Ogni famiglia è diversa e ha equilibri che nessun altro può comprendere. C'è chi avrebbe voluto tanti figli e invece con fatica e sacrificio è riuscito ad accoglierne uno, chi incastra giornate frenetiche tra lavoro, scuola e tempo libero, chi invece di figli ha scelto di non averne perché la sua vita era già bella così.
In occasione dell'inizio del meraviglioso viaggio editoriale del nostro magazine, abbiamo incontrato tante persone, estranee tra loro e con vite differenti. Ci siamo fatti raccontare le loro storie e attraverso queste testimonianze -tutte personali e per questo uniche- vogliamo gridarlo forte e chiaro: non esiste un modo solo di essere famiglia e ognuno di essi è bello, giusto e senza eguali.
Caos e felicità
Famiglia è caos e felicità. E lo abbiamo capito nitidamente dalla determinazione dei 20 anni di Margherita, che ci ha raccontato di lei nella sua casa piena di fratelli e animali. «La mia famiglia è composta da me, i miei tre fratelli, le mie mamme Mary e Francy e i nostri svariati animali». Così si è presentata durante la nostra chiacchierata, mentre dietro la porta della sua cameretta c'era un po' di confusione proprio per via della sua super famiglia.
È anche dalla capacità di incastrare il disordine di impegni e attività che una famiglia si può riconoscere a kilometri di distanza, come fanno Antonio e Betty che vivono insieme ad Alice di 5 anni e Giorgia di 9 anni, nate dalle loro precedenti relazioni. «In casa siamo in quattro, in tre o in due, a seconda dei giorni: è tutto un incastro. Non siamo una famiglia felice e perfetta, ma passo dopo passo abbiamo costruito la nostra felicità per il bene dei figli», ci hanno confidato.
Attesa e tenacia
Abbiamo ascoltato la sofferenza di chi figli non riusciva ad averne e ha dovuto affrontare un iter lungo e faticoso per abbracciare il proprio bambino. E poco cambia se arrivato attraverso un percorso di procreazione medicalmente assistita o dopo un viaggio dall'altra parte del mondo per andare a prenderlo.
«La mia storia ha un lieto fine! Il miracolo tanto desiderato si è fatto aspettare, ma poi è arrivato», ci ha raccontato Enza, mamma di Manfredi di quasi 2 anni, nato attraverso la PMA. «Quando è arrivato nostro figlio ci siamo dimenticati tutto: tutte le fatiche fatte prima. Forse perché poi lo sguardo è solo proiettato al futuro con lui», ha ricordato Micaela, che insieme al marito Paolo ha adottato Jimmy dalla Colombia quando aveva 2 anni e mezzo. La gioia, la serenità e il senso di completezza provato da Enza e Micaela dopo aver avuto tra le braccia il proprio figlio erano gli stessi.
Equilibrio e normalità
Roberta e Michele, sposati dal 2016 e genitori della piccola Blu di quasi 4 anni, ci hanno spiegato la loro normalità fatta di traguardi raggiunti e piccole imperfezioni: «La figura dei genitori va normalizzata, perché non è vero che tutto è perfetto. Ogni mamma, ogni papà, ogni bambino ha la sua giornata sì e quella no. Anche noi tre sbagliamo, ci chiediamo scusa e ricominciamo».
Non sempre, però, i figli rappresentano il naturale completamento della vita di coppia. C'è chi, come Marta, è felice ed appagata come donna, come compagna e come professionista. Per questo insieme al compagno con cui sta da 10 anni ha convintamente scelto di non avere figli: «Per me la famiglia è un nucleo, composto da me e dal mio compagno, un posto dove posso tornare sentendomi sempre accolta e a mio agio. Abbiamo trovato un equilibrio che non richiede aggiunte, ogni giorno creiamo la nostra famiglia, semplicemente stando insieme noi due».
Conquista e coraggio
Con profondo rispetto abbiamo anche conosciuto l'impegno di chi convive con una grave disabilità del figlio e ogni giorno gioisce degli obiettivi raggiunti e dei piccoli sorrisi: «Siamo riusciti ad essere felici, a rendere felice nostro figlio, ad allargare la famiglia. La disabilità, pur provocando rabbia, ti apre gli occhi sul senso reale della vita e ti insegna ad essere felice delle piccole cose. Sofferenza e rabbia possono trasformarsi in forza e amore come in tutte le famiglie, anche se in una quotidianità differente e alternativa, ma felice». Così Gabriele e Jessica, genitori di Edoardo di 4 anni affetto da tetraparesi spastica, hanno trasformato le loro giornate.
Poi c'è tutta la freschezza di chi, come Yasmine, ci ha parlato della sua vita in Italia, Paese in cui è arrivata dal Marocco 19 anni fa, quando di anni ne aveva solo 2: «Sono cresciuta qui, ho frequentato qui tutte le scuole, dall'asilo fino all'Università e oggi frequento il terzo anno di Giurisprudenza. Sento l'Italia come la mia casa e quando vado in Marocco è come partire per una vacanza o per un viaggio di ritorno alle origini».
Ci vuole coraggio anche ad affrontare pregiudizi e critiche che la società, ma per fortuna solo nella sua parte più retrograda e meno accogliente, sa ancora lanciare. E lo sa bene Marta, che non ha voluto figli: «I giudizi più pesanti arrivano per lo più dagli uomini, non dalle donne. Questo a causa di un sessismo di fondo: la società è ancora permeata da un fare paternalistico»
Determinazione e presenza
Famiglia è anche decidere di avere un figlio, voluto e immaginato da sempre, anche quando la vita non ha messo sulla nostra strada la persona giusta o semplicemente quando l'istinto genitoriale è stato più forte di tutto. Così forte da intraprendere questo viaggio da soli, come ha fatto Sara che è mamma single della piccola Bianca, arrivata attraverso un iter di procreazione assistita: «Voglio rendere mia figlia fiera della scelta e del percorso fatto per averla. Sogno che un giorno andando a scuola possa dire: "La mia famiglia è unica perché la mia mamma ha fatto di tutto per avermi"».
Famiglia è certamente chi ogni giorno è accanto a noi e con noi divide momenti belli e momenti brutti, non chi semplicemente non è mai esistito. Ciò che conta è chi c'è, non chi non esiste: «A me non manca un padre, anche perché: come può mancarmi qualcosa che non ho mai avuto? Per me avere due madri è normalissimo, è avere un genitore come un altro, semplicemente l'uno dello stesso sesso dell'altro», ha affermato con tranquillità Margherita, figlia di Mary e Francy.
Tutele e diritti
Non basta l'amore, però. Da solo non può risolvere i problemi e non può dare tutele. La famiglia può accudire ed educare, ma per vivere serenamente servono anche diritti e certezze. Yasmine, nonostante sia in Italia da quando aveva poco più di un anno e mezzo, si sente ancora diversa dai suoi coetanei: «Ho 21 anni, quasi 22, e non ho ancora la cittadinanza italiana. Vorrei continuare a vivere qui anche in futuro: amo l'Italia e se con la mia famiglia siamo ancora qui è perché stiamo bene e siamo trattati bene. Avere la cittadinanza però è fondamentale, non solo per il senso di appartenenza, ma anche perché garantisce tutta una serie di cose».
Tra i diritti che ogni bambino dovrebbe vedersi garantiti c'è anche il riconoscimento legale dei genitori che l'hanno voluto, amato e che ogni giorno sono responsabili della sua crescita. Ma non per tutti è così. «Fino ai miei 16 anni non ho avuto alcun legame legale con la mia mamma (non biologica, ndr) e i miei fratelli. Poi grazie al sindaco di Milano Beppe Sala, ho attenuto il riconoscimento. Io e tanti altri figli di famiglie omogenitoriali ci siamo sentiti dire da alcuni politici che le nostre famiglie sono sbagliate. Chi fