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8 Marzo 2023
17:00

Social spenti sotto i 16 anni: la proposta del Garante per l’infanzia. Qual è la situazione nel resto d’Europa?

Mentre in Francia si valuta una legge per vietare i social network agli Under-15, il Garante per l'infanzia e l'adolescenza propone di alzare il limite della legge italiana da 14 a 16 anni e di adottare un nuovo sistema di verifica per obbligare le piattaforme a controlli più serrati.

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Social spenti sotto i 16 anni: la proposta del Garante per l’infanzia. Qual è la situazione nel resto d’Europa?
Social vietati agli Under 16

Niente Instagram, Facebook o Tik Tok per ragazzi e ragazze sotto ai 16 anni d'età. È questa la proposta rilanciata nei giorni scorsi dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza Carla Garlatti, la quale ha anche fatto sapere di essersi già attivata per sottoporre la questione al governo presieduto da Giorgia Meloni.

«A proposito dell’età minima per accedere ai social l’Italia dovrebbe imitare la Francia. L’Assemblée nationale discuterà infatti una proposta sul limite a 15 anni» ha affermato la Garante, sottolineando come l'idea di porre maggiori vincoli all'utilizzo dei social network da parte dei minori sia ormai un tema diffuso in molti Paesi europei.

Giovani e social: qual è il limite d'età in Italia?

Attualmente in Italia la soglia per potersi iscrivere ad un social network è stabilita dal Decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101 che qualche anno fa venne introdotto per adeguare le normative al Regolamento 2016/679 dell’Unione europea, conosciuto anche come GDPR (General Data Protection Regulation).

Tale disposizione fissa a 14 anni il requisito d'età minimo per potersi creare un profilo social.

In attuazione dell'articolo 8, paragrafo 1, del Regolamento, il minore che ha compiuto i quattordici anni può esprimere il consenso al trattamento dei propri dati personali in relazione all'offerta diretta di servizi della società dell'informazione. (Decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101, articolo 2 – quinquies)

Si tratta tuttavia di un limite facilmente aggirabile, anche perché spesso le piattaforme online non impongono controlli molto rigidi per verificare l'effettiva età dei propri utenti.

Per questo la stessa Carla Garlatti, in accordo con autorità competenti come Agcom e Garante della Privacy, ha suggerito l'adozione di un nuovo strumento identificativo – una specie di SPID – per rendere più efficiente l'accertamento dell'età al momento dell'iscrizione ai social e obbligare le aziende ad un filtro molto più ristretto.

«Si tratta in pratica di istituire un nuovo sistema per la verifica dell’età dei minorenni che accedono ai servizi digitali, basato sulla certificazione dell’identità da parte di terzi, così da mantenere pienamente tutelato il diritto alla privacy».

Come funziona in Europa?

Come già accennato, sul territorio dell' Unione Europeo è il GDPR del 2016 a dettare le regole in fatto di minori e social. Questo documento indica già i 16 anni come l'età minima per accedere al servizi, tuttavia (come molte disposizioni UE) non è vincolante per i singoli Paesi, i quali possono mantenere i rispettivi limiti previsti dalle leggi nazionali a patto che non scendano sotto la soglia dei 13 anni.

Ciò comporta quindi un panorama piuttosto variegato. Se infatti – come abbiamo visto – in Italia i social vengono vietati ai Under-14  (così come in Spagna), in alcuni Paesi come Germania e Olanda il limite è già stato alzato agli Under-16. Un po' in tutta Europa però il dibattito si sta facendo sempre più acceso, tanto che qualcuno propone d'innalzare ulteriormente lo sbarramento fino al raggiungimento della maggiore età.

Alzare l'età minima potrebbe tutelare i ragazzini?

Il Web è un (non) luogo ricco di opportunità, ma anche di possibili insidie. Immagini, video e messaggi che finiscono in pasto a Internet sono incontrollabili ed è praticamente impossibile tracciarne le sorti una volta cliccato il tasto "invio". Ciò significa non solo che qualsiasi contenuto postato con leggerezza può finire in mani sbagliate, ma anche tornare a imbarazzare o persino tormentare l'autore a distanza di molto tempo (pensiamo solo a tutte quelle foto o video imbarazzanti pubblicati anni addietro e che ogni tanto ricompaiono nelle Home o nei Ricordi di Facebook). Senza parlare poi del pericolo rappresentato da truffatori, bulli, adescatori o ladri di dati personali.

Quando si parla di giovani dunque, appare fondamentale assicurarsi che questi ultimi siano in possesso dei necessari requisiti di consapevolezza e attenzione alla sicurezza per poter navigare sulle piattaforme social senza creare un pericolo a sé stessi o agli altri utenti (magari condividendo inconsapevolmente contenuti sensibili). E in quest'ottica, lasciare che i ragazzi possano maturare ancora un po' di esperienza lontano da hashtag, trend e mode virali, non sembra poi una idea così campata per aria.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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