Chi non ha mai sentito parlare della Sindrome di Peter Pan, la predisposizione psicologica di chi, seppur adulto, non ne vuole sapere di crescere. O della Sindrome di Wendy, che qualcuno associa a quella della brava bambina, qualcun altro a quella della crocerossina.
"L’isola che non c’è", un mondo onirico in cui i bimbi sembrano non crescere mai nasconde, come molti dei cartoni animati che più abbiamo amato, diversi significati che la psicologia ha analizzato e dai quali ha preso spunto per dare un nome ad alcune tendenze caratteriali o patologie della mente. A legarle un unico filo conduttore, traumi infantili dovuti a particolari stili genitoriali o all'incapacità di fare pace con il proprio bambino interiore.
Dalla Sindrome di Peter Pan a quella di Wendy, passando per quella di Trilli Campanellino, tanti sono i personaggi che hanno ispirato psicologi e terapeuti che tra le pagine del testo teatrale di James Matthew Barrie, l’ideatore di Peter Pan, hanno ritrovato diversi disagi psicologici cui dare voce.
La Sindrome di Campanellino
Trilli è la meravigliosa fatina dall’abito glitterato, i capelli biondi e le scarpette ornate da campanellini. Sparge polvere di fate al suo passaggio, è energica, sicura di sé e come tutte le fate sembra essere rivestita da un'aura angelica. Ma dietro a questa patina di successi si nasconde una personalità irascibile, manipolatrice e soprattutto patologicamente gelosa di Peter Pan.
A soffrire della Sindrome di Campanellino, spiegò nel 2014 la terapista Sylvie Tenenbaum, sono soprattutto le donne di giovane età. Figure energiche, lavorativamente e socialmente realizzate, laboriose e brillanti ma che nascondono un lato oscuro.
Un contrasto interiore fortissimo si muove dentro di loro, che vogliono risultare perfette al mondo esterno e apparire fortissime, mentre la rabbia le divora dall’interno. Questo sentimento spesso è causato da un’infanzia segnata da traumi o ferite mai del tutto superate e da un rapporto mai sanato con il proprio bambino interiore.
Questo forte nervosismo insieme al desiderio di apparire perfette e forti le porta ad essere arroganti, manipolatrici e molto selettive in amore e amicizia. Nonostante ciò hanno sempre bisogno di essere attorniate da persone fidate perché tendono ad avere bisogno, in questa continua gara contro loro stesse, di chi ricordi loro che sono degne d’amore. Per questo chi è affetto dalla Sindrome di Campanellino adora stare al centro dell’attenzione e farlo nel migliore dei modi, apparendo sempre brillante, molto curata esteticamente e cercando anche di tiranneggiare sugli altri. Sono tutti segnali di una scarsa autostima, derivante probabilmente da alcuni traumi legati all'infanzia.
La Sindrome di Wendy
Wendy è l’altra forte figura femminile nella vita di Peter Pan, un ragazzina di appena 12-13 anni che si preoccupa dei fratelli, di Peter e dei bambini sperduti come fossero figli suoi. Non riesce mai davvero a divertirsi poiché prima di pensare a sé, pensa sempre agli altri.
La Sindrome di Wendy è anche comunemente chiamata la sindrome della crocerossina, ed è appannaggio soprattutto delle donne. Chi soffre di questa patologia tende ad annullarsi per gli altri, che siano i figli, il compagno, un genitore o un amico, Wendy non esiste più, o meglio esiste in funzione di chi deve prendersi cura. Tra i comportamenti comuni vi sono:
- grande severità nei propri confronti
- atteggiamento materno verso gli altri
- rinuncia alle proprie passioni e impegni
- senso di gratificazione ogni volta che si riesce ad aiutare gli altri
- stanchezza causata dal continuo tentativo di esserci per tutti
Ancora una volta le cause sono rintracciabili nell’infanzia, soprattutto nel periodo compreso tra la nascita e i 7 anni, quando il carattere e la personalità mettono le loro radici. Se la bimba ha avuto genitori immaturi o assenti, o troppo presi dai fratelli più piccoli, se è stata una bimba adultizzata, molto probabilmente svilupperà la Sindrome di Wendy. Ad essere crocerossina, però può essere anche chi, invece, è stata iperprotetta e non ha imparato dunque a prendersi le proprie responsabilità. Chi soffre della Sindrome di Wendy, infatti, spesso non si ama affatto, è molto crudele con sé e spera che siano gli altri ad amarla, non per ciò che è ma per ciò che fa per loro.
La sindrome di Peter Pan
Come Peter Pan, l’eterno bambino vestito di verde, chi è affetto dalla Sindrome di Peter Pan, soprattutto se uomo, non ha intenzione di crescere se non nell’aspetto fisico. Il nome del celebre protagonista del testo di James Matthew Barrie deve il suo nome alla mitologia greca. A Pan, quel dio minore, o meglio quello spiritello mezzo uomo e mezzo capra, spaventoso, birichino e non in grado di conformarsi alle normali regole sociali, quello a cui oggi associamo le sensazioni di panico. A dare il nome alla Sindrome e a studiarne tutte le caratteristiche fu il terapeuta Dan Kiley, nel suo libro del 1983.
Le caratteristiche di chi ha la tendenza ad essere un eterno Peter Pan sono:
- forte immaturità emotiva: tendono ad isolarsi e a non affrontare lo scontro
- estrema dipendenza dagli altri: adorano che siano gli altri ad occuparsi di loro
- incapacità di scegliere, anche per la propria vita
- incapacità di gestire il denaro
Insomma chi soffre della Sindrome di Peter Pan sembra essere ancorato ad un’infanzia che esattamente come l’Isola, non c’è. Un’altra caratteristica che spesso si associa a chi è affetto da questa sindrome è la tendenza al narcisismo, ossia ad incolpare gli altri per i propri fallimenti e a desiderare che si annullino per sé. Capiamo bene come analizzò in uno Studio negli anni ‘80 Quadrio, che il rapporto coniugale tra Wendy e Peter Pan può diventare davvero patologico.
Come nei casi visti prima, chi soffre della Sindrome di Peter Pan, generalmente, è stato segnato da un’infanzia con genitori assenti o al contrario troppo presenti, che hanno creato in lui il bisogno di una forte dipendenza emotiva.