Le posizioni del parto sono le posizioni che la donna assume durante il travaglio e la fase espulsiva del parto. Per un lungo periodo, negli ospedali, le mamme al momento della nascita erano fatte sdraiare sulla schiena su un lettino con le gambe aperte. Gli studi hanno però dimostrato che permettere alle donne di assumere una posizione libera abbia numerosi benefici, tra cui:
- favorisce la discesa del feto sfruttando la forza di gravità, perché la posizione del bambino si trova infatti in asse con il canale del parto
- diminuisce considerevolmente il rischio di compressione dei vasi sanguigni che si trovano nell’addome
- favorisce più efficaci ed intense contrazioni uterine permettendo una migliore dilatazione del collo uterino
- aumenta i diametri del bacino favorendo un migliore impegno del feto nel canale del parto (si fa riferimento alla posizione accovacciata ed in ginocchio)
- il dolore è più sopportabile e meno forte
- consente di fare minore ricorso all'uso dei farmaci per l’analgesia (controllo del dolore)
- è garantita una migliore ossigenazione del feto con conseguente riduzione delle anomalie del battito cardiaco fetale durante il travaglio di parto
- i tempi del travaglio di parto, sia il periodo dilatante che quello espulsivo, sono notevolmente ridotti
Si può distinguere tra posizioni verticali, in cui la donna sta accovacciata, tipo squat, in piedi, seduta (ad es. su di uno “sgabello olandese”) o inginocchiata, e posizioni orizzontali, ovvero a carponi o sul fianco. Ovviamente non esiste una posizione migliore, esiste quella più adatta a noi, quella in cui ci sentiamo meglio e non è detto che sia la medesima per tutte e quattro le fasi del parto. Dobbiamo sentirci libere di cambiarla in qualsiasi momento.
Le principali posizioni del parto
Essere libere di assumere la posizione che preferiamo significa assecondare degli accorgimenti posturali che ci possono aiutare ad affrontare al meglio la fase del parto che stiamo vivendo. Durante i corsi pre parto, vengono spesso spiegate le principali posizioni e i relativi benefici, partendo dal presupposto che sono tutte sicure. È la donna che deve scegliere ciò che è meglio per lei e per il suo bimbo.
La posizione supina o ginecologica
La posizione supina, chiamata anche posizione ginecologica, è quella che vediamo sempre in televisione ed è la più usata negli ospedali, perché i medici hanno una visione ottimale sulla cervice e sul canale del parto: la donna viene fatta stendere sul letto a pancia in su con le gambe divaricate e le ginocchia leggermente piegate. È quella meno indicata perché, l'immobilizzazione del bacino, favorisce la percezione del dolore, inoltre aumentala compressione della vena cava.
La posizione accovacciata
La posizione accovacciata è una delle più tradizionali ed è tra le migliori, perché permette una migliore apertura del canale del parto, rilassa la muscolatura e favorisce la discesa del piccolo, sfruttando la forza di gravità. Può essere usata sia durante il travaglio sia durante la fase espulsiva. Ha un grosso limite: è indicata se i tempi del parto sono rapidi ma altrimenti tende a stancare molto le gambe e a rendere i genitali edematosi.
La posizione a carponi
La posizione a carponi è considerata una posizione antalgica, perché utile per rilassare la schiena e le gambe, che non si affaticano come in quella accovacciata, riducendo il dolore delle contrazioni. Volendo le braccia possono essere appoggiate su una sedia, su dei cuscini, sulla testata del letto o magari al partner.
La posizione in piedi
Stare in piedi può essere liberatorio per molte donne, che durante il travaglio possono camminare liberamente. Anche in questo caso, si facilita la discesa del bambino sfruttando la forza di gravità. Tutte le volte che arriva la contrazione la donna si deve far sorreggere o attaccarsi a un supporto stabile, piegare le gambe e assecondare il desiderio di spinta. Richiede molta energia e può causare emorragie.
La posizione laterale
La posizione laterale è indicata quando la donna è molto stanca o prova molto dolore, perché permette soprattutto durante il travaglio di riposarsi e di ridurre la pressione sul perineo. La mamma si deve sdraiare su un fianco, con la testa e la gamba superiore sollevate da un cuscino.
Come scegliere la posizione per partorire
La posizione si sceglie durante il travaglio e il motivo è facilmente comprensibile: solo conoscendo il dolore, nel momento stesso in cui lo stiamo vivendo, possiamo capire di che cosa abbiamo bisogno. Non esiste una posizione migliore in assoluto, ma esistono posizioni preferite, che ci fanno sentire meglio. È una decisione molto personale, che dipende dal tipo di travaglio, da eventuali complicazioni ma anche dalle condizioni fisiche della mamma. Per fare un esempio, se soffriamo di dolore al ginocchio, sicuramente la posizione a carponi non farà per noi.
È importante essere accompagnate da personale esperto, affinché durante le fasi del parto ci vengano suggerite delle posizioni da provare, magari per sentire meno pressione sul perineo o per velocizzare un travaglio che non vuole partire. È dunque fondamentale che la donna sia libera di muoversi, di assecondare il dolore, che ovviamente svolge una funzione decisiva nella nascita, ma al tempo stesso anche affidarsi alle ostetriche e al personale medico e lasciarsi guidare.
Esiste una posizione per partorire prima?
Non esiste una posizione per partorire prima, ma esistono delle posizioni che facilitano la discesa. Sono le posizioni verticali, chiamate anche erette, che aiutano il bambino a incanalarsi correttamente. E, inoltre, lasciano libero il bacino di muoversi. Stare in piedi è ovviamente molto faticoso, anche perché il travaglio può davvero durare molte ore. Per alleggerire un po’ il carico della mamma, si consiglia anche la posizione a carponi.
E delle posizioni per non sentire dolore durante il parto?
Per sentire meno dolore le mamme hanno bisogno di potersi muovere, soprattutto il bacino, e di camminare lentamente nella stanza. Flettere il busto in avanti, quando arriva la contrazione, aiuta molto a ridurre il male. Non esiste, però, una posizione migliore in assoluto, ma quella più comoda per la mamma.
Le posizioni da evitare
La posizione peggiore, se stiamo affrontando un parto naturale, è la posizione ginecologica o litotomica, ovvero a pancia in su con le gambe sulle staffe. È in assoluto la posizione meno naturale, ma permette al personale medico di poter intervenire tempestivamente e avere una visione privilegiata sul parto. Dobbiamo però ricordare che non esiste un solo mammifero che partorisce sdraiato a gambe divaricate, ma quasi tutti stanno o su un fianco o a quattro zampe.