Forse sarà capitato di vederlo (e di spaventarsi). Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi: assistere al riflesso di Moro in un bebè di meno di 6 mesi è del tutto normale (e auspicabile).
Come lo si riconosce? Il Riflesso di Moro altro non è che un riflesso neonatale che si manifesta come una reazione di soprassalto, con una improvvisa apertura delle braccia e allungamento delle gambe.
Si tratta di una risposta involontaria e automatica presente nei neonati, che di fatto svolge un ruolo fondamentale nella valutazione dello sviluppo neurologico e motorio del bambino o della bambina. Questo riflesso, sebbene possa essere presente sin dalla nascita, scompare generalmente intorno ai 4-6 mesi di età.
Le cause? Degli stimoli improvvisi o inattesi, che prendono alla sprovvista il bebè.
Che cos'è il riflesso di Moro
Il riflesso di Moro prende il nome dal pediatra austriaco Ernst Moro, che per la prima volta lo descrisse nel 1918.
Di fatto, si manifesta come un riflesso neonatale primario o arcaico che induce il bebè a una reazione improvvisa, di soprassalto, con le braccia e le gambe che si aprono e allungano, come per un forte spavento.
Questo riflesso presente nei neonati e nelle neonate si attiva in risposta a uno stimolo improvviso o inatteso, come potrebbe essere un suono particolarmente forte, ma anche un movimento brusco o una sensazione di caduta, ma anche il proprio pianto. Quando il neonato viene stimolato improvvisamente, quindi, estende le braccia lateralmente e poi le riavvicina rapidamente al petto, estendendo anche le gambe e accompagnando il movimento con un tipico sussulto. In altre parole, si tratta di una risposta motoria involontaria in seguito a una brusca perdita dell'equilibrio del corpo o ad uno stimolo improvviso che porta all'allargamento delle braccia prima verso l'esterno e poi verso l'interno.
Le due tipiche fasi sono dunque il trasalimento, con l'estensione improvvisa e di soprassalto degli arti e delle dita, e una reazione di aggrappamento, con le braccia che si rannicchiano sul busto e le mani che si chiudono a pugno.
Questa risposta di estensione e retrazione delle braccia è esattamente la caratteristica del riflesso di Moro. Rispetto a un classico riflesso di trasalimento, infatti, il riflesso di Moro coinvolge le braccia, con movimenti più lenti rispetto alla sola sorpresa e al solo sussulto del corpo.
Fasi del riflesso di Moro nei neonati
Il riflesso di Moro può essere suddiviso in due fasi distintive.
- Nella prima fase, il neonato estende le braccia lateralmente, aprendo le mani e allargando le dita.
- In seguito, nella seconda fase, le braccia vengono riavvicinate rapidamente al petto. Questo movimento ritmico delle braccia è accompagnato da una reazione emotiva, che può manifestarsi attraverso un sussulto improvviso.
Queste due fasi sono una parte normale del riflesso di Moro e svolgono un ruolo importante nella valutazione dello sviluppo del sistema nervoso del neonato. Il riflesso di Moro viene controllato dal Pediatra in occasione delle visite periodiche. Quando il riflesso di Moro non è presente o è monolaterale, potrebbe indicare un problema, ovvero potrebbe significare un disturbo del sistema motorio o di quello nervoso centrale, ma anche emiplegia o clavicola fratturata. Se invece il riflesso persiste, si può essere di fronte a gravi difetti neurologici, oppure a una situazione di ADHD (deficit di attenzione e iperattività).
Cause
Il riflesso di Moro si verifica quando il neonato viene stimolato da qualcosa di inatteso. Alcuni dei fattori che possono innescare il riflesso di Moro includono:
- Rumori improvvisi;
- Movimenti bruschi;
- Cambiamenti di temperatura;
- Sensazioni di caduta;
- Sensazione di non avere un piano d'appoggio sicuro;
- Un repentino cambiamento di posizione (per esempio quando mamma o papà lo alzano da supino).
Il riflesso di Moro, tuttavia, non è l'unico riflesso presente nei più piccoli. Altri riflessi comuni sono:
- riflesso di suzione: è l'istinto che fa sì che il bebè cominci a succhiare quando il palato viene a contatto con il seno o la tettarella del biberon;
- riflesso di afferramento o prensione: è quello che avviene nei primi mesi di vita quando, toccando il palmo della mano, le dita si chiudono a pugno, per afferrare ciò che ha toccato la mano;
- riflesso tonico del collo: accade quando il neonato è supino e ruota bruscamente il capo da un lato. A quel punto, si assiste a una flessione degli arti dal lato occipitale e alla estensione degli arti dal lato frontale (che gli fa assumere la "postura dello schermitore");
- riflesso della marcia automatica: è quando il bebè, sollevato con i piedi appoggiati su un piano, accenna a dei passi;
- riflesso di Babinski: avviene invece quando toccando la pianta del piede, l'alluce si piega come per toccarla, allargando le altre dita.
Quando preoccuparsi
Come accennato, il riflesso di Moro è un efficace metro di valutazione per diverse situazioni sanitarie del bambino. Ecco perché il pediatra o la pediatra nei primi mesi di vita prova a indurlo durante le visite di controllo (con movimenti calcolati che fanno sì che la testa si sposti all'indietro, ma in sicurezza).
Quando questo riflesso non si riscontra, ci si potrebbe trovare di fronte a diverse situazioni, quali difetti neurologici o motori o anche fratture (come alla clavicola). Un’asimmetria è indice di fratture della clavicola o di lesioni del plesso brachiale o ancora di emiparesi. Nel neonato a termine l’assenza di questo riflesso è indice di grave lesione del sistema nervoso.
Se invece il riflesso di Moro è presente, ma persiste oltre al periodo fisiologico (i sei mesi di vita), potrebbe essere un segnale di un ritardo nello sviluppo neurologico oppure di paralisi cerebrale.
In tali casi, e se il riflesso di Moro non scompare entro il primo anno di vita pur alleviandosi, è consigliabile consultare il pediatra o la pediatra per una valutazione più approfondita.