Dal momento della sua messa in onda, lo spot di Esselunga con protagonista una bambina che cerca di riavvicinare i genitori regalando una pesca al papà "da parte della mamma" ha immediatamente incendiato l'opinione pubblica: racconto emozionante o becera retorica sulla famiglia tradizionale?
Come spesso accade in questi casi, la discussione si è subito polarizzata in due fazioni ben contrapposte.
Da una parte c'è chi ha criticato aspramente la linea comunicativa dell'azienda, osservando come dietro al tono volutamente strappalacrime del video si celasse un messaggio subdolamente conservatore, volto a magnificare i valori della famiglia unita in contrapposizione alla tristezza patologica di chi invece decide di separarsi.
La sempre affilata penna di Selvaggia Lucarelli, per esempio, ha definito lo spot «un tentativo piuttosto riuscito di pubblicità emozionale, un Mulino con schizzi di fango in cui la famiglia separata è terreno fertile per la lacrimuccia facile».
Secondo Lucarelli, infatti, il corto di Esselunga vorrebbe riproporre lo stereotipo della famiglia infelice perché separata.
«Così come i matrimoni non sono tutti felici – ha chiosato la giornalista – le separazioni non sono necessariamente dei campi da guerra, soprattutto in un momento storico in cui i matrimoni non sono più prigioni, in cui rifarsi una vita è la normalità, in cui tanti genitori riescono a condividere la genitorialità anche senza condividere il letto».
Alcune testate hanno addirittura parlato di "passo indietro" nel campo dei diritti alla famiglia, preoccupate della china presa negli ultimi tempi dal dibattito socio-politico per tutto ciò che riguarda i bambini e i modelli familiari discostanti da quello "tradizionale".
Questa posizione, condivisa anche da tantissimi frequentatori dei social che non hanno mancato di esprimere il proprio disappunto, non è però la sola.
Un'altrettanto ampia fetta del Paese sembra infatti aver apprezzato molto lo stile e le scene mostrate dalla pubblicità, specchio di una realtà emotivamente complicata e (quella del divorzio) e che finalmente viene raccontata senza timore con gli occhi dei più piccoli.
Naturalmente il mondo della politica non ha perso tempo per mettere il proprio cappello sulla questione e, purtroppo esacernare ulteriormente i toni.
Se infatti da una parte l'esponente del Partito Democratico Pier Luigi Bersani ha parlato di una mossa commerciale poco edificante («Mi sembra davvero sbagliato, in questo e in altri casi, mettere in mezzo la sofferenza dei bambini su temi delicati per scopi commerciali», dall'altra parte dell'agone politico il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini è andato giù con l'accetta:
Dare voce ai tanti genitori separati, a quelle mamme e a quei papà quasi mai citati e spesso troppo dimenticati, al legame indissolubile con i figli. Trasformare uno spot in uno splendido messaggio di Amore e Famiglia merita solo sorrisi. Come fa certa gente a insultarlo e deriderlo solo perché non narra il "modello" che vorrebbero loro?
Parole decisamente più pacate quelle della Premier Giorgia Meloni, la quale ha definito ls spot «bello e toccante».
Insomma, un "bell'ambientino" direbbe qualcuno, anche perché – come spesso accade quando si discute su certi temi – simili speculazioni vengono compiute sulla pelle di migliaia di genitori e bambini che rischiano di finire scottati dal fuoco incrociato delle polemiche, con giudizi ed esasperazioni che non portano mai nulla di buono nell'ottica di un dialogo costruttivo.
«Il video è una pubblicità che fa leva sugli aspetti emotivi, ma lo fa raccontando un pezzo di vita, un pezzo di sofferenza dei bambini che nella maggior parte dei casi vivono la separazione dei genitori come un momento di grossa difficoltà» spiega Elisabetta Lupi, psicologa e membro del Comitato Socio-Scientifico di Wamily, la quale consiglia di riportare il focus sull'effettiva dimensione commerciale del prodotto, senza lanciarsi in esagerazioni sia favorevoli che contrarie.
«Il tentativo di riconciliazione della bambina è dunque una delle risposte classiche dei più piccoli, un pezzo di realtà che viene raccontato. Dopo la rabbia si prova a riappacificare le parti e questo non deve essere né banalizzato, né ridicolizzato» conclude Lupi.
Tralasciando dunque le personali interpretazioni e le diverse sensibilità di ciascuno di noi riguardo determinati argomenti, l'affaire Esselunga ci mostra una volta di più come la famiglia e le sue numerose sfaccettature rimangano un punto cruciale all'interno del dibattito pubblico, un terreno di scontro dove approcci ideologici e strumentalizzazioni (volute o involontarie) rischiano di distogliere l'attenzione dai veri problemi che tutt'ora attanagliano migliaia di genitori e figli.