La percezione del tempo cambia con l’età forse per alterazioni cerebrali dettate dall'invecchiamento, anche se la causa non è chiara. Eppure chiunque nella vita si è ritrovato almeno una volta a chiedersi perché da adulti il tempo voli mentre da piccoli le giornate scorrevano lente e apparivano interminabili. Non è una domanda di poco conto: sulla questione si sono interrogati psicologi e sociologi, pubblicando studi e ricerche scientifiche a riguardo, anche se ad oggi non si è arrivati a una risposta univoca.
C’è chi ha ipotizzato che un anno risulti più lungo per un 5enne rispetto a un adulto perché per il piccolo dodici mesi costituiscono il 20% della sua vita, mentre per diversi studiosi la contrazione della durata del tempo è legata ai cambiamenti nel cervello dovuti all’invecchiamento, oltre che a diversi fattori soggettivo-culturali, come la noia, il desiderio, l’emozione, l'ansia.
Quel che è certo è che il modo in cui un orologio misura il tempo e il modo in cui noi lo percepiamo sono diversi. Non a caso a 6 anni i pomeriggi invernali trascorsi a casa appaiono eterni e noiosi e le settimane che precedono l’arrivo di Babbo Natale o la partenza per la gita scolastica sono tanto lunghe quanto snervanti. Si vive nella trepidante attesa del dopo, della “scuola dei grandi”, della campanella che sancisce la fine delle lezioni, del diciottesimo compleanno, di una vita senza limitazioni dei genitori.
Crescendo, invece, il tempo apparentemente prende velocità, fino a sembrarci sfuggire di mano. Lo dimostrano espressioni comuni, come “il tempo vola”, “mi sembra ieri che…”, “una pentola guardata non bolle mai”, che restituiscono l'immagine del tempo camuffato da infido ladro.
Come percepiscono il tempo i bambini e gli adolescenti
Un adolescente ha una percezione diversa del tempo da un bambino, un adulto o un anziano. Man mano che si cresce muta il modo di vedere quello che accade e quello che ci circonda e aumenta il bagaglio di esperienze vissute e ambienti frequentati, fattori che contribuiscono a influenzare la percezione del tempo.
I più piccoli, peraltro, attribuiscono al tempo un significato diverso dagli adulti. All’argomento è stato dedicato uno studio pubblicato nel 2012 sulla rivista Trends in Psychiatry. I ricercatori hanno chiesto a un campione di 81 bambini e adolescenti brasiliani di età compresa tra i 6 e i 17 anni di fornire la loro definizione di tempo e dall’indagine sono emersi risultati diversi in relazione all’età dei partecipanti. Tra i bambini dai 6 agli 8 anni, “famiglia” era il termine più frequentemente menzionato per riferirsi al tempo. Tra i 9 e gli 11 anni, la nozione di tempo era legata all'uso di un orologio, mentre nella fascia di età dai 12 ai 17 anni il tempo era per lo più associato alla parola "giorni".
La percezione del tempo negli adulti
Il tempo per gli adulti scorre più velocemente rispetto ai più giovani. Una giornata che magari per un genitore vola, tra lavoro, scuola, spesa al supermercato e cena per i figli, per un bambino può apparire interminabile. Il “tempus fugit” («il tempo fugge»), dopotutto, è un ricorrente topos letterario: già Virgilio scriveva «fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo». Il motivo, come anticipato, non è del tutto chiaro. Probabilmente sono più fattori che contribuiscono alla percezione diversa del tempo in età adulta rispetto all’infanzia, tra cui l'invecchiamento.
La percezione del tempo, nonostante vari con l’età, è soggettiva e alterata da elementi quali la noia, le emozioni, l’ansia, il desiderio. Quando ci si annoia, il tempo ci pare scorrere più lentamente, così come quando desideriamo ardentemente l’arrivo di un determinato momento. Quando vogliamo ingannare il tempo, evitiamo di concentrarci sullo scorrere dei minuti, e ci distraiamo leggendo un libro, scrollando lo smartphone o guardando le vetrine dei negozi in attesa dell’arrivo del bus.
A influenzare la percezione del tempo sono pure l’ambiente e gli avvenimenti. Lo dimostra anche uno studio condotto nel Regno Unito durante la pandemia, quando l’80% dei partecipanti adulti ha dichiarato che il tempo scorreva in modo diverso in lockdown.
Come cambia la percezione del tempo con l’età
La percezione del tempo cambia in relazione all’età. Ma per quale motivo da piccoli i minuti, le ore e i giorni scorrono apparentemente più lentamente che in età adulta, quando la vita diventa una corsa contro il tempo?
Una delle ipotesi più accreditate è legata alla quantità di tempo (e quindi di esperienze) vissuti. Un bambino di 5 anni considera lungo un anno perché costituisce il 20% della sua vita.
C’è chi, poi, attribuisce la sensazione di dilatazione e contrazione del tempo a seconda dell’età a cambiamenti nel cervello. Un articolo del 2019 pubblicato dall’Università di Cambridge suggerisce che la capacità umana di elaborare le informazioni visive rallenta con l’età: invecchiando percepiamo meno immagini mentali, perciò il tempo pare accelerare.
Lo spiega pure il professor Adrian Bejan dell’Università di Harvard. «Quando siamo giovani, ogni secondo del tempo reale è pieno di molte più immagini mentali – si legge sul sito dell’Università americana –. Come una macchina fotografica al rallentatore che cattura migliaia di immagini al secondo, il tempo sembra scorrere più lentamente».
Nel 2023 è stata pubblicata su Nature una ricerca interessante. Nello studio sono stati mostrati due video, uno contenente più azioni (un agente di polizia salva gli animali e arresta un ladro) mentre l’altro più monotono (i prigionieri in fuga su una barca a remi) a tre gruppi di partecipanti divisi per età: una squadra di bambini di 4-5 anni, una di 9-10 anni e una di adulti dai 18 in su. I ricercatori hanno chiesto loro “Quale video era più lungo? Potete mostrare la durata con le braccia”, ottenendo risposte diverse. Per i più piccoli il video più lungo era quello più movimentato e ricco di eventi, mentre per gli adulti il più lungo era il video senza eventi, percepito come noioso. «Il tempo è contenuto per i bambini» ha affermato l’autore principale dello studio, Zoltan Nadasdy, professore di psicologia all'Università Eötvös Loránd in Ungheria.