La salmonella è un'infezione batterica relativamente comune che può provocare gravi complicazioni, specialmente durante la gravidanza. Si contrae principalmente attraverso il consumo di cibi o acqua contaminati con batteri della salmonella, che possono essere presenti in vari alimenti, come per esempio la carne cruda o poco cotta, le uova non pastorizzate, i latticini non trattati termicamente e i prodotti a base di uova o carne contaminati durante la preparazione.
La salmonella rappresenta quindi un pericolo durante la gravidanza. I rischi per la madre includono complicazioni come acuta disidratazione e meningite, e se l'infezione viene trasmessa al feto i pericoli, nei casi più gravi, possono essere piuttosto importanti e arrivare fino all'aborto spontaneo o alla morte endouterina.
Ecco perché la madre dovrebbe fare attenzione, con buonsenso, a ciò che mangia durante la gestazione, rispettando le norme igieniche basilari per ridurre il più possibile la possibilità di contrarre questa malattia.
Cos'è la salmonella e come avviene l'infezione
La salmonella è un genere di batteri appartenenti alla famiglia Enterobacteriaceae. Questi batteri sono responsabili dell'infezione intestinale nota come salmonellosi, una delle principali cause di malattia di origine alimentare nel mondo. Ne esistono più di 2000 specie, ma quelli più diffusi sono Salmonella enteritidis e Salmonella typhimurium.
L'infezione da salmonella avviene quindi principalmente attraverso l'ingestione di cibi o acqua contaminati con batteri di salmonella. Una volta ingeriti, questi batteri possono colonizzare l'intestino tenue, dove si moltiplicano causando l'infezione. Nel caso in cui avvenga, i sintomi dovrebbero apparire dalle 6 alle 72 ore dopo l'ingestione dei batteri.
In quali alimenti si può trovare la salmonella
La salmonella può essere presente in numerosi alimenti:
- carne cruda o poco cotta
- pollame
- uova crude o poco cotte
- latticini non pastorizzati
- frutta e verdura non lavate correttamente
- prodotti a base di uova o carne preparati senza seguire le norme igieniche
Di questi cibi, alcuni sono più rischiosi di altri. Secondo l'ISS, il 50% delle epidemie di salmonellosi è da attribuire alle uova contaminate. La carne bovina e suina (consumata cruda o non cotta abbastanza) è responsabile del 15% dei casi, mentre il latte del 5%.
Anche gli animali domestici, gli animali da fattoria e i rettili possono trasmetterla: il contatto diretto con questi animali o con le loro feci può trasmettere i batteri agli esseri umani, ma l'ingestione di cibi contaminati resta la causa più comune di infezione.
I sintomi della salmonella
I sintomi della salmonellosi, che possono comparire come già accennato tra le 6 e le 72 ore, ma che in genere si fanno sentire tra le 12 e le 36 ore per andare avanti fino a una settimana, possono variare da lievi a gravi e includono:
- diarrea
- crampi addominali
- nausea
- vomito
- febbre
- mal di testa.
Nei casi più gravi, l'infezione può portare a disidratazione (a causa del vomito e della diarrea), sepsi e altre complicazioni più gravi.
Salmonella in gravidanza: i rischi
Le complicanze della salmonellosi durante la gravidanza possono essere gravi sia per la madre che per il feto e variano a seconda del momento della gestazione in cui ci si trova, ovvero da trimestre a trimestre.
In generale, comunque, ad essere pericolosi sono i sintomi che provoca nella gestante, più che i danni diretti. Per esempio, la febbre può diventare un problema, quando persiste troppo a lungo, così come la disidratazione.
Nel primo trimestre
Quando una persona in gravidanza prende la samonella, il rischio più frequente è la disidratazione: ecco perché bisogna fare molta attenzione ai liquidi ingeriti.
Il discorso si fa più sensibile quando la salmonellosi porta a batteriemia, ovvero alla diffusione dei batteri nel sangue. Dato che il sangue trasporta i batteri agli altri organi e ai tessuti, il rischio è quello di esporre il corpo anche a malattie più gravi e debilitanti, e quindi pericolose, come per esempio la meningite.
