Mentre cala l’imbarazzo generale e ci sforziamo di rimanere più impassibili di una statua di gesso, ci chiediamo perché non abbiano ancora inventato un manuale sulle domande proibite in gravidanza. Le frasi da non dire a una donna incinta – e che, puntualmente, vengono dette – sono frasi-ghiacciolo, dotate dello strabiliante potere magico di creare un clima di gelo quando vengono pronunciate, anche se il termometro esterno segna 30° gradi all’ombra. Mentre ci malediciamo per non aver girato l’angolo, ci ritroviamo a dover imbastire una risposta (e un sorriso forzato). Vediamo quali sono e perché sono inopportune, anche quando vengono pronunciate per ingenuità e senza cattiveria.
Frasi da non dire a una donna incinta
Sono domande inopportune e fuori luogo, anche se pronunciate senza malizia e cattiveria. A volte sono il riflesso di una forma di egocentrismo tipica del genere umano: quella di pensare che, se nel nostro caso quell’esperienza è andata così, andrà per forza così anche per chiunque altro la sperimenti. Ecco perché si innesca una lunga trafila di: «Sai, io…», «Invece, a me…», «Vedrai, perché quando l’ho avuto io…». Perché, invece, non imparare a mordersi la lingua, e a sostituire quelle frasi con un semplice, ma mai banale: «E tu, come stai?».
«Che pancia enorme! Sei sicura che non siano in due lì dentro?»
«No, figurati. Sono solo alla terza ecografia, e ho talmente poche immagini del feto che sguazza nel mio “pancione da balenottera” che potrei riempire un album fotografico dalla prima all’ultima pagina!» vorremmo rispondere. Scientificamente parlando, le dimensioni della pancia non sono uguali per tutte e dipendono da diversi fattori, tra cui la posizione del feto e dell’utero. Perciò è inappropriato pensare che a una pancia grande corrisponda automaticamente un parto gemellare.
«Che pancino minuscolo! Se non me l’avessi rivelato, non avrei mai immaginato fossi incinta!»
«Sai, non l’avevo proprio notato?!» pensiamo dentro di noi. Avere una pancia piccola a volte genera ansie e paranoie nelle gestanti. Sottolineare le dimensioni sotto la media della loro pancia, tende ad acuirne le preoccupazioni e a farle sentire inadeguate, in difetto o diverse dalle altre future mamme, anche se il ginecologo o l’ostetrico le ha già rassicurate più volte. L’importante è che la crescita del feto prosegua regolarmente, al di là delle dimensioni della pancia, che, come abbiamo già detto, possono variare da donna a donna.
«Approfittane ora per dormire, perché quando nasce non dormirai più!»
Nascita non equivale a insonnia! Se chi ci ritroviamo di fronte è reduce di una pessima esperienza con il sonno di un neonato, non significa che automaticamente nostro figlio non dormirà. Se è vero che un bambino su quattro soffre di disturbi del sonno, è vero anche, di conseguenza, che la maggior parte dei pargoli riposa senza problemi.
«Buona fortuna per il parto. Nel mio caso…»
No, non ci interessa il tuo racconto. L’esperienza del parto è personale, e una narrazione horror di rottura delle acque, contrazioni, corsa in ospedale e spinte non aiuterà la futura mamma, anzi. I racconti dell’orrore sul parto e sulla gravidanza sono il frutto di un’esperienza soggettiva e alimentano una narrazione tossica della maternità. Condividerli con una gestante che, magari, non ha mai vissuto un parto prima e nutre delle paure su quel giorno, significa terrorizzarla o crearle delle aspettative (di qualsiasi natura) che, puntualmente, verranno disattese. Perché, ripetiamolo, il parto è personale e ognuna lo vive a proprio modo. Vogliamo solo “good vibes”, per favore.
«Non hai ancora comprato il passeggino? E le tutine? La valigia per il parto è pronta?»
Che ansia! Ammettiamolo: la gravidanza è diventata anche un’occasione per esibire la carrozzina più costosa, la tutina più alla moda, la valigia più ricca di indumenti. Alcune mamme, sull’onda dell’entusiasmo e dall’innato spirito organizzativo, iniziano ad acquistare l’occorrente fin da subito. Altre, preferiscono aspettare di avvicinarsi al mese del parto. È una scelta! Non è necessario, quindi, essere pressanti con lo shopping da gravidanza.
«Non dovresti bere il caffè…»
“Devi?” I consigli non richiesti sono i peggiori. È il medico a spiegare alla gestante cosa è raccomandabile assumere in gravidanza e cosa evitare e, soprattutto, in che quantità. Puntare il dito e giudicare cosa si deve o non si deve fare e creare sensi di colpa, non è un approccio da adottare con nessuno, ancor meno con una donna in dolce attesa, che già avrà ansie e pensieri.
«Finalmente un maschietto in famiglia! Sarà contento tuo marito»
Davvero esistono ancora gli stereotipi di genere?
«Alla tua età un altro figlio? Che coraggio!»
No, non ci interessa sapere che a quarantacinque anni tu e tuo marito avevate i figli grandi, pensavate a riscoprirvi come coppia e programmavate la vostra pensione alle isole Canarie. Nessuno ha il diritto di giudicare l’età in cui una donna rimane incinta, che sia la prima o la terza volta. Anche perché dietro a un test di gravidanza positivo a una determinata età anagrafica, si nasconde una storia, dolce o amara che sia, che va rispettata in silenzio.
«Posso toccare la pancia?»
Lo so, alla fine cederemo. Tocca pure, visto che ce l’hai chiesto.
«Divertitevi prima che nasca! Perché potrete dire addio alla vostra vita sociale»
Finiamola con l'equazione genitorialità-asocialità e con la narrazione della genitorialità come prigione e catene! Se un genitore si è sentito privato della sua libertà alla nascita di un figlio, non significa che chiunque la viva così. Perché spaventare una donna incinta prospettandole una reclusione da suora di clausura? Magari, riuscirà a gestire senza difficoltà le uscite in società con il figlio, oppure avrà qualcuno a cui affidarlo quando vorrà partecipare a cene e aperitivi.