Le hanno fotografate con lo smartphone, le hanno spogliate virtualmente cancellando con un clic pantaloni e magliette, e hanno diffuso le immagini di nudo in rete. È accaduto in una scuola media in provincia di Latina, dove un gruppo di nove adolescenti è stato denunciato ed è sotto indagine dalla Procura dei minori di Roma per aver modificato le foto di cinque compagne di scuola e di una professoressa, denudandole, e aver fatto circolare i fotomontaggi hard su gruppi Whatsapp, Telegram e siti pornografici. I ragazzini autori della violenza sul web rischiano accuse gravissime di diffusione di materiale pedopornografico e diffamazione.
È un esempio drammatico di cattivo uso dei dispositivi tecnologici e della nuova frontiera dell’Ict, l’Intelligenza Artificiale, che, se utilizzata impropriamente, diventa uno strumento tanto potente quanto pericoloso. I fotomontaggi, che hanno per protagoniste le cinque 13enni e l’insegnante, sono stati realizzati con l’App “Bikinioff”, che nel giro di qualche secondo permette all’utente di denudare i soggetti di una fotografia e ottenere un’immagine di nudo spaventosamente realistica e verosimile. Si tratta, in sostanza, di una chat di Telegram, che, attraverso un bot di Intelligenza Artificiale con cui si dialoga, è in grado di restituire in modo credibile la nudità di una persona. Anche se è pagamento, la prima prova dell’App è gratuita.
Un’App che i nove alunni minorenni conoscevano bene e hanno utilizzato per spogliare cinque compagne di classe e una giovane docente della scuola media dove studiano. I ragazzini coinvolti si sono inviati a vicenda i fotomontaggi, li hanno diffusi su chat di Telegram e Whatsapp e li hanno mostrati ad amici e conoscenti sull’autobus. Secondo quanto riporta Il Messaggero, le immagini che ritraggono nuda l’insegnante si sono rivelate tanto realistiche e credibili da venire utilizzate da due siti pornografici, determinando una diffusione dei fotomontaggi hot che è sfuggita di mano agli studenti. La docente, ignara di quanto accaduto, dopo esserne stata informata ha chiesto e ottenuto la rimozione del materiale in rete, anche se il rischio è di una replica infinita tramite ulteriori software di IA generativa.
I genitori delle 13enni vittime della violenza in rete hanno denunciato gli autori del misfatto, che oggi sono indagati dalla Procura dei minori di Roma e rischiano accuse di diffusione di materiale pedopornografico e diffamazione.
Sulla vicenda è intervenuta Monica Sansoni, Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che ha sottolineato come App del genere «non sono semplici goliardate: le conseguenze sono gravi e non vanno sottovalutate né per le vittime né per gli autori di questi reati, come i ragazzini che hanno usato Bikinioff pensando di giocare con le loro amiche».
Il caso di Latina ha un antecedente recente. Nell’agosto 2022 due quattordicenni romani avevano utilizzato la medesima App per spogliare virtualmente una coetanea senza il suo consenso, diffondendo online le immagini senza veli ottenute artificialmente. Per mesi sulle teste dei due minorenni era rimasta sospesa l’accusa di produzione e diffusione di materiale pedopornografico, che alla fine si era conclusa ad aprile con l’archiviazione del caso per «imprudenza ascrivibile a leggerezza tipicamente giovanile». I due, secondo il Gip, avrebbero agito per immaturità.
Fatti come quello di Latina e di Roma rendono evidente l’urgenza di introdurre una valida educazione digitale nelle scuole, oltre a un’educazione affettiva e sessuale come materia di studio. Anche perché con i nuovi tools e le nuove frontiere della tecnologia quelle “imprudenze” sfuggono al controllo del singolo bullo e superano i confini della singola classe o scuola.
La vecchia “ora di informatica”, con docenti che a volte avevano meno dimestichezza dei loro alunni con i dispositivi tecnologici, è ormai stata abbandonata. L’educazione ai progressi dell’era digitale è oggi affidata all’insegnamento della “Tecnologia”, che – se va bene – si limita a fornire rudimentali direttive su come accendere il computer, utilizzare semplici programmi di calcolo, scrittura, rappresentazioni, e cercare informazioni in rete. Lezioni che purtroppo non stanno al passo della società “smartphoncentrica” di oggi e che non forniscono agli studenti gli strumenti adeguati per navigare in sicurezza sul web, utilizzare in modo coscienzioso e produttivo le nuove tecnologie e riconoscere potenzialità e insidie che si celano dietro a uno schermo.
L’altra grande assenza pesante nel piano di studi delle scuole dell’obbligo è quella dell’educazione affettiva e sessuale. Una carenza che era già stata messa in luce in seguito degli stupri di gruppo di Palermo e Caivano. Parlare di affettività e sessualità tra i banchi di scuola, trasmettendo agli studenti una cultura alla non violenza maschile di genere, è essenziale per riconoscere e combattere l’oggettificazione della donna, in qualsiasi forma si manifesti.