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3 Marzo 2023
14:00

Rooming-in: l’importanza per il neonato di stare in stanza con la madre in ospedale

Lasciare il neonato nella stanza della madre fin dalle ore immediatamente successive al parto comporta benefici al piccolo e rafforza il legame madre-figlio.

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Rooming-in: l’importanza per il neonato di stare in stanza con la madre in ospedale
Ostetrico
Rooming-in

Benché se ne parli con tono talvolta critico, la pratica del Rooming-in rimane una certezza in ambito ostetrico e pediatrico, con comprovati benefici per il neonato riconosciuti da una corposa letteratura scientifica.

Ma facciamo un passo alla volta e definiamo di cosa stiamo parlando.

Per Rooming-in (come il termine stesso dice) si intende la possibilità per il neonato di stare in stanza con la mamma, già subito dopo il parto, 24 ore su 24. Questo aspetto che, assieme all’unificazione della sale di travaglio e parto, è stata una delle principali evoluzioni dell’ostetricia negli ultimi anni, è fortemente raccomandato da UNICEF e Organizzazione Mondiale della Sanità.

Perché? Perché permette di rafforzare il legame madre-bimbo nei primi giorni della cosiddetta esogestazione, ossia la crescita del cucciolo d’uomo dalla nascita ai nove mesi di età: un corrispettivo, in termini di tempo, della vita intrauterina necessario al piccolo per adattarsi e muovere i primi sguardi sul mondo.

Il rooming-in favorisce il contatto pelle a pelle e diminuisce le probabilità che il piccolo sia soggetto a infezioni

Il contatto pelle a pelle, le cure e le carezze materne, come pure l’allattamento a richiesta, sono mezzi importantissimi in questo processo e sono necessari a fare crescere il neonato nel migliore dei modi. La presenza di personale formato, al contrario, se pur garantisca una sicurezza dal punto di vista dell’esecuzione tecnica di alcuni processi, non potrà mai essere confrontata con l’umanità e l’amore di chi quel piccolo lo ha messo al mondo.

Da qui la scelta degli ospedali di riorganizzare completamente l’assetto dei reparti maternità, togliendo ufficialmente gli spazi del “nido” dove i bambini sostavano per lunghi periodi in attesa di visite contingentate in stanza alla madre.

Parallelamente, l’obiettivo di questa riorganizzazione ospedaliera è quello di garantire una sorveglianza del personale in una modalità itinerante, con ostetrici ed infermieri che girano per le stanze a sostenere ed incentivare l’imprinting tra mamme e bambini.

Una pratica virtuosa

La pratica del Rooming-in scongiura quindi molti dei problemi che costituivano lo strascico della visione precedente favorendo un approccio maggiormente basato sulla fisiologia. In modo particolare, come si evince dalla dichiarazione congiunta OMS/UNICEF redatta nel 1989 a Ginevra:

  • Facilita un avvio efficace dell’allattamento al seno rispettando i ritmi sonno-veglia del neonato
  • Riduce i rischi di infezione dei piccoli: il mantenimento del contatto madre-figlio favorisce la colonizzazione di pelle e tratto gastro-enterico del neonato da parte dei microrganismi “buoni” della madre che lo aiutano a rafforzare il proprio sistema immunitario. Al contrario, i neonati che sostano in “nursery”, tendono ad essere soggetti a colonizzazioni di batteri ospedalieri notoriamente più resistenti agli antibiotici o, addirittura, incorrere nello sviluppo di epidemie.
  • Permette alle madri di acquisire, tramite l’aiuto del personale ospedaliero, maggiore autonomia nella gestione dei bisogni del lattante. Tale aspetto è particolarmente importante se si considera che, grazie alle procedure di dimissioni precoce, spesso le donne ritornano a casa dopo 48 o al massimo 72 ore dal parto
  • Riduce gli episodi di pianto perché l’aspetto consolatorio migliora tramite abbracci, voce, odore e battito cardiaco materno.

Unica raccomandazione, al fine di garantire la sicurezza del lattante, rimane la non condivisione del letto per il sonno. Se infatti è abbastanza usuale che ci possa essere promiscuità durante l’allattamento o le coccole, è bene che i momenti di riposo siano gestiti nell’apposita culla a fianco del letto materno. In questo modo il piccolo può avere a disposizione un proprio spazio di sicurezza con accesso facilitato della madre che, in caso di necessità, può portarlo a sé in qualsiasi momento.

Allattamento e rooming-in

Rinunciare al Rooming-in, perciò, sarebbe in fin dei conti un enorme spreco di opportunità. Sempre di più, infatti, gli studi stanno mettendo in correlazione gli outcome di crescita di un bambino con la gestione della gravidanza e dell’allattamento e quanto emerge va in un’unica direzione: favorire il legame mamma-bambino rimane la strada fondamentale per il miglioramento del benessere e della qualità della vita di entrambi.

Fonti
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Riccardo Federle
Ostetrico
Laureato in ostetricia nel 2013 con 110/110 e lode, dopo una specializzazione triennale dedicata alla medicina non convenzionale (2017) nel 2020 ho conseguito un master in “Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” e uno in “Medical Humanities”. Nel 2023 ho terminato un master in “Management per le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie”. Ostetrico e referente rischio clinico presso l’Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda, sono socio fondatore e presidente dell’associazione di divulgazione scientifica “La Lampada delle Scienze”. Mi occupo inoltre di progetti scolastici e consulenze aziendali.
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