A molti genitori vengono i brividi quando sentono accostare le parole "Educazione alla sessualità" alla parola infanzia. Si tratta di genitori rigidi e all'antica o di genitori che conservano sane preoccupazioni? E, in ogni caso, come si può parlare di sesso ai figli?
Il binomio sesso-sessualità
Basta aprire l'enciclopedia alla voce "sessualità", per leggere l'immediato rimando al termine "sesso", inteso come atto riproduttivo. Dunque, pensare di dover spiegare la riproduzione ai bambini, magari molto piccoli, è normale che spaventi i genitori o, per lo meno, che li faccia dubitare di non avere le parole adatte.
Ecco che allora si manifestano atteggiamenti e comunicazioni evitanti, si cerca di non parlarne, tanto "Lo scoprirà quando sarà più grande". Proprio così nascono i tabù e tutta una serie di effetti che slegano l'argomento "sesso" da ciò che riteniamo necessario per l'educazione dei nostri figli.
Inevitabilmente, però, questo argomento diventa un tabù anche per i bambini, che penseranno al sesso come a qualcosa di spaventoso, o troppo difficile per loro, insomma da evitare.
I bimbi sono sempre più esposti al tema della sessualità
Cari genitori, niente sensi di colpa, non è un problema vostro, è un problema linguistico, culturale e sociale che però negli ultimi anni è diventato sempre più complesso. Oggi più di ieri i bambini sono esposti a contenuti mediatici sessualmente espliciti e senza filtri. Così la sessualità diventa un argomento facile da intavolare e sia che abbiano otto anni, sia che ne abbiano sedici ci sorprendono con domande inimmaginabili.
Ma non possiamo prendercela con i media, non tutto è sempre e solo caricabile di negatività. Tanta forza mediatica su questi argomenti non è solamente figlia di disinibizione incontrollata, ma è anche un sintomo di progresso.
Per scuotere le menti a volte bisogna turbarle, affinché un tabù diventi un argomento scomodo da prendere forzatamente in considerazione, mettendo in discussione il "Mi hanno educato così e io educo così".
In un mondo che potenzialmente espone i bimbi quotidianamente al sesso, i genitori non possono pensare di non prendere in considerazione l'educazione sessuale, lasciando così che i loro figli accedano senza alcuna mediazione ai contenuti che web e tv propongono loro.
Muoviamo allora i primi passi insieme, ridefinendo quello che in qualità di genitore è utile dell'argomento e distinguendo quella che è una sana curiosità infantile dai nostri giudizi, opinioni e, perché no, paure o timori.
Parliamo di affettività e non di sessualità
Parlare di affetto significa allargare lo sguardo all'universalità del bene e dell'amore. Per esempio proviamo a pensare a quante declinazioni ha il termine amore: c'è un amore fraterno, un amore privilegiato (fidanzato/a, marito/moglie), un amore filiale, un amore verso un oggetto o un'attività ("Amo quel libro", "Amo suonare la chitarra"), un amor proprio, e poi c'è anche un amore inteso come "Fare l'amore".
Educare all'affettività significa educare al convivere quotidiano, significa esplorare i sentimenti umani diretti verso una convivenza armonica e inclusiva.
In questo modo i bambini svilupperanno una sempre più specifica competenza personale, che li renderà autonomi e responsabili delle proprie sensazioni e dei propri comportamenti. E non importa verso chi o cosa sia diretto l'affetto, purché sia genuino e autentico, votato allo stare bene e al far stare bene gli altri.
Ecco che in questo modo parlare di affetto, di amore, di bene assume tante e varie declinazioni che ci fanno uscire dal binomio linguistico "Sessualità-Sesso", aiutando anche i genitori a trovare parole più morbide per poter spiegare.
Perché è importante rispondere anche alle domande scomode?
I bambini vivono attendendo che l'adulto spieghi loro come funziona il mondo e quando questo non avviene si ritrovano a interpretarlo per come meglio possono. Per difendersi da questa deriva indipendente, usano l'arma che conoscono meglio: la domanda.
I bambini domandano e sanno che è bello domandare, interrogare gli adulti, perché fino a che non potevano chiedere, esploravano per conto loro. Lo fanno fin da quando nascono: ogni cosa intorno a loro è nuova e li meraviglia.
Con queste parole voglio far capire che siamo noi adulti ad attribuire segni positivi o negativi alle cose, alle idee e ai concetti. Per i bambini, invece, è tutto nuovo. Quando i bambini ci pongono domande che per noi adulti risultano "scomode", ricordiamoci di tutto quello che abbiamo detto circa il loro bisogno di occhiali con i quali guardare il mondo e il nostro bisogno di educare all'affettività. In questo modo ci sembrerà più semplice adeguare le nostre risposte, modellare i concetti a ciò che serve che il bambino sappia.
"Papà cosa significa sesso?"
Una volta nel mio studio si è presentato un papà un po' spaventato, perché alla domanda di sua figlia: "Papà cosa significa sesso?", è rimasto completamente spiazzato, senza sapere cosa rispondere. Allora gli ho suggerito di prendere l'argomento alla larga, partendo dal capire dove la bimba avesse sentito questa parola o da chi. In questo modo l'argomento poteva essere relativizzato, a seconda della risposta della bambina le si poteva spiegare che certe cose si dicono in alcuni contesti, in altri no, iniziando ad entrare nella sfera dell'intimità.
A questo punto ho detto al papà di spiegare alla bambina il sesso partendo proprio dal concetto di affettività: "Il sesso è qualcosa che fanno due persone adulte, quando si vogliono bene e si amano moltissimo". Qui possiamo anche decidere di sostituire la parola sesso con l'espressione "fare l'amore", che lega ancora di più il concetto di sesso a quello di amarsi e di volersi bene.
Alla fine il trucco per sforzarsi di uscire dai nostri tabù, dagli evitamenti, è proprio aiutarci scegliendo con cura le parole che ci sembrano più semplici e ci spaventano di meno.