Quanto costa fare un figlio? Facciamo i conti dai 0 a i 18 anni di età

I figli sono una fonte di gioia che arricchisce la vita, ma richiedono anche un grande investimento economico. Ma quanto costa crescere un figlio da 0 a 18 anni? E quali sono i fattori che influenzano i costi? Abbiamo provato a fare due conti.

26 Ottobre 2023
17:30
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Quanto costa fare un figlio? Facciamo i conti dai 0 a i 18 anni di età
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Fare dei figli è una scelta importante: se da una parte sono una fonte di gioia che arricchisce la vita, dall’altra richiedono anche un grande investimento economico. Dalla ricerca effettuata a fine 2021 dall’O.N.F. (Osservatorio Nazionale Federconsumatori) emerge che il costo medio per mantenere un figlio da 0 a 18 anni è di 175.642€.

Prima una piccola precisazione: le spese per crescere un figlio sono variabili e dipendono da molti fattori diversi che cambiano da una famiglia all’altra. Uno fra tutti è il reddito dei genitori: ad esempio, una famiglia bi-genitoriale con reddito annuo di 22.500€, per mantenere un figlio fino a 18 anni, spenderebbe in media circa 118.000€, mentre le famiglie ad alto reddito, cioè oltre i 70.000€ all'anno, potrebbero avere un costo medio di circa 322.000€. Questi numeri cambiano anche in base a dove si vive: le spese più elevate si registrano nelle regioni del Nord italia e nelle grandi città, dove i costi della vita sono normalmente più alti. Altroconsumo stima che 1 ora all’asilo nido a Milano costi quasi 4 euro, mentre a Palermo il prezzo scenda a 2 euro all’ora, praticamente la metà.

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Quanto costa un figlio nei primi anni di vita

Le spese per i genitori iniziano ancora prima che il bambino nasca. Mentre la futura mamma è in dolce attesa, secondo i dati di Moneyfarm, società internazionale di investimento con approccio digitale, i futuri genitori devono mettere in conto di dover spendere, una cifra che potrebbe oscillare tra i 5.000 e i 20.000 euro. Questo è un range ampio e il costo della gravidanza può variare molto a seconda che si scelga la sanità pubblica o privata e soprattutto che tipo di prodotti si acquistano. Infatti queste cifre comprendono le spese “ordinarie” legate ai 9 mesi di gravidanza come: visite, analisi, farmaci, abbigliamento, culla e tutto il necessario in vista dell’arrivo del neonato. Poi quando nasce un figlio bisogna attrezzarsi: latte artificiale se necessario, bavaglini, tutine, passeggino, seggiolone, fasciatoio, seggiolino per auto e tanti pannolini. Ma, se non si ha la possibilità di poter affidare i propri figli ai nonni, il costo più alto per i genitori è l'asilo nido. I posti messi a disposizione dai Comuni spesso non bastano e i nidi privati hanno rette salate. Secondo Altroconsumo, in Italia mandare un bambino in un nido privato può costare fino a 620 euro al mese, più di un quinto del reddito medio di una famiglia. Quindi, in totale si stima che da 0 a 3 anni si possano spendere tra i 10.000 euro e i 25.000 euro.

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Quanto costa un figlio alle scuole elementari

Una volta abbandonati i pannolini e l’asilo nido, le spese non diminuiscono. Più il bambino cresce più avrà necessità totalmente diverse: vestiti, sport, giochi, smartphone e soprattutto la scuola con mensa e libri. Solo a settembre 2023 per ogni studente in media si sono spesi 502,10 euro per i libri obbligatori, più eventuali dizionari. Un aumento del +4% rispetto al 2022. Ovviamente acquistando i libri usati, invece, si risparmia oltre il 26%. Il risultato è che mediamente per mantenere i figli in un’età tra i 6 e gli 11 anni ci potrebbero volere dai 28.000 euro ai 48.000 euro.

Quanto costa un figlio in età adolescenziale

Chiaramente poi le spese per crescere un figlio tra i 12 e i 18 anni aumentano ulteriormente. Si aggiungono mezzi pubblici, uscite con gli amici fino alla prima patente, quindi le spese potrebbero schizzare intorno a 45.000 euro fino ai 74.000 euro. E così arriviamo ai 175.642€ iniziali.

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Quali sono i bonus per crescere i figli

Lo Stato mette a disposizione dei bonus, cioè degli aiuti economici, per le famiglie in difficoltà. Uno fra tutti è il cosiddetto Assegno Unico che permette di avere ogni mese un rimborso. Questo si rivolge alle famiglie con figli a partire dal settimo mese di gravidanza e fino ai 21 anni di età, con importi che variano a seconda della situazione ISEE. Ma c’è anche il Bonus Latte Artificiale, il Bonus Nido fino alla Carta risparmio spesa, da utilizzare per fare la spesa e acquistare beni di prima necessità. Purtroppo però questi incentivi spesso non bastano a coprire le spese reali delle famiglie. A volte sono temporanei o incerti, perché dipendono dalla disponibilità di fondi, altre volte possono essere difficili da ottenere, in quanto richiedono dei requisiti specifici e delle procedure burocratiche. Ma ci sono altri metodi più “classici” per risparmiare: chi non ha mai indossato almeno una maglietta del fratello maggiore o di un cugino? Il passaggio di vestiti è una pratica antica e sostenibile, che aiuta a sfruttare al meglio i vestiti, a volte poco utilizzati dei bambini. Ma non è l'unica. Per ammortizzare i costi le famiglie si lanciano nella ricerca di prodotti non necessariamente di marca (ma a volte comunque di qualità), sfruttando saldi, confrontando i prezzi e pianificando le spese.

Perché in Italia si fanno meno figli

Al di là di tutti questi consigli non stupisce che comunque siamo in un periodo di “inverno demografico”: in Italia le nascite sono ai minimi livelli storici e la popolazione invecchia, come vi abbiamo spiegato in un’altro nostro video. Pur sapendo che un figlio non è una scelta puramente economica ma è un investimento di amore, di tempo e di energia, è provato che la sicurezza economica è un incentivo. Lo dimostrano i paesi in cui gli assegni familiari sono uguali per tutti i figli, indipendentemente dal reddito dei genitori. Un esempio è la Germania in cui per ogni figlio si riceve circa 250 € al mese, lo stesso vale per la Francia ma con assegni più bassi e solo dal secondo figlio, ma comunque universali, fino alla Svezia, in cui tutte le famiglie con un figlio ottengono un assegno di un circa 110 € al mese. Ed effettivamente sono tutti Stati con un tasso di natalità più alto di quello italiano, il che suggerisce che gli assegni familiari siano un importante aiuto nel sostenere le famiglie e nel favorire la natalità. Sappiamo che non sempre questi modelli sono replicabili (dipende dalla situazione specifica) ma, guardando al futuro, l'Italia potrebbe avere bisogno di una svolta che tenga sempre più conto delle esigenze delle famiglie italiane.

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