«Perché non mi risponde?» si chiede un genitore preoccupato dopo l’ennesima domanda rivolta al figlio irrimediabilmente caduta nel vuoto. Dietro al silenzio di un bambino si nascondono diverse cause. La mancata risposta da parte di un bambino alla domanda di un adulto è riconducibile a una sfaccettatura puramente caratteriale (come la timidezza o la pigrizia), a un periodo complicato che sta vivendo, fino a problemi più delicati.
Le cause
Non è piacevole per un genitore ritrovarsi di fronte un muro apparentemente impenetrabile, anziché un figlio loquace e dalla spontaneità cristallina come uno specchio d’acqua. Tuttavia, le ragioni all’origine della mancata risposta di un figlio sono diverse e dipendono da molteplici fattori, tra cui l’età.
Se a non rispondere è un piccolo di 3 anni, che sta imparando a pronunciare le sue prime frasi di senso compiuto e il cui sviluppo cognitivo, del linguaggio, emotivo, sociale è agli inizi, è diverso rispetto al caso in cui sia un bambino di 7 anni che, improvvisamente o periodicamente, smette o evita di rispondere a domande e richieste del genitore. L’età anagrafica è, senza dubbio, un aspetto da considerare nella valutazione per identificare in tempo eventuali campanelli d’allarme.
Se un bambino non risponde alle domande, poi, non è necessariamente un dramma. Il più delle volte il bimbo non risponde perché, banalmente, non ha voglia, è disinteressato a quel che l’adulto gli sta chiedendo, è impegnato a giocare, è intento a svolgere un’attività decisamente più interessante, o, per carattere, è timido, schivo e taciturno.
Vediamo i motivi, più o meno comuni, per cui un bambino non risponde alle domande:
- È timido e/o taciturno
- Non ha voglia di rispondere o è disinteressato a quella domanda
- È impegnato a giocare o è assorto in un’attività.
- È una domanda di difficile comprensione per la sua età. Per esempio, difficilmente un bambino dell’asilo nido sa rispondere adeguatamente alla domanda: “Cosa hai fatto oggi a scuola?»
- Non si è accorto che gli è stata posta una domanda e occorre ripetere la domanda per attirare la sua attenzione. Esempio: alla domanda “Andiamo al parco?”, il piccolo se ne va o ignora l’adulto senza alzare lo sguardo, e l’adulto, quindi, ripete: “Allora, andiamo al parco?”
- Ha difficoltà nella comprensione linguistica. Se il piccolo risponde con ecolalia immediata, cioè ripete la domanda o le ultime parole, potrebbe avere un ritardo di linguaggio. Esempio: alla domanda “Andiamo al parco?”, il piccolo risponde: “Parco”. Altri campanelli d’allarme sono risposte sbagliate (“Come ti chiami?”, “Uno”), risposte sbagliate (alla domanda: “Vuoi il gelato o la frutta?” risponde scuotendo la testa)
- Ha un disturbo all’udito
- Ha difficoltà di memoria uditiva e chiede di ripetere la domanda perché non la ricorda. La cattiva memoria incide sulla risposta anche quando il fanciullo cresce: per esempio, se ha difficoltà nell’organizzare i ricordi, è difficile per un bambino o adolescente raccontare come si è svolta la sua mattinata a scuola
- Ha una difficoltà cognitiva
- Ha un deficit di attenzione
- Soffre di un disagio emotivo
- Soffre di ansia (mutismo selettivo)
Consigli per sollecitare il bambino a rispondere
Ecco qualche suggerimento per ottenere risposte dal piccolo e favorire una conversazione con lui:
- Essere accoglienti e comprensivi, coccolarlo e rivolgersi a lui con parole rassicuranti e non scontrose, senza cedere alla rabbia o al nervoso per il suo silenzio
- Rispettare i suoi tempi
- Riformulare pazientemente la domanda
- Cambiare argomento e raccontare di noi
- Non trasmettere ansia o frustrazione
- Consultare il pediatra in caso di persistenza nella mancata risposta per identificare le difficoltà alla base del silenzio del piccolo ed, eventualmente, iniziare un trattamento adeguato