I fondi europei devono essere usati per costruire nuovi asili nido, non per ristrutturare quelli già esistenti.
È questa la perentoria obiezione della Commissione Ue sulle proposte di spesa proposte dal Governo in merito all'ormai arcinoto PNRR, il Piano nazionale ripresa resilienza che tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto dovrebbe destinare all'Italia una cifra complessiva di oltre 190 miliardi di euro (da erogare in più tranche) per rilanciare l'economia nazionale dopo i duri anni di pandemia.
Per accedere a simili iniezioni di risorse però, il Paese beneficiario deve chiarire in che modo spenderà questi soldi e, soprattutto, incassare il benestare della Commissione europea, la quale si riserva il diritto di destinare i miliardi dell'Unione solo per l'attuazione di riforme e investimenti considerati utili e strategici sulla base di obiettivi condivisi dalla comunità europea.
La costruzione di nuovi asili nido, ad esempio, rientra perfettamente nei parametri imposti da Bruxelles, in quanto l'aumento di strutture destinate alla prima infanzia è considerata una misura necessaria di supporto alle famiglie e, di conseguenza, un importante incentivo alla natalità, tasto molto dolente per il nostro Paese.
Il Governo ha però voluto inserire nei piani d'intervento non solo la costruzione di nuovi nidi, ma anche molte operazioni di ammodernamento di quelli già esistenti.
Secondo i tecnici della UE questa scelta comporterebbe una notevole riduzione di nuovi spazi per i bimbi italiani: secondo Il Sole 24 Ore sarebbero circa 100mila i posti in meno rispetto ai 265mila che ci era prefissati d raggiungere entro il 2025.
Da qui l'altolà – l'ennesimo dopo quello della terza rata da 19 miliardi per il quale gli ispettori europei stanno verificando la validità del piano inerente alla creazione di nuovi alloggi per gli universitari – che però questa volta sembra aver spiazzato i membri dell'Esecutivo e della maggioranza, i quali accusano Bruxelles di eccessiva fiscalità.
Molti infatti puntavano ad utilizzare i fondi europei per migliorare le fatiscenti strutture presenti in molte regioni d'Italia.
La Commissione però non sembra intenzionata a rivedere la propria decisione e ora da Roma dovranno giungere indicazioni per riformulare in tempo una proposta in grado di sbloccare il miliardo di euro circa che l'Europa vorrebbe versarci per migliorare la rete di asili nido e scuole materne sul territorio.
Il tempo però stringe e la posto in gioco è molto alta, visto che al momento le scuole e i centri per i bimbi fino ai 6 anni risultano ancora troppo pochi e mal distribuiti. Senza quel miliardo di euro il Governo dovrebbe trovare autonomamente altre risorse da inserire nella prossima legge di bilancio. Siamo sicuri di potercelo permettere?