Nel secondo trimestre
Sia nel primo trimestre che nel secondo trimestre, ma anche nel terzo, uno dei problemi correlati alla contrazione della salmonella è il ridotto apporto di ossigeno alla placenta nel caso in cui la madre risulti affetta da salmonellosi.
Anche le alterazioni metaboliche potrebbero rappresentare un rischio.
Nel terzo trimestre
Se la salmonella viene contratta durante il terzo trimestre l'infezione può compromettere lo sviluppo fetale sempre a causa del ridotto apporto di ossigeno alla placenta e di alterazioni metaboliche. Nei casi più gravi la salmonella può essere associata a nascita prematura o morte endouterina fetale.
Rischi per il feto
La salmonella diventa pericolosa per il feto se la madre ha una febbre persistente e se perde troppi liquidi, ma anche se la malattia si manifesta nelle forme più gravi, poiché potrebbe portare a complicanze che causano aborto o morte endouterina.
Come si cura la salmonella in gravidanza
Il trattamento della salmonellosi durante la gravidanza si concentra principalmente sul controllo dei sintomi e sulla prevenzione della disidratazione. La primissima cosa da fare, in ogni caso, è sempre e comunque consultare il proprio medico o la propria medica curante in modo che valutino a fondo i sintomi e la situazione, calibrando le terapie.
Solitamente, comunque, il trattamento prevede il riposo, l'assunzione di liquidi per prevenire la disidratazione e, in alcuni casi, l'uso di antibiotici. Ma solo nelle situazioni più gravi.
Prevenzione della salmonella in gravidanza
La prevenzione della salmonellosi durante la gravidanza è fondamentale per proteggere la salute della madre e del bambino, prima ancora della cura. Per evitare di contrarre la salmonella in gravidanza è bene quindi rispettare queste regole:
- Lavare frequentemente le mani con acqua e sapone prima e dopo aver maneggiato gli alimenti, dopo aver utilizzato il bagno e dopo aver toccato animali domestici o animali da fattoria.
- Cuocere completamente la carne, il pollo e le uova per uccidere eventuali batteri presenti. E non utilizzare coltelli e posate usati precedentemente sugli alimenti crudi.
- Evitare il consumo di carne cruda o poco cotta, uova crude o poco cotte, latticini non pastorizzati e altri alimenti che potrebbero essere contaminati dalla salmonella.
- Lavare accuratamente frutta e verdura fresche sotto acqua corrente prima di consumarle, per rimuovere eventuali residui.
- Prestare attenzione alla manipolazione sicura degli alimenti in cucina, evitando la contaminazione incrociata tra alimenti crudi e cotti e utilizzando utensili e superfici pulite.
- Evitare il contatto diretto con animali domestici, ma anche con animali da fattoria e rettili.
- In caso di sintomi sospetti o di esposizione a rischio, consultare immediatamente un medico per una valutazione e un trattamento appropriati.
Il consiglio dell'ostetrico
La salmonellosi è una delle infezioni batteriche più rischiose durante la gravidanza, ma non l'unica.
Molti altri batteri possono costituire infatti un rischio per la dolce attesa: clamidia (che potrebbe causare travaglio pretermine e rottura prematura delle membrane), gonorrea (che potrebbe causare congiuntivite neonatale), sifilide (che potrebbe causare gravi difetti congeniti al feto), toxoplasma (in grado di causare ritardo di crescita intrauterino, malformazioni congenite, prematurità), citomegalovirus (in grado di causare problemi neurologici, uditivi, visivi o di crescita neonatale) e streptococco del gruppo B (potrebbe causare sepsi, meningite, polmonite neonatale).
Per salmonelle e toxoplasma si agisce principalmente sulla prevenzione e cioè sulle attenzioni alimentari. Sulle altre invece la diagnosi viene fatta attraverso tamponi o prelievi ematochimici che permettono di impostare adeguate terapie di profilassi.
Consultare l'ostetrica o il medico in tutti questi casi rimane fondamentale.