Ecco, è successo: dalla scuola dell'infanzia hanno chiamato per dire che il bimbo o la bimba ha morsicato un altro alunno. A volte la notizia arriva come un fulmine a ciel sereno, altre volte è solo la conferma di qualcosa che già si sa, perché quel comportamento avviene anche tra le mura di casa.
Uno dei problemi più diffusi durante l'infanzia riguarda infatti proprio i morsi. Se fino ai due anni circa è un comportamento normale, quando questo persiste può rappresentare un problema. Anche perché con la crescita il morso oltrepassa i confini del comportamento fisiologico e funzionale (per masticare e mangiare, quindi), diventando un mezzo per esprimere le emozioni, e in particolare la rabbia.
È importante dunque per i genitori e per chi si occupa di bimbi e bimbe comprendere questo fenomeno, le sue ragioni e come affrontarlo in modo costruttivo. Risolvere la situazione infatti è possibile, ma è essenziale osservare bene il comportamento per capire da dove scaturisca la rabbia espressa attraverso il morso.
Perché un bambino morde?
I bambini e le bambine mordono per diverse ragioni, che possono variare a seconda della loro età e a seconda di chi hanno di fronte (coetanei o figure adulte che si stanno occupando di loro).
I bimbi più piccoli, prima di tutto, spesso usano la bocca per esplorare a livello sensoriale il mondo che li circonda. Il morso può essere il modo in cui cercano di capire ciò che hanno di fronte, catturando dettagli anche tramite il gusto e il tatto. Diverso è il discorso durante la dentizione: alla funzione esplorativa si somma infatti quella funzionale, poiché mordere può alleviare il disagio delle gengive irritate.
Una volta cresciuti, potrebbero invece mordere per comunicare le loro esigenze o frustrazioni, poiché non sono ancora in grado di esprimersi verbalmente. L'incapacità di gestire emozioni come la rabbia, la frustrazione o l'entusiasmo può infine portare i bambini a mordere, non avendo ancora gli strumenti adatti per modulare e affrontare ciò che provano.
Bisogna però comprendere anche il discorso relativo all'età (generalizzando, ma è importante). A seconda della fascia, infatti, cambiano le ragioni del morso.
- Bambini in età prescolare: In questa fase, i bambini e le bambine potrebbero mordere principalmente per difendere il loro spazio personale o rispondere a situazioni di conflitto.
- Bambini in età scolare: Con l'acquisizione di abilità comunicative più avanzate, i morsi potrebbero diminuire. Tuttavia, potrebbero ancora verificarsi se il bambino o la bambina si sentono provocati o se ancora non riescono a gestire le emozioni tramite strategie più evolute.
Come gestire un bambino che morde
Quando un bambino morde, è essenziale che i genitori così come gli insegnanti, reagiscano in modo appropriato, anche se l'istinto porterebbe ad arrabbiarsi o a risolvere il conflitto senza spiegazioni. È normale: dall'altra parte c'è sempre un altro bambino, un'altra persona, ed è giusto pensare di validare il suo dolore condannando a scatola chiusa il morso dell'altro. Le scuse sono legittime e doverose, ma agire solo in questa maniera è controproducente.
Cosa non fare
Prima di tutto, è importante considerare l'esempio. Gli adulti non mordono, è vero, ma è essenziale non reagire con violenza, né nel caso in cui si assista al morso su un'altra persona, né quando a ricevere il morso sono proprio i genitori. Le punizioni corporali o eccessivamente severe sono sempre sconsigliate, poiché la violenza non permette di comprendere i propri errori e gli sculaccioni non sono mai una soluzione (come dichiarano pediatre e pediatri). Possono solo peggiorare la situazione. È più efficace, d'altro canto, concentrarsi sulla comprensione e sulla correzione del comportamento.
Meglio, infine, non ignorare il problema: potrebbe far sì che il bambino continui a mordere.
Cosa fare
La reazione dei genitori deve essere prima di tutto calma e paziente, evitando di urlare o punire in modo eccessivo.
Bisognerebbe poi intervenire immediatamente, ma con calma, spiegando perché è sbagliato mordere gli altri. Un consiglio è quello di puntare sull'empatia: i morsi provocano dolore, e a nessuno piace la sensazione. Nemmeno a chi morde.
A questo punto è possibile insegnare al bambino modi alternativi per esprimere le emozioni, per esempio parlando sinceramente (con l'assicurazione di non essere giudicati) o facendo ricorso a oggetti per sfogarsi.
Ciò che viene dopo è altrettanto importante. Nei giorni successivi ai morsi (e ai discorsi) è bene prestare attenzione. Nel caso in cui il bambino continui a morsicare gli altri, è buona cosa provare ad analizzare la situazione, per cercare di capire cosa siano i trigger che scatenano il morso.
Come evitare che i bambini mordano
Oltre a questi suggerimenti pratici immediati, è opportuno considerare anche il ruolo della prevenzione, fondamentale per ridurre gli episodi di morso. Ecco alcune strategie:
- Vigilanza: Nei periodi in cui i morsi capitano più spesso, è bene supervisionare un po' più del solito i bambini, specialmente nelle situazioni sociali o che provocano loro maggiore stress emotivo.
- Emozioni: Non solo in questi casi, ma in generale nella vita, è consigliato insegnare alle bambine e ai bambini a riconoscere e gestire le emozioni, non evitando quelle negative ma affrontandole e incanalandole.
- Gioco cooperativo: Il gioco e l'interazione positiva tra i bambini possono essere un grande stimolo, perché permettono di mettere in pratica in maniera ludica i principi del problem solving e del confronto costruttivo.
- Risoluzione dei conflitti: Insegnare ai bambini e alle bambine come risolvere i conflitti in modo pacifico e comunicativo è molto efficace, soprattutto se relazionato alla tendenza a risolvere i problemi per loro. La tentazione, infatti, è sempre quella di dividere i bambini e di imporre la risoluzione, ma è sempre meglio guidarla, lasciando sempre maggiore autonomia sociale.
Infine, se il bambino frequenta la scuola (il nido, la scuola dell'infanzia o quella primaria) è importante comunicare con gli educatori e le educatrici lavorando in tandem per affrontare il problema. Se questo persiste, è arrivato il momento di rivolgersi ad uno psicologo dell'età evolutiva.