«Questa casa non è un albergo» è la frase che diciamo stremati, quando entrando nella camera dei nostri figli, ormai adolescenti, vediamo la sedia sommersa dai loro vestiti. Seguendo la scia di calzini e mutande potremmo ripercorrere tutti i loro spostamenti e dopo cena, sempre se ceniamo tutti insieme a casa, è un miraggio vederli mettere i loro piatti nel lavello.
Questa frase allora, un nostro sfogo o rimprovero, sembra il minimo davanti a tanta noncuranza, dobbiamo però domandarci da quando i nostri figli hanno iniziato a considerare casa loro un albergo. Forse tutto è iniziato quando presi dai compiti, dal corso di inglese, quello di nuoto, di pallavolo e tennis, i bimbi non avevano il tempo di stare in casa con noi, di imparare a sparecchiare la tavola e rifarsi il letto. Assonnati dopo una giornata infinita, avevano giusto il tempo di una doccia, gli ultimi esercizi di matematica e correre poi a letto.
In casa ognuno fa la sua parte
Cercare di semplificare, per quanto possibile, la giornata del nostro bambino, di aiutarlo a giostrarsi tra i suoi mille impegni, non è sbagliato, fa parte di quel desiderio di protezione che abbiamo nei suoi confronti. Ma fargli trovare sempre la tavola apparecchiata, il letto fatto, le scarpe nella scarpiera e le mutande nel cassetto, non è un nostro compito. I bimbi fin da piccoli devono imparare che possono fare tutti in autonomia, trascorrere del tempo a tavola insieme, senza scappare subito in cameretta è importante, chiacchierare mentre si sparecchia, cucinare insieme, insegna anche al bambino che può aiutarci in tutto.
La differenza sostanziale tra una casa e un albergo sta proprio nel fatto che se in un albergo trascorriamo qualche ora al mattino e qualche ora alla sera, in casa dobbiamo convivere per molti anni. Quindi ognuno deve fare la sua parte, ci si aiuta, senza dare per scontato che se lasciamo la camera in disordine qualcun altro la sistemerà per noi.
"Questa casa è il nostro albergo"
C'è un'alternativa all'arrivare allo stremo delle nostre forze, stanchi dopo una giornata di lavoro e dopo aver rassettato tutta la casa, senza il minimo aiuto da parte dei nostri bambini sgridandoli. Dobbiamo cercare di insegnare ai piccoli che la casa è il nostro albergo, nel senso che anche loro sono gli albergatori. Responsabilizzarli, senza risparmiare loro le mansioni domestiche, perché non hanno tempo o peggio non ne sono in grado. Se da piccoli sposteranno semplicemente un bicchiere alla volta nel lavello, crescendo laveranno il loro piatto, lo riporranno nella mensola, capendo che il loro ruolo in casa è fondamentale.
Inoltre è molto importante che, come dei veri albergatori, che investono molto sulla loro struttura, i bambini imparino ad apprezzare ogni angolo della casa, solo così lo sentiranno proprio e dunque degno della loro attenzione.
In sala si divertiranno sul tappeto e dopo sistemeranno tutti i loro giocattoli, in cucina ci aiuteranno a preparare la merenda o il pranzo, e poi riporranno tutti gli strumenti utilizzati. In bagno avranno i loro prodotti per il corpo, da mettere a posto e sostituire una volta finiti. Imparando a sfruttare ogni ambiente sarà più facile non ritenerlo solo "degli adulti" e imparare quindi a prendersene cura.
Il rapporto con la casa che cambia
I bimbi poi vivono in una casa che è loro, perché lì sono nati, ma che non lo sarà per sempre. Crescendo alterneranno momenti in cui la sfrutteranno insieme agli amici, altri in cui sarà il loro rifugio sicuro, altri ancora in cui vorranno scappare e staranno fuori il più possibile.
Se però col tempo avranno imparato a rispettarla sapranno sempre che l'unica similitudine tra la loro casa e l'albergo è che entrambi sono posti accoglienti, proprio perché al suo interno collabora, insieme a loro, un team eccezionale, il cui unico fine è che chiunque entrando si senta a casa.