Quando si è da poco genitori non è sempre facile dare delle regole ai bambini. Le regole, si sa, sono fatte per essere infrante, ma già in età prescolare è bene iniziare a condividere con loro alcune semplici regole di comportamento che saranno sicuramente utili quando affronteranno le prime esperienze fuori casa e in ambiente scolastico.
Quando iniziare a dire di no
Quando, per esempio, il bambino chiede con insistenza di mangiare il gelato in gelateria ma il supermercato sta per chiudere e il genitore non ha niente per cena, oppure quando al parco il piccolo strappa dalle mani di un coetaneo la macchinina, o ancora, quando non vuole darci la mano durante l’attraversamento della strada, il genitore deve essere pronto a dire no al figlio.
Fin dai primi mesi di vita i bambini comprendono il senso del no (“Non piangere, non gridare, non dare le botte, non correre!”). Anche nella fase preverbale, quando il piccolo non appare ancora in grado di pronunciare le prime paroline, in realtà avrà già da tempo compreso il significato del no.
I primi no vengono facilmente recepiti e appresi dai più piccoli perché sono accompagnati da altre forme di comunicazione:
- Comunicazione comportamentale: per esempio, quando il genitore toglie fisicamente le mani del figlio da quell’oggetto disgustoso che sta raccogliendo da terra, mentre esclama: “No, quello non si tocca!”
- Comunicazione emotiva: l’espressione del volto e il tono della voce del genitore mentre osserva disgustato ciò che il figlio ha tra le mani
Come dire di no al bambino: 5 consigli utili
Ecco cinque suggerimenti da mettere in atto quando si vieta qualcosa al piccolo di casa.
Evitare i no assurdi
Cosa sono i no assurdi? Per esempio, imporre al bambino la regola di non sudare (“Mi raccomando: non sudare!”) è impensabile. Sudare è un processo involontario, che fa parte della risposta fisiologica del sistema neurovegetativo ed è una conseguenza di una attività fisica o emotiva aumentata. Chiedere a un bambino di non sudare sarebbe come chiedergli di non digerire: impossibile. In questi casi, l’adulto può modificare il no in modo logico e comprensibile, imponendosi, per esempio, con il più chiaro e definito divieto di correre o di saltare, anziché di non sudare.
Un altro esempio di no assurdo è il classico “No, non hai ancora digerito!” in risposta alla richiesta del figlio di tuffarsi in mare per fare il bagno. Premesso che, in estate, non occorre aspettare le famose cinque lunghe ore prima di concedere al bambino di immergersi nelle tiepide acque dei mari nostrani, è meglio imporsi sull’antecedente, piuttosto che sulla conseguenza inevitabile e fisiologica del processo digestivo. Può essere una buona idea, quindi, impostare delle regole chiare sul fatto che si mangia più leggero quando si è al mare. Il piccolo, così, imparerà a comprendere l’importanza di autoregolarsi al fine di ottenere una ricompensa.
Porre divieti su conseguenze inevitabili potrebbe mandare in confusione ed, eventualmente, in frustrazione il bambino, che potrebbe trovarsi in difficoltà a regolare alcune risposte e tendenze inevitabili per una svista sintattica del genitore.
Spiegare le conseguenze della violazione della norma
Per evitare di ripetere troppi no è indispensabile spiegare al bambino il perché di queste regole e le eventuali conseguenze se non vengono rispettati i limiti.
In questo modo, l’adulto instaura un dialogo con il bambino, aiutandolo a modificare autonomamente il proprio comportamento, con la possibilità di prevenire azioni magari pericolose o negative.
L’importanza del qui ed ora
Quando nella vita di tutti i giorni il figlio viola una regola è bene che l’adulto si soffermarmi a spiegare le motivazioni del no nel momento stesso in cui glielo diciamo e con la giusta tranquillità. Importante, dunque, sarà l’immediatezza della spiegazione del divieto: è opportuno che non trascorra del tempo tra il no e il perché è stato detto di no. L’apprendimento della regola, infatti, sarà più veloce e più stabile se ci sarà tempismo.
È meglio che il genitore eviti scenate furibonde o tragedie greche nel dire di no. La regola viene meglio appresa se il contesto emotivo dell’apprendimento è sereno e prevedibile.
Proporre alternative al comportamento da evitare
Per impedire che il bambino svolga una determinata attività (perché magari non è il momento per farla) anziché pronunciare solo la parola no, il genitore potrebbe proporre un'alternativa.
Invece di dire: "No, non ti compro il gelato", perché non dire "Perché non prepariamo un dolce per la colazione insieme"? In questo modo, non solo si offre un'altra possibilità, ma si rende partecipe il bambino delle decisioni.
Usare il linguaggio e l’emotività adatti
Se per primi i genitori perdono il controllo perché si sono spaventati o perché sono profondamente arrabbiati, probabilmente non riusciranno ad insegnare la regola e avranno sprecato energie inutili.
Per esempio, se il figlio ha appena attraversato la strada con il rosso e l’adulto è sconvolto, è meglio aspettare che l’emotività si abbassi prima di iniziare a spiegare la regola dell’attraversamento.
Se, invece, si comincia a spiegare la regola urlando, strattonando il bambino o utilizzando parole poco chiare perché si è confusi o sotto shock, il piccolo sarà sommerso dalla paura e dall'emotività dell'adulto e, di quell'episodio, ricorderà soltanto lo spavento del genitore.