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20 Maggio 2023
9:00

Sosteniamo la vita, tuteliamo la scelta

La nuova manifestazione pro-life del 20 maggio scende in piazza a Roma per tutelare la vita in ogni sua forma. Ma siamo sicuri che proteggere la vita sia molto diverso dal difendere la libertà di scegliere cosa fare con la nostra esistenza?

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Sosteniamo la vita, tuteliamo la scelta
libertà di scelta

Oggi 20 maggio a Roma sfila il corteo della Manifestazione Nazionale per la Vita, l'ormai immancabile appuntamento di maggio in cui movimenti pro-vita e associazioni cattoliche organizzatrici dei vecchi family day scendono nelle strade per rinnovare le loro posizioni contro aborto, eutanasia e, seppur in modo implicito, le tipologie di famiglia differenti dal modello tradizionale.

Slogan per dell'evento è "Scegliamo la vita", una dichiarazione d'intenti inattaccabile e assolutamente condivisibile – quale folle si schiererebbe contro la difesa della vita? – che però cela un messaggio sottinteso decisamente schierato.

«La Manifestazione per la Vita è un evento che riunisce ogni anno tutti coloro che amano, difendono e promuovono il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale» si legge nel manifesto programmatico del raduno (datato 2022 ma evidentemente sempre valido) che, poche righe dopo, precisa: «Come può una società “civile” legalizzare l’uccisione della più innocente ed inerme delle creature, il bimbo nel grembo materno, abbandonando nella solitudine le loro mamme?»

L'intento antiabortista appare dunque molto chiaro, anche se negli ultimi anni l'atteggiamento delle forze più conservatrici del Paese sembra essere mutato per rendere maggiormente assimilabili (e accettabili) le loro posizioni.

La comunicazione cambia, ma il messaggio è sempre lo stesso

Ora infatti non si parla più di divieto esplicito all'aborto o presunti dilemmi etici, ma di necessità di preservare la famiglia e la maternità, sottintendendo l'idea che, se adeguatamente supportata, nessuna donna vorrebbe mai procedere con la soppressione di un bambino che sta crescendo dentro di sé.

"Scegliamo la vita"appunto, perché la vita è sacra per tutti.

Ma per quale motivo la sacrosanta difesa della vita deve per forza essere intesa come una negazione del diritto di scelta?

Com'è possibile che nel 2023 si metta ancora in discussione una legge – la Legge 194 del 1978 – che rappresenta una delle conquiste più importanti per la tutela della salute e dei diritti delle donne?

Se la maternità custodisce davvero un valore sacrale per le donne, allora perché impedire che siano proprio le protagoniste di questo impegno profondo e personale a decidere del loro futuro?

Portare a termine una gravidanza non rimane infatti una questione meramente economica, ma riguarda attente valutazioni nei confronti delle proprie aspirazioni, della propria situazione familiare e, non meno importante, del proprio benessere fisico e psicologico.

Diritto alla vita e libertà di scelta non possono essere concetti slegati

Vietare o limitare l'accesso all'aborto infatti, non solo violerebbe il diritto delle donne all'autodeterminazione, ma rischia di mettere a repentaglio la loro stessa salute. Le donne che si trovano in situazioni disperate possono essere costrette a ricorrere a procedure pericolose, eseguite da personale non qualificato, in condizioni igieniche precarie, con il rischio di gravi complicanze.

L'aborto illegale (o non sicuro) dopotutto è ancora oggi una realtà triste e spesso mortale nei Paesi in cui l'accesso all'interruzione di gravidanza non è consentito. Vogliamo davvero tornare anche noi a far parto di questa cerchia?

Il rischio dopotutto non è così remoto. Già adesso, pur con la legge 194 in vigore, in molte zone d'Italia richiedere l'interruzione di gravidanza è pressoché impossibile, con regioni come Molise e Marche dove l'obiezione di coscienza da parte dei medici è diffusissima e pratiche tutelate dalla legge (come la prescrizione della pillola abortiva RU486) non vengono più applicate da quasi nessuna struttura ospedaliera.

Un sì alla vita che quindi diventa un obbligo, non più una scelta.

Da una parte si difende la vita, dall'altra si nega la possibilità di procreare a chi vorrebbe diventare genitore

Il che appare paradossale visto che gli stessi che promuovono simili posizione sono anche i primi ad opporsi contro chi, invece, una nuova vita vorrebbe generarla eccome e sarebbe disposto a tutto per realizzare il proprio sogno.

Che la vita germogliata dalle famiglie arcobaleno valga meno di quella concepita senza ricorrere ad alcun "aiutino" medico? Che chi insegue la genitorialità anche ricorrendo a supporti esterni (come nei casi della fecondazione eterologa, in passato osteggiata anche dall'attuale Ministro della Famiglia) meriti una vita di serie B? La risposta non può che essere negativa.

E allora lo diciamo anche noi: viva la vita!

Viva la vita piena d'amore.

Viva la vita che si rinnova.

Viva la vita libera e fatta di scelte.

Viva la vita che ci è stata donata ma che, purtroppo, a volte appare ben più complicata di quello che si possa pensare.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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