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2 Aprile 2024
15:00

Sempre più famiglie visitano le fattorie didattiche: i benefici e le attività consigliate per i bambini

Le fattorie didattiche attraggono centinaia di famiglie e scuole all'anno. Il 90% dei visitatori sono under 14. Nell'era delle città industrializzate e degli smartphone incollati alla mano, rappresentano una soluzione per conciliare il sano divertimento con la scoperta del territorio e delle attività "di una volta" e l'educazione al rispetto degli animali e della natura.

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Sempre più famiglie visitano le fattorie didattiche: i benefici e le attività consigliate per i bambini
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In un’era di città industrializzate, animali da compagnia addomesticati, corti e cascine rimpiazzate da appartamenti e villette a schiera, parcheggi di supermercati trapiantati su vecchi campi agricoli, c’è il desiderio di ricongiungersi con la natura più autentica e selvatica. Una delle attività più apprezzate dalle famiglie e dalle scuole per trascorrere del tempo all’aria aperta, riscoprire il gusto del chilometro zero ed entrare in contatto con la natura sono le fattorie didattiche, che consentono ai piccoli di vedere quello che magari non hanno mai visto prima. Oggigiorno è forse meno raro trovare un bambino di 3 anni che sia salito su un aeroplano piuttosto che in groppa a un cavallo o a un asino. Visitare una fattoria aiuta pure a stimolare l’interesse per un’alimentazione sana e consapevole e per i prodotti locali, conoscere le tradizioni rurali, instaurare un legame con gli animali, sviluppare abilità manuali e operative attraverso laboratori artigianali e proteggere l’ambiente.

I primi a realizzare fattorie didattiche come le conosciamo noi oggi sono stati i Paesi del Nord Europa, specialmente Norvegia, Svezia e Danimarca. Gli Scandinavi a partire dai primi anni del Novecento hanno creato degli spazi che conciliassero i quattro precetti di un movimento americano chiamato Club “4H”: testa (“Head”), cuore (“Heart”), salute (“Health”), mani (“Hand”). Lo scopo era stimolare gli avventori a uscire dalla città, imparare a gestire un’azienda e degli animali domestici.

In Italia invece i primi casi di aziende agricole aperte al pubblico per iniziative didattiche risalgono alla fine degli anni Novanta. Il fenomeno ha continuato a crescere progressivamente fino ad oggi, quando si contano circa 3.500 fattorie didattiche nelle campagne della Penisola, con un aumento del 20% in cinque anni. Secondo Coldiretti, attirano oltre cinque milioni di visitatori all’anno, il 90% dei quali sono fanciulli sotto i 14 anni.

Insomma, sull’onda della crescente passione per il vintage e i vestiti “second hand", della popolarità dei selvaggi viaggi “on the road” in van, della riscoperta nel post-Covid delle località rurali, le fattorie didattiche rappresentano una delle mete più scelte dalle famiglie per una giornata con i piccoli. In effetti aiutano a conciliare il sano divertimento con i sapori di qualità, l’autenticità del territorio e il rispetto degli animali e della natura, lontano dallo smog della città.

I vantaggi per i bambini

I benefici delle strutture immerse nel verde per i bambini sono:

  • Educano alla salute, promuovendo il consumo di frutta, verdura e alimenti genuini di origine animale salutari e di qualità
  • Stimolano le abilità motorie attraverso laboratori, in cui ad esempio i piccoli imparano a raccogliere frutta e verdura dal campo e uova dal pollaio, ad accarezzare e nutrire gli animali, ad arrampicarsi su una balla di fieno, a cucinare alimenti sani con i prodotti provenienti dalla fattoria, a cavalcare e spazzolare i cavalli e gli asini…
  • Rafforzano il contatto con la natura e con gli animali
  • Consolidano la conoscenza del territorio, delle produzioni agro-zootecniche, della storia e della vita rurale
  • Stimolano le abilità sensoriali: i bimbi tendenzialmente sono abituati a vedere animali come mucche, capre e maiali esclusivamente attraverso lo schermo di un computer o del televisore, mentre trascorrendo del tempo in una fattoria hanno modo di stimolare i loro cinque sensi, dalla vista (degli animali e delle coltivazioni) all’udito (degli strumenti da lavoro, dei versi degli animali e delle foglie secche calpestate durante la passeggiata), dall’olfatto (respireranno i cattivi odori del letame, della frutta marcita e dei fertilizzanti e quelli piacevoli dei fiori) al tatto (accarezzeranno gli animali, percependo le differenze di pelo) fino al gusto (assaggeranno i prodotti locali e la frutta fresca)
  • Rendono partecipi i piccoli, responsabilizzandoli: se coinvolti, impareranno ad annaffiare le piante, a raccogliere frutta e verdura matura, a nutrire e spazzolare gli animali
  • Educano alla biodiversità, al rispetto della natura, dell’ambiente e del territorio
  • Insegnano concetti scientifici: esistono fattorie che prevedono delle attività educative in cui si spiegano ai piccoli semplici rudimenti di agricoltura, orticoltura e allevamento di pollameIncentivare comportamenti sostenibili e d’impatto ambientale

Attività di svago, educative e didattiche

Ovviamente i percorsi educativi-didattici, la produzione interna e le attività ricreative e culturali proposte al pubblico cambiano da fattoria a fattoria. Generalmente tuttavia vengono proposte attività come:

  • Raccogliere frutta e verdura dal campo
  • Accarezzare gli animali (attività da non sottovalutare, considerato che esiste perfino un trattamento dolce, la pet-therapy, utilizzato per curare disturbi infantili attraverso l’impiego degli animali)
  • Dare da mangiare agli animali
  • Imparare i segreti della semina
  • Assistere al processo di preparazione dell’olio
  • Tirare via le erbacce
  • Assistere al processo di produzione del latte vaccino e alla mungitura delle mucche
  • Cucinare alimenti sani con i prodotti provenienti dalla fattoria, come pane, dolci, pasta, marmellate, formaggi
  • Cavalcare e spazzolare i cavalli e gli asini
  • Vendemmiare
  • Apicoltura
  • Andare in sella a cavalli e asini
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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