Immaginiamoci di ricevere dal datore di lavoro un rimborso spese per la baby sitter o la retta del nido del piccolo, di ottenere permessi flessibili e illimitati all’arrivo di un figlio o di avere a disposizione un budget di 10.000 euro in caso intendessimo congelare i nostri ovuli, sottoporci a un trattamento di procreazione assistita o intraprendere un percorso di adozione. Anche se potrebbe apparire utopistico, è quanto viene offerto ai lavoratori in un’impresa tech italiana con sede a Milano fra i benefit aziendali a supporto della genitorialità. Un’azienda che ha intercettato le esigenze delle famiglie del nuovo millennio colmando, per quanto riguarda i propri collaboratori, quel profondo vuoto assistenziale lasciato in Italia dalle istituzioni, restie a investire su maternità, paternità, prima infanzia e servizi per la cura dei figli.
Il caso dell’azienda tech che supporta i lavoratori con figli
Un equilibrio fra la produttività sul lavoro e la cura dei figli una volta chiuso il computer e tolta la giacca per indossare le pantofole. A garantire il bilanciamento fra lavoro e famiglia – o, almeno, a tentare di crearlo – è un’azienda tech con sede a Milano, Bending Spoons, guidata dai giovani imprenditori che durante la pandemia idearono l’App Immuni. Nello specifico, l’impresa offre ai suoi collaboratori tre benefit aziendali a supporto della genitorialità, indipendentemente da genere, orientamento sessuale e stato civile del collaboratore all’arrivo di un figlio:
- Permessi flessibili e illimitati con una retribuzione al 100% in occasione dell’arrivo di un figlio (anche in caso di adozione)
- Un budget una tantum di 10.000 euro a collaboratore per eventuali trattamenti medici utili a concepire o accogliere un figlio (inclusi il congelamento degli ovuli, i trattamenti di Pma, il percorso di adozione), erogato sotto forma di un rimborso del 70% delle spese fino ad esaurimento del budget
- Un budget annuale di 10.000 euro a collaboratore per eventuali spese di cura del figlio (come baby sitter o nido), erogato sotto forma di un rimborso del 70% delle spese fino ad esaurimento del budget
Benefit e aiuti aziendali tanto vantaggiosi, inclusivi e innovativi da far competere l'impresa, per quanto concerne il welfare aziendale, con quelle più progressiste d’Europa. Nel frattempo, i lavoratori avrebbero già iniziato a usufruire della policy aziendale per la genitorialità.
Perchè investire sulla genitorialità è un’operazione vincente
In tempi di denatalità e inverno demografico con previsioni da capogiro – l’ultimo rapporto Istat prospetta che nel 2041 una famiglia su cinque non avrà figli e che entro il 2049 i decessi raddoppieranno le nascite – diventa via via più concreto il rischio che la forza lavoro di oggi risulti insufficiente a garantire le pensioni un domani. Non è irrealistico ipotizzare, insomma, che al crollo delle nascite attuale corrisponda un futuro collasso del sistema pensionistico. Per riscaldare quel gelo demografico e trasformarlo nel tepore di una primavera urgono ingenti investimenti in tema di famiglia, cura dei figli, servizi per la prima infanzia, congedi di maternità e paternità. Lo ricordano i media e lo ricorda la premier Giorgia Meloni, che, in occasione dell’inaugurazione del Salone del Mobile, ha dichiarato che «per troppi anni non ci sono stati investimenti sulla natalità», descrivendo il lavoro femminile come una «grande riserva inutilizzata». Vero, e quando inizia la rivoluzione per incentivare nuove nascite e mettere gli adulti nella condizione di avere figli? Occorrono misure concrete, immediate e radicali che arrestino la frenetica corsa della denatalità e garantiscano al deserto demografico di rifiorire, senza lasciare l’incombenza alla solerzia delle singole imprese.