Il tifo concitato per le due squadre avversarie di Pulcini in campo si era trasformato in una violenta rissa, che è costata sei Daspo ai genitori e parenti spettatori. Uno dei provvedimenti è stato comminato a una nonna 71enne, che durante la partita di calcio del nipote si era resa protagonista di uno scontro verbale e fisico con una delle mamme.
I fatti risalgono allo scorso 21 maggio, quando al centro sportivo Enzo Saronni di Pianengo, in provincia di Cremona, si erano affrontate le squadre di Soresinese e Ripaltese in un match tra bambini di 10 anni, classe 2013, nell’ambito di un torneo promosso dalla Pianenghese. Dopo un fallo di gioco da parte di uno dei bambini in campo, gli animi di genitori e parenti seduti sugli spalti ad assistere alla partita si erano scaldati, fino a degenerare in urla, insulti, strattoni e colluttazioni.
Uno dei genitori aveva strattonato il giovane calciatore in campo, autore del contrasto, innescando una reazione a catena, con i parenti del piccolo che avevano preso le sue difese iniziando ad inveire contro l’adulto. Nel giro di qualche minuto, in tribuna si era scatenata un’accesa baruffa, poi proseguita a bordo campo, sedata a fatica dalle due pattuglie di Carabinieri di Crema e Vailate che nel frattempo erano intervenute sul posto. All’ingresso dell’impianto sportivo era arrivata anche un’ambulanza per soccorrere uno dei parenti coinvolti nella rissa, colto da un malore dopo la lite infervorata.
Nel corso dell’estate sono continuate le indagini, che hanno finalmente permesso di riconoscere gli autori della violenta parapiglia. In tutto sono state identificate sei persone, tra genitori e parenti, per i quali il Questore di Cremona ha emesso il Daspo, cioè il divieto di accedere alle manifestazioni sportive. Tra di loro, c’è anche una nonna di 71 anni che per difendere la squadra del nipote si era scagliata contro una mamma durante l’alterco.
Il provvedimento del Questore di Cremona punta a biasimare le parole e i gesti riprovevoli degli adulti, per giunta pronunciati e compiuti sotto gli occhi dei minori in campo, nella speranza che episodi simili non si ripetano in futuro. «Intendiamo stigmatizzare in chiave di prevenzione condotte concretamente pericolose sotto il profilo dell'ordine pubblico – ha dichiarato la Questura – e particolarmente disdicevoli, tenuto conto che i fatti sono accaduti nell'ambito di una competizione tra ragazzi nati nell'anno 2013, alla presenza e anche in danno di soggetti minori, uno dei quali strattonato».
Le società sportive delle due squadre hanno fin da subito preso le distanze dall’accaduto perché lontano dai valori dello sport e perché «rappresenta un esempio davvero negativo per i bambini».