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12 Maggio 2023
15:30

Pediatri a rischio estinzione: in pericolo la salute dei piccoli. Cartabellotta (Gimbe): «Si teme un baratro dell’assistenza pediatrica»

Nel nostro Paese mancano 840 pediatri, e 3.500 andranno in pensione entro il 2031. È lo scenario allarmante delineato da Fondazione Gimbe. Wamily ha chiesto a Nino Cartabellotta, medico e Presidente della Fondazione, quali sono i motivi alla base del deserto pediatrico.

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Pediatri a rischio estinzione: in pericolo la salute dei piccoli. Cartabellotta (Gimbe): «Si teme un baratro dell’assistenza pediatrica»
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In Piemonte sono 1.092 i giovani pazienti 0-14 anni in cura da un singolo pediatra: è record nazionale. Il resto delle Regioni non vanta numeri più incoraggianti: la media italiana è di 896 assistiti per ogni camice bianco. I pediatri sono pochi e sono sovraccarichi di lavoro, oppressi dalla mole di burocrazia e di pazienti. I nodi dietro al deserto pediatrico? Wamily lo ha chiesto direttamente al Nino Cartabellotta, Presidente di Fondazione Gimbe, che lo scorso 4 maggio ha pubblicato un dettagliato rapporto sulla carenza di Pediatri di Libera Scelta (PLS).

Nella vostra ultima analisi è emerso che nel nostro Paese mancano circa 840 pediatri. Sono numeri impressionanti…

«Nel 2021 i Pediatri di Libera Scelta si attestavano a poco più di 7 mila, in calo del 5,5% rispetto al 2019. Sulla base dell’attuale massimale di assistiti, a livello nazionale c’è attualmente una carenza di ben oltre 800 pediatri, con significative differenze regionali. Ne mancano più di cento in Piemonte, Toscana e Veneto e oltre 200 in Lombardia. Tuttavia, ipotizzando una media di 700 assistiti per PLS, che garantirebbe un adeguato esercizio della libera scelta, ne mancherebbero addirittura 1.935».

Quali sono le cause?

«La carenza di PLS deriva da errori di programmazione del fabbisogno, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e borse di studio per la scuola di specializzazione. Ma rimane fortemente condizionata sia da miopie politiche sindacali, sia da variabili locali non sempre prevedibili che rendono difficile calcolarne il fabbisogno».

Della carenza di pediatri si sta parlando parecchio, ma l’impressione generale è che si stia ignorando o che si stia dando poco peso alle conseguenze future. È veramente così, nessuno sta agendo nel concreto?

«Innalzare l’età pensionabile a 72 anni e aumentare il massimale a 1.000 servono solo a mettere “la polvere sotto il tappeto” e non a risolvere il grave problema della carenza dei PLS».

Quali saranno le conseguenze della carenza di pediatri?

«Con questa situazione e guardando ai numeri di pensionamenti attesi e dei nuovi pediatri è ragionevolmente certo che nei prossimi anni la carenza non potrà che acuirsi ulteriormente. Da un lato infatti, secondo le stime dell’ENPAM, il numero dei giovani formati o avviati alla formazione specialistica coprirebbe solo il 50% dei posti di PLS necessari. Dall’altro, secondo quanto riportato dall’Annuario Statistico del SSN 2021, i PLS con oltre 23 anni di specializzazione sono passati dal 39% nel 2009 all’80% nel 2021. Un dato che aggiunge alla carenza di PLS il mancato ricambio generazionale che con i pensionamenti dei prossimi anni rischia di creare un vero e proprio “baratro” dell’assistenza pediatrica, benché moderatamente attenuato dalla crisi demografica e potenzialmente condizionato dai flussi migratori».

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Nino Cartabellotta, medico e Presidente di Fondazione Gimbe

Quali potrebbero essere le soluzioni per risolvere – e non aggirare – il problema?

«Servono un’adeguata programmazione, modelli organizzativi che puntino sul lavoro di team, grazie anche alle Case di comunità e alla telemedicina, oltre che accordi sindacali in linea con i reali bisogni della popolazione».

Cosa dovrebbe fare un genitore che si ritrova senza pediatra?

«Non ci sono consigli particolari: ovvio che ove la ASL non è in grado di garantire un pediatra vicino casa, bisognerà sceglierne uno più lontano, anche in un comune diverso da quello di residenza. In Italia ogni pediatra di famiglia ha in media 896 assistiti di età compresa tra 0 e 13 anni: un numero elevatissimo, che si traduce in difficoltà per le famiglie nel trovare un pediatra. In alcune Regioni come Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano e Toscana, addirittura, il numero di bambini per professionista sanitario ha superato quota mille».

Quali sono oggi, nel concreto, le difficoltà che incontra un pediatra e che, di conseguenza, rischiano di scoraggiare un neolaureato in Medicina dall'iscriversi alla specialistica in Pediatria?

«Bisogna premettere che il numero di borse di studio ministeriali per la scuola di specializzazione in pediatria, dopo un decennio di sostanziale stallo, è nettamente aumentato negli ultimi 5 anni: dai 440 nell’anno accademico 2016-2017 a 841 nel 2021-2022, con un picco di 973 nel 2020-2021. La criticità maggiore, però, si rileva nel passaggio successivo ovvero nella scelta tra la carriera di PLS e quella ospedaliera che non è possibile quantificare. Secondo quanto previsto dal Ministero della Salute, infatti, il numero massimo di assistiti di un PLS è fissato a 800, ma esistono varie deroghe nazionali, regionali e locali che portano spesso a superare i 1.000 iscritti: indisponibilità di altri pediatri del territorio, fratelli di bambini già in carico ad un PLS, scelte temporanee. In tal senso le politiche sindacali locali hanno sempre mirato ad innalzare il massimale (e i compensi) dei PLS già in attività, piuttosto che favorire l’inserimento di nuovi colleghi e questo potrebbe dissuadere uno specialista nella scelta della carriera di PLS».

Secondo lei perché la maggior parte dei genitori con figli 6-13 anni non affida il figlio alle cure del medico di medicina generale e continua a tenerlo in cura dal pediatra? I medici di base sono effettivamente preparati quanto i pediatri per curare i bambini piccoli?

«Non è possibile indagare le motivazioni alla base delle preferenze dei genitori ma è bene precisare che le regole che permettono di poter scegliere tra Medico di Medicina Generale e un Pediatra di Libera Scelta, se da un lato contrastano con la definizione stessa di PLS come medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi da 0 a 13 anni, dall’altro rappresentano un enorme ostacolo per un’accurata programmazione del fabbisogno di PLS. In ogni caso il MMG è un medico, ma non uno specialista in pediatria».

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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