Il purple crying o pianto viola del bambino indica un periodo di tempo che può iniziare quando il piccolo è nato da appena 2 settimane e terminare quando ormai ha 3-4 mesi in cui il bebè piange in maniera inconsolabile senza alcun apparente motivo.
Il termine “purple” non si rifà al colore delle lacrime del bambino, nessun rivolo viola bagnerà le guance del nostro bebè, ma è una sigla, coniata dal dottore americano Ronald Duncan Barr. A ciascuna lettera è associata una caratteristica di questa particolare tipologia di pianto che può causare nei genitori o in chi si occupa del bambino, non poca frustrazione e rabbia.
Le caratteristiche del purple crying
Ciascuna lettera della parola P.U.R.P.L.E. rimanda a una specifica caratteristica di questa tipologia di pianto inconsolabile dei bambini. A coniare la sigla è stato il professore di medicina ed ematologia Ronald Duncan Barr, spiegando anche lettera per lettera come capire se i bimbi stanno attraversando proprio questa fase:
- La P sta per “Peack of crying” ossia picco di pianto e prepara, in maniera del tutto sincera, il genitore al peggio. Il bimbo scoppierà a più riprese durante la giornata in un pianto inconsolabile e la situazione peggiorerà di settimana in settimana per raggiungere il suo picco a circa 2 mesi di vita del bebè. Se esiste un picco, però, esiste anche la successiva discesa, la situazione, infatti, andrà migliorando attorno al terzo e quinto mese di vita.
- La U sta per “Unexpected” ossia inaspettato. Il pianto inconsolabile del bimbo infatti si presenta e se ne va in maniera del tutto inaspettata, questo causa non poca frustrazione nei genitori che non ne capiscono il motivo. I lacrimoni e le urla dei bebè, infatti, non sono legati al pannolino sporco, alla fame o alle coliche, iniziano senza un perché e sempre senza un perché finiscono.
- La R sta per "Resists Soothing" ossia resistente alla calma. Il pianto del bambino è letteralmente inconsolabile, non bastano abbracci, coccole, ninna nanne o routine per tranquillizzarlo. Il bimbo piangerà dai 20 minuti consecutivi alle 2 ore in alcuni casi, e poi improvvisamente smetterà.
- La seconda P sta per "Pain-like Face" ossia faccia sofferente. Durante il pianto viola il bimbo ha uno sguardo che esprime sofferenza come se gli facesse male qualcosa o fosse malato, anche se non è così.
- La L sta per "Long lasting". Il pianto inconsolabile dura davvero a lungo, i goccioloni scendono per diverso tempo dagli occhi del piccolo e nel corso dell'intera giornata il bambino piò addirittura lamentarsi per un totale di 5 ore.
- La E sta per "Evening" ossia sera e ricorda ai genitori che questa tipologia di pianto tende a verificarsi nel tardo pomeriggio o sul far della sera, quando, dopo una lunga giornata il bambino è molto stanco. Ad essere stanchi però sono anche i genitori.
Cosa si intende per pianto inconsolabile?
Il pianto viola altro non è che un pianto inconsolabile, dunque che inizia senza una ragione e non può essere calmato da nulla. Il pianto è il miglior e unico modo che i neonati conoscono per comunicare e per esternare le proprie emozioni, piangendo il piccolo avverte di avere ancora fame, sonno o di provare dolore.
Nel caso del purple crying parliamo però di un momento di disregolazione emotiva e di una fase dello sviluppo del bambino, infatti nessuna tecnica per calmare il suo pianto o risposta ai suoi stimoli servirà per calmarlo.
Qual è la differenza con il pianto causato dalle coliche?
Il pianto causato dalle coliche neonatali a differenza del pianto inconsolabile non è una fase che manifestano tutti i bambini e già questa la prima differenza tra i due pianti. Poi il pianto da colica si basa su una regola, quella del 3. Se il bimbo di età compresa tra gli 0 e i 5 mesi tende a piangere per più di 3 ore al giorno per almeno 3 giorni e ripete l'atteggiamento per 3 settimane consecutive, allora ciò significa che il bimbo non è nella fase del pianto viola ma ha le coliche.
Come sopravvivere alla fase del pianto viola?
Innanzitutto dobbiamo ricordare che il momento del pianto inconsolabile dei bambini è un periodo che, come dice il termine stesso, inizia e poi ad un certo punto finisce. Inoltre i piccoli non per forza piangono continuamente e tutti i giorni della settimana. Per superare questa fase possiamo mettere in atto qualche trucchetto:
- facciamo gioco di squadra: stare tutto il tempo con un neonato è estenuante, soprattutto se piange in maniera sconsolata. Facciamoci aiutare dal partner, da una baby-sitter, dai nonni, in modo che il carico emotivo e fisico non cada tutto su di noi.
- prendiamoci del tempo per noi: tornare alla propria routine pre-gravidanza non è semplice ma è fondamentale, sicuramente la nascita di un figlio cambia la vita, ma riprendersi i propri spazi significa amarsi non amare di meno il piccolo.
- routine della calma: cerchiamo per quanto possibile di non sovrastimolare il bambino, coccoliamolo, stiamo in un ambiente silenzioso e tranquillo quando inizia a piangere disperato.
- chiediamo aiuto: c'è una strettissima correlazione tra sindrome del bambino scosso, depressione post-partum e purple crying del bambino. Chiediamo aiuto se ci sentiamo frustrati e pensiamo di non farcela, perché è del tutto normale, parlare con un amico o col partner a volte non basta e allora rivolgiamoci a un esperto. Raccontare la nostra frustrazione ad uno psicologo ci aiuterà a non mettere in atto atti violenti verso di noi o verso il bambino.