Yari ha 9 anni, frequenta la terza elementare di Agordo, un Comune in provincia di Belluno di poco più di 4.000 anime sulle Dolomiti, e qualche giorno fa si è presentato in classe con un oggetto prodigioso, che ha lasciato a bocca aperta le maestre e i compagni di banco: un dente di un erbivoro preistorico, che il piccolo ha scovato nel giardino di casa, mentre perlustrava il prato alla ricerca di sassi dalle forme strambe.
Tutto è iniziato qualche settimana prima, quando Yari a scuola ha iniziato un nuovo capitolo del libro di storia, quello della nascita della Terra e delle sue prime forme di vita. Big Bang, macromolecole, microrganismi, maestosi dinosauri. Yari ascoltava con attenzione le parole della maestra, attraversando con la fantasia l’Era Archeologica, quella Primaria e Secondaria, e collezionando giocattoli di carnivori ed erbivori in miniatura. Mai avrebbe immaginato di trovare di lì a poco, appena sotto il tappeto d’erba di casa, il dente di uno di quegli esseri viventi preistorici che tanto lo affascinavano. «Le maestre sono molto brave, hanno avvicinato loro i bambini a questo mondo – racconta a Wamily il papà, Enrico D’Isep – hanno anche chiamato in aula un appassionato di fossili e minerali, insegnante di uno dei tre Istituti Minerari di Agordo, che ha mostrato agli scolari dei fossili. Quando Yari è arrivato a casa era entusiasta».
E così, quel pomeriggio dopo scuola Yari ha iniziato a spaccare e analizzare i sassi e le pietre che trovava sul selciato e sul prato di casa. La prima scoperta è stata un piccolo geoide di quarzo. «Qui sulle Dolomiti i geoidi sono comuni, ma il ritrovamento ha entusiasmato ancora di più Yari. Gliel’ho fatto vedere con la lente d’ingrandimento, era ammaliato da quei cristalli». Dopo un paio di giorni di esplorazione, il 9enne ha riportato alla luce il vero tesoro: un fossile risalente all’epoca preistorica. «È corso da me con un pezzo che non avevo mai visto prima, aveva dei disegni particolari, ho pensato fosse strano – racconta il papà D’Isep, che, oltre a gestire un negozio di elettrodomestici nella piccola Agordo, ha un diploma di perito minerario – perciò l’ho sottoposto a un geologo, ex insegnante dell’Istituto Minerario di Agordo, oggi in pensione, che periodicamente frequenta il nostro negozio». A primo acchito, all’ex professore Vittorio Fenti quella pietra era parsa un dente, ma prima di esprimere il suo giudizio definitivo ha preferito spedire il piccolo reperto a un secondo esperto, Danilo Giordano, anche lui insegnante dell’Istituto e appassionato di paleontologia. Il verdetto di Fenti si rivelò azzeccato. «È tornato indietro confermandomi che era il dente di un erbivoro preistorico» ci spiega, ancora incredulo, il papà di Yari. Attenzione a non chiamarlo dinosauro – ci tiene a sottolineare D’isep – dalla tipologia di dente è chiaro che appartenesse a un erbivoro, che si cibava di vegetali, e non a un animale cacciatore, stile T-Rex. La datazione del reperto, peraltro, non è chiara: servirebbe un’analisi di professionisti per accertarne il periodo, ci spiega il papà.
«Yari era al settimo cielo, euforico: aveva trovato qualcosa di vero» ci racconta il papà. L’ha conservato con cura fino al giorno dopo, quando, trepidante, l’ha mostrato con orgoglio alle maestre e ai suoi compagni. Il papà, per avvisare le insegnanti che quella di Yari non era una storia inventata, frutto della fervida immaginazione di un bambino di 9 anni, ha avvolto il reperto in un foglio di carta scritto a mano, che recitava, a mo’ di didascalia: «Dente fossile di un erbivoro preistorico», firmato Yari D’Isep, V. Fenti, D. Giordano.
Il luogo del ritrovamento non è del tutto casuale: sul terreno dove sorge la casa della famiglia D’Isep sono finiti detriti che derivano da uno scavo degli anni Settanta, effettuato per la costruzione dell’ospedale di Agordo. E il Comune montano è tradizionalmente una roccaforte degli studi minerari, grazie alle sue Miniere di Valle Imperna e alla sua prima scuola mineraria, fondata nel lontano 1867.
«Gli ho tolto pale e picconi e gli ho detto “te ne stai un attimo tranquillo” perché adesso ogni sasso strano che vede me lo porta» – ci racconta, sorridendo, il papà di Yari – non so se voglia fare il paleontologo da grande, un giorno vuole fare il mio lavoro, un giorno qualcos’altro… È ancora in fase di sogni, ed è bello così».