A undici anni dalla prematura scomparsa di Chiara Corbella il Comune di Roma ha approvato in Consiglio la delibera per avviare l'iter d'intitolazione di una strada, una piazza o un giardino della Capitale alla sua cittadina che scelse di sacrificarsi per dare alla luce il proprio figlio.
La donna, citata recentemente anche in un discorso della Premier Giorgia Meloni, aveva infatti rinunciato a curare un cancro per evitare che le terapie compromettessero la salute del feto che stava crescendo dentro di lei.
«Ci riempie di gioia l’approvazione della mozione di FdI che impegna il sindaco e la Giunta a intitolare una strada, una piazza o un giardino alla memoria di Chiara – ha commentato in una nota Giovanni Quarzo, capogruppo di Fratelli d'Italia e tra gli autori della mozione – Ora seguiremo con grande attenzione l’iter per l’intitolazione e ci auguriamo che questo obiettivo possa essere raggiunto quanto prima, anche in vista del Giubileo del 2025».
La storia di Chiara era assurta alle cronache nazionali nel 2012, quando il 13 giugno di quell'anno morì in seguito al rapido peggioramento di un tumore alla lingua.
Chiara era infatti venuta a conoscenza del carcinoma appena una settimana dopo la notizia dell'avvenuto concepimento, ma nonostante il preoccupante quadro clinico decise che si sarebbe sottoposta ai cicli di chemioterapia solamente dopo il parto. Troppa era la paura di danneggiare irreparabilmente il feto, anche perché la futura madre aveva già vissuto in precedenza due gestazioni travagliate che in entrambi i casi si erano concluse con il decesso dei bambini subito dopo la nascita a causa di malformazioni congenite.
Francesco – questo il nome del bambino – era però risultato sano e mamma Chiara voleva evitare in tutti i modi che qualcosa potesse impedire al bebè di venire al mondo. Così, nel maggio del 2011, il piccolo Francesco nacque in perfetta salute.
Le terapie iniziarono subito dopo il ritorno a casa, ma il cancro era già progredito in modo irrimediabile.
Pur con la condanna di un destino segnato, Chiara visse con serenità gli ultimi mesi di vita, affrontando con il sorriso quella maternità che aveva tanto inseguito.
«Sei stato un dono grande nella nostra vita perché ci hai aiutato a guardare oltre i nostri limiti umani» scrisse in una lettera al figlio pochi giorni prima della morte.
Ora il ricordo di Chiara potrà continuare nella memoria della sua città.