Sì: l‘anagrafe deve registrare le coppie omogenitoriali composte da due mamme i cui figli siano nati in seguito a procreazione assistita all'estero. Secondo la Corte d'Appello di Brescia, infatti, non è legittimo escludere la madre intenzionale dall'atto di nascita. Lo ha deciso riguardo al caso di due bambini nati da una coppia femminile, respingendo di fatto il reclamo del Ministero dell'Interno che voleva eliminare la madre senza legame biologico dall'atto di nascita. Atto di nascita che, peraltro, la vedeva comparire proprio grazie alla decisione del Tribunale, che aveva approvato l'iter nel 2023.
Il ricorso è stato respinto anche grazie alla mancanza di reali norme e quindi a un'evidente lacuna legislativa. Come riporta il Corriere della Sera, il Tribunale di Brescia ha impugnato il fatto che "la protratta inerzia del legislatore, pur dopo il severo monito nell’ormai lontano 2021 della Corte Costituzionale" legittimi "un'interpretazione evolutiva guidata dalla applicazione di principi costituzionali e sovranazionali per «superare la mancata tutela dei figli. (…) L'interpretazione non può bollarsi come sostitutiva del compito del legislatore, giacché il diritto vivente è appunto anche intervenire colmando lacune a fronte della inerzia protratta del legislatore".
In parole più semplici: il Tribunale di Brescia ha criticato il fatto che, nonostante la Corte Costituzionale avesse sollecitato una modifica delle leggi nel 2021, il legislatore non abbia ancora agito. È quindi corretto – si è chiesto il Tribunale – utilizzare principi costituzionali e internazionali per interpretare le leggi in modo più flessibile al fine di proteggere meglio i figli? Secondo i giudici, questa interpretazione non dovrebbe sostituire il lavoro del legislatore, poiché quest'ultimo ha il compito di creare nuove leggi quando necessario. Dopodiché, hanno evidenziato l'importanza di adattare il diritto alle esigenze attuali, richiamando anche l'attenzione sul ruolo fondamentale del legislatore nel colmare le lacune della legge.
Non essendoci dunque leggi esplicite a riguardo, il ricorso del Ministero dell'Interno non basta a eliminare dall'atto di nascita uno dei genitori. Anche perché così si lederebbero i diritti dei bambini.
Secondo il collegio Castelli-Domanico-Caprioli, infatti, "non è il comportamento degli adulti che deve essere valutato, così come non vengono richieste all’autorità giudiziaria valutazioni di tipo morale o sociologico, bensì compito del giudice è valutare, nel caso concreto all’esame, la condizione effettiva di un soggetto debole privo di diritti: anzitutto il diritto a vedere riconosciuto il proprio status di figlio di due genitori e il conseguente diritto del bambino alla bigenitorialità, sancito dalle norme nazionali e sovranazionali".
A Milano nei giorni scorsi si era al contrario annullato l'atto di nascita di un bambino in una situazione simile, affidandosi alla stessa assenza di norme esplicite.