e alla gestione della transizione dall’infanzia all’adolescenza e all’età adulta».
Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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