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28 Aprile 2023
9:00

«Sono incinta: e ora?» I consigli per affrontare l’inizio di una gravidanza senza farsi prendere dal panico

Quando il test di gravidanza risulta positivo la sensazione è sempre un misto tra gioia e paura. Per i mille dubbi è sempre utile potersi rivolgere a dei professionisti qualificati. Ma non serve avere troppa fretta.

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«Sono incinta: e ora?» I consigli per affrontare l’inizio di una gravidanza senza farsi prendere dal panico
Ostetrico
sono incinta: e ora?

Che sia o non sia un evento atteso quando un test di gravidanza risulta positivo crea sempre un po’ di scompiglio. Per qualcuno si tratta di una immensa fonte di gioia: finalmente la possibilità di mettere al mondo una nuova vita. Per altri può essere però anche un notevole stress: potrebbe non coincidere con il momento giusto? In ogni caso prendiamoci un attimo, facciamo due respiri profondi e vediamo di ragionarci un po’.

Il test di gravidanza: cos'è e a cosa serve

Partiamo cercando di capire il senso del test di gravidanza e le differenze in cui possiamo incorrere: si tratta, in generale, di uno strumento in grado di accertare la presenza di una gravidanza tramite la misurazione della subunità beta di un ormone, la gonadotropina corionica umana (βhCG ), prodotto dal trofoblasto (un tessuto che precede la formazione della placenta) dopo l’avvenuto impianto dello zigote (l’ovulo fecondato) con la funzione di mantenere la gravidanza iniziale e favorire un ambiente adatto allo sviluppo dell’embrione.

La misurazione è essenzialmente di due tipi: può essere quantitativa e quindi misurare con precisione il livello di βhCG, oppure qualitativa e quindi valutarne solamente la presenza o l’assenza.

Nel primo caso ci riferiamo ai test su sangue che, certamente più precisi, consistono in un prelievo venoso analizzato in laboratorio. Nel secondo caso, invece, parliamo dei comuni test su urina acquistabili in farmacia o parafarmacia: a contatto con la pipì il viratore mostrerà allora due linee in caso di positività o una sola se il test è negativo.

Quando fare il test?

Per diagnosticare la presenza di una gravidanza tramite test le linee guida ministeriali dicono che il momento migliore per rilevare il βhCG è dopo 10 giorni a partire dal concepimento su sangue e 14 giorni sull’urina.

Negli ultimi anni sono stati tuttavia sviluppati anche dei cosiddetti test precoci in grado di rilevare la gestazione anche prima della mancata mestruazione: la loro sensibilità, ovviamente, è molto inferiore rispetto agli altri test più comuni e quindi vale sempre la pena rivalutare in seguito e con più calma un esito positivo di questo tipo.

Quanto è affidabile un test di gravidanza?

Un test su sangue è affidabile al 100%. Diverso, invece, è il caso del test su urine: qui dipende molto da come si seguono le istruzioni operative. Alcuni test, più sensibili, possono essere eseguiti a qualsiasi ora del giorno ma, solitamente, è preferibile farli al mattino perché l’urina contiene la massima concentrazione di ormone.

Talvolta, se si sospetta una gravidanza e il primo test risulta negativo anche dopo alcuni giorni dalla mancata mestruazione è consigliabile eseguire un secondo test a distanza di qualche giorno.

Di fatto, quindi, se tutte le tempistiche sono rispettate e il test viene eseguito nel modo corretto la sua affidabilità è del 99% anche se eseguito su urine.

Cosa fare quando il test di gravidanza risulta positivo?

Se il test risulta positivo e si tratta di una gravidanza desiderata per prima cosa è bene fare due bei respiri profondi ed evitare di voler fare tutto di fretta. Spesso le neomamme si catapultano in ospedale o si proiettano già verso il futuro di maternità ma è sempre bene avere un po’ di moderazione.

La gioia può essere certamente tanta ma all’inizio della gravidanza possiamo avere qualche settimana per prendere confidenza con la situazione e vedere come procede. Nel frattempo risulta normale avere a che fare con sintomi collaterali del tutto fisiologici come tensione mammaria, nausea, aumento di sensibilità agli odori e congestione delle mucose genitali. Potrebbe verificarsi anche qualche piccola perdita ematica dovuta all’impianto: se invece la perdita risultasse più significativa vale la pena recarsi al più vicino pronto soccorso ostetrico-ginecologico.

Durante le prime settimane, comunque, potrebbe essere utile contattare la propria ostetrica o il proprio ginecologo di riferimento così da poter programmare il primo incontro. Nel frattempo il medico di base ci può prescrivere tutta la batteria di esami che i livelli essenziali di assistenza consigliano di eseguire entro le 13 settimane.

Si tratta di:

  • Emocromo
  • Esame urine ed urinocoltura
  • Gruppo sanguigno, se non già noto
  • Test di coombs indiretto
  • Glucosio
  • Sierologia (HIV, HCV, HbsAg, VDRL e TPHA)
  • Toxoplasmosi;
  • Rosolia e, eventualmente, citomegalovirus.

Sempre con un professionista del settore potremmo valutare anche uno screening per la funzionalità della tiroide e parlare della diagnosi prenatale e delle tempistiche per accedervi.

E se si tratta di una gravidanza indesiderata?

Nel caso in cui la gravidanza giungesse in modo imprevisto certamente le preoccupazioni sarebbero di altro tipo: talvolta il pensiero di non essere pronti a portare avanti una gestazione oscura qualsiasi lato bello della “dolce attesa”. I motivi possono essere molti e certamente alquanto personali. È estremamente necessario, però, soprattutto in questa situazione, rivolgersi ad un professionista qualificato.

Ricevere e informazioni corrette e rivolgersi a professionisti qualificato è fondamentale quando si tratta di affrontare una gravidanza indesiderata

Il consultorio familiare, ad esempio, potrebbe essere il luogo più adatto in cui trovare personale preparato per discutere con noi di tutte le eventualità del caso. Esiste anche la possibilità di affrontare la tematica tramite qualche aiuto psicologico, o di accedere ai servizi di sostegno alla maternità.

Infine, se dopo gli opportuni colloqui, dovesse prevalere l’idea di non portare avanti la gravidanza si può essere indirizzati verso l’interruzione volontaria. È bene ricordare sempre che l’interruzione di gravidanza non è né un metodo contraccettivo né uno di controllo delle nascite ma si tratta comunque di un diritto che, per legge, è attuabile da qualsiasi donna entro i primi 90 giorni di gravidanza.

Il procedimento può essere di tipo medico e/o chirurgico ed è bene ricordare che non ha un accesso immediato: le legge, infatti, obbliga ad una sospensione per 7 giorni al fine di permettere eventuali ripensamenti.

Non è mai una scelta facile comunque, serve tempo per rifletterci e la possibilità di ricevere informazioni corrette: per questo motivo è bene farsi aiutare in ogni modo possibile. Anche la vicinanza dei familiari è fondamentale e il loro sostegno può fare sicuramente la differenza nel propendere verso l’una o l’altra decisione.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Riccardo Federle
Ostetrico
Laureato in ostetricia nel 2013 con 110/110 e lode, dopo una specializzazione triennale dedicata alla medicina non convenzionale (2017) nel 2020 ho conseguito un master in “Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” e uno in “Medical Humanities”. Nel 2023 ho terminato un master in “Management per le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie”. Ostetrico e referente rischio clinico presso l’Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda, sono socio fondatore e presidente dell’associazione di divulgazione scientifica “La Lampada delle Scienze”. Mi occupo inoltre di progetti scolastici e consulenze aziendali.
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