Rottura delle acque: cos’è e come affrontarla senza farsi trovare impreparati

La rottura delle acque è la lacerazione delle membrane amniocoriali, ossia il cosiddetto sacco amniotico. Si tratta del segnale più evidente dell’inizio del travaglio, anche se non sempre tutto va come previsto. Scopriamo dunque cosa succede quando si verifica la rottura del sacco amniotico, come comportarsi e quali possono essere le possibili complicazioni.

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Rottura delle acque: cos’è e come affrontarla senza farsi trovare impreparati
Video in collaborazione con Dott. Riccardo Federle
Ostetrico
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L'OSTETRICO RICCARDO FEDERLE

La rottura delle acque potrebbe essere la condizione che segna l'avvicinarsi del parto, con tutta la concitazione e la frenesia generale che questo momento comporta. Ma cosa succede quando si rompono le acque? In realtà a lacerarsi sono le membrane amniocoriali, ossia il cosiddetto sacco amniotico che per 9 mesi ha custodito e protetto sia il feto, sia il liquido amniotico nel quale è immerso, che si disperde e fuoriesce dalla vagina. Questo liquido, prodotto dalla placenta, serve principalmente a salvaguardare il futuro bebè da eventuali urti e infezioni, nonché garantire il suo sviluppo in un ambiente alla giusta e costante temperatura.

Nei film o nelle serie TV la rottura delle acque è sempre un espediente narrativo che non perde mai di efficacia: una pozza che si allarga sotto la protagonista, sgomento e preoccupazione tra i presenti, poi via con la scena della corsa frenetica in ospedale per arrivare a partorire nel più rocambolesco dei modi. E in effetti, al di là delle drammatizzazione di Hollywood, questa fase della gravidanza non è esente da possibili complicazioni, tanto che gli esperti raccomandano una buona preparazione pre-parto in modo da farsi trovare pronti ad ogni evenienza.

Quando si rompono le acque?

In condizioni normali, a provocare la rottura di questo involucro protettivo sono le posizioni del feto che si prepara all’uscita o le contrazioni che, nella fase iniziale, favoriscono la dilatazione della cervice per agevolare il passaggio del bambino.

La rottura delle membrane può significare un'alta probabilità che il travaglio si avvii nel giro di alcune ore, a meno che le contrazioni non siano già presenti e regolari

La rottura delle membrane non ha per forza tempistiche precise e definite. Spesso avviene durante la fase dilatante del travaglio, oppure alla fine della stessa. Altre volte invece le acque si rompono durante le spinte materne. In casi più rari qualche bambino può nascere addirittura con il sacco integro: in questo caso la tradizione vuole che il fatto venga considerato di buon auspicio. Si tratta dei cosiddetti “nati con la camicia”!

A volte però il sacco amniotico si rompe prima dell’inizio delle contrazioni o quando manca ancora qualche settimana al termine della gravidanza. In quest’ultimo caso si parla di rottura delle acque prematura.

La rottura delle acque prematura (PROM)

La rottura prematura delle acque, o PROM (Prelabour Rupture of the Membranes) è una complicanza che riguarda circa l’8-10% delle gravidanze e si verifica quando il sacco amniotico si lacera prima dell’inizio del travaglio. Ciò può avvenire con un anticipo di qualche ora (rappresentando comunque un pericolo per il bimbo) o addirittura di qualche settimana.

Le cause della rottura prematura delle acque possono essere diverse:

  • Infezioni uterine (spesso accompagnate da febbre e/o secrezioni vaginali maleodoranti)
  • Infezioni fetali
  • Distacco prematuro della placenta
  • Posizione insolita del feto
  • Nascita prematura

Anche i rischi dietro questa evenienza purtroppo sono molteplici e variano da un’infezione al feto al parto prematuro, con tutte le conseguenze del caso (sviluppo insufficiente dei polmoni, nascita sottopeso, rischio più alto di decesso).

Rottura delle acque e parto

A ogni modo, in caso di PROM la prima cosa da fare è rivolgersi immediatamente al più vicino pronto soccorso ostetrico per valutare la situazione e il da farsi. Se la donna ha superato la 34esima settimana di gravidanza, di solito si opta per un ricovero con costante monitoraggio della situazione ed eventuale trattamento farmacologico.

Per le epoche più premature la valutazione e la presa in carico deve essere fatta, invece,  preferibilmente in centri di II livello. Qualora poi insorgessero infezioni o ulteriori pericoli per la salute del bambino o della mamma, o semplicemente passasse troppo tempo, la procedura prevede l’induzione del travaglio compatibilmente con l’epoca di gestazione.

I sintomi della rottura delle acque

Solitamente ci si accorge della rottura delle acque dall’abbondante quantità di liquido caldo, incolore e inodore che inizia a fuoriuscire dalla vagina, ragionevolmente bagnando abiti e abbigliamento intimo. Inoltre, nella maggioranza dei casi, l’evento è accompagnato dalla comparsa di contrazioni che dovrebbero mettere in allerta la futura mamma.

Tuttavia non sempre è così semplice rendersi conto di cosa stia accadendo: come vedremo, la rottura delle acque può avvenire anche senza contrazioni, e la perdita non sempre è così copiosa, tanto che le poche gocce sui pantaloni o nelle mutandine possono essere facilmente scambiate per una piccola perdita di urina (che tra le altre cose è un fatto abbastanza comune, soprattutto nelle ultime fasi della gravidanza).

La rottura delle acque senza contrazioni

Come abbiamo già visto, può succedere che le future mamme si accorgano della rottura delle acque pur senza percepire l’arrivo delle contrazioni.

Questa evenienza, che di per sé può essere motivo di sorpresa e spavento, aumenta la probabilità di un innesco fisiologico del travaglio nel giro delle 24 ore successive. Raccomandazione importante è la valutazione del tampone vagino-rettale per lo streptococco che, se risulta positivo, richiede l’avvio immediato di una profilassi antibiotica di copertura.

Poiché, comunque, senza più la protezione del sacco amniotico, il nascituro rischia di passare troppo tempo a contatto con un ambiente non più sterile (la parte genitale del corpo materno) e dunque contrarre qualche infezione, se le contrazioni non compaiono entro 24 ore, si procede ad indurle artificialmente in modo farmacologico o meccanico.

Inizio del travaglio senza rottura delle acque

Viceversa, può capitare anche che il travaglio inizi senza che il sacco amniotico s’infranga, dunque occorre farlo “manualmente”. La procedura si chiama amniotomia e consiste nell’incisione del sacco amniotico.

Si tratta ovviamente di una procedura delicatissima, che solo un ginecologo o un ostetrico esperto possono eseguire. Ricorrendo a questa tecnica tuttavia, può aumentare il pericolo di danneggiare il feto o incappare in insidiose infezioni all’interno dell’utero.

Travaglio senza rottura delle acque

Cosa succede dopo la rottura delle acque?

Quando la membrana del sacco amniotico si rompe, la rottura delle acque stimola la produzione di prostaglandine, speciali molecole che favoriscono il manifestarsi delle contrazioni e, pertanto, contribuiscono ad accelerare il parto. Insomma, è il momento di andare in ospedale!

Qui la donna in dolce attesa viene sottoposta ad un controllo approfondito per confermare la rottura del sacco amniotico e valutare lo stato di salute del feto che, di lì a poco, verrà sottoposto ad un notevole stress fisico. Se non si riscontrano problemi e il travaglio risulta effettivamente in corso, si va in sala parto. In caso contrario si rimane comunque ricoverati in ospedale in attesa che le contrazioni si facciano sentire.

A cosa fare attenzione dopo la rottura delle acque

Dopo la rottura delle membrane amniocoriali dunque, è bene rivolgersi tempestivamente al medico (o ostetrico) di riferimento. Eppure, ancora prima di sottoporsi alla visita di un esperto, la donna può già prestare attenzione ad alcuni aspetti della propria perdita.

Osservando il colore del liquido fuoriuscito, ad esempio, è possibile già farsi un’idea dei probabili scenari: se appare marroncino o verdognolo, c’è la possibilità che il feto abbia già espulso del meconio (la prima “cacca” dei neonati), mentre qualora il colorito fosse rosato, potrebbe esser avvenuta una piccola perdita di sangue. Entrambi i casi meritano attenzione e valutazione da parte degli addetti ai lavori.

Altro conto se invece insieme alla perdita di liquido si nota la presenza anche di componenti organiche (fetali o del cordone ombelicali): in questo caso l’allerta è massima e bisogna recarsi in ospedale con urgenza.

Altre cose di cui tenere conto dopo la rottura delle acque sono i movimenti del feto (se si muove, di solito è un buon segno) e la comparsa di sintomi febbrili che, a volte, sono indicatori di complicanze.

Ci si può preparare alla rottura delle acque?

Farsi trovare impreparati al momento del parto è una delle paure più grandi di un genitore. Il timore è così grande che spesso si cercano su Internet consigli e metodi per indurre autonomamente la rottura delle acque e avere così il controllo della situazione.

Esercizi addominali o diete strampalate che si possono trovare negli anfratti più oscuri del web però non hanno alcuna efficacia, anzi rischiano di mettere in pericolo la salute di mamma e bambino.

Ma allora bisogna rassegnarsi alla fatalità del momento? Sicuramente non possiamo decidere quando far cominciare il travaglio, ma possiamo farci trovare pronti tenendo sempre pronta una valigia del parto con tutto l’occorrente per un’improvvisa corsa in ospedale. Anche frequentare un corso di preparazione al parto nei mesi precedenti di gravidanza – ancora meglio se insieme al partner – può rivelarsi molto utile: sapere tutto quello che ci aspetta, aiuterà ad avere meno paura e renderà tutto il percorso di avvicinamento alla nascita molto più naturale.

Fonti mediche
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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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