Il nostro Paese non è ancora abbastanza sensibile alle complicanze che derivano dalla Sindrome del bambino scosso (SBS). Questo è quanto emerge da un'indagine svolta dall'organizzazione internazionale non governativa Terre des Hommes, impegnata da sempre nella difesa dell'infanzia, dei diritti dei bambini e della promozione di uno sviluppo equo.
Scuotere per dondolare un bimbo che piange, farlo sorridere lanciandolo in aria e poi riprendendolo in braccio è una pratica ancora troppo comune soprattutto nel nostro Paese dove si è poco a conoscenza delle conseguenze sulla salute e lo sviluppo dei bambini di queste semplici azioni.
Scuotere con veemenza un lattante, significa causare uno spostamento del cervello all'interno della sua scatola cranica, poiché la sua muscolatura non è in grado di reggere il peso della sua testa. Questo movimento comporta la comparsa di un trauma cranico o di possibili lesioni che possono condurre anche alla morte, nei primi mesi di vita.
L'organizzazione ha quindi realizzato un'indagine, la prima in Italia sul tema, per sottolineare i rischi per i bimbi legati a questa pratica e sensibilizzare i genitori. I risultati allarmanti, sono stati portati dall'associazione presso la sede di Roma dell'Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (AGIA).
Lo studio ha preso in considerazioni 47 casi di Sindrome del bambino scosso segnalati in Italia tra il 2018 e il 2022 dalla Rete ospedaliera per la Prevenzione del Maltrattamento all'Infanzia. Il campione analizzato è composto perlopiù da maschi, in 34 casi sotto i 6 mesi, fascia d'età che sembra dunque essere più a rischio complicanze causate dalla sindrome del bambino scosso.
Il 35% dei bimbi poi sono neonati prematuri o nati con patologie, elementi dunque che sembrano predisporre maggiormente i bimbi alle conseguenze della sindrome.
Nell'11% dei neonati, quindi in 5 dei casi presi in considerazione dallo studio, la sindrome del bambino scosso ha causato danni così gravi da portare i piccoli alla morte. In altri 25 casi, nel corso degli anni presi in esame, il percorso evolutivo dei bambini è stato fortemente compromesso. La sindrome infatti comporta oltre ai danni cerebrali, danni alla vista e all'udito, problemi di coordinazione motoria, può portare al disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e instabilità emotiva.
In 29 casi su 47 la sindrome si accompagnava a violenza e maltrattamento che i bimbi sembravano subire all'interno del nucleo familiare, infatti nel 15% dei casi si registravano ingressi pregressi all'ospedale per violenza.
Un altro dato allarmante è stato rilevato dalla lentezza con cui avviene la diagnosi, che se fosse tempestiva potrebbe salvare la vita a molti neonati. Per rilevare le conseguenze dello scuotimento è necessario effettuare ai bambini una TAC o una risonanza magnetica che nel 40% dei casi analizzati, però, è stata svolta 24 ore dopo l'ingresso in pronto soccorso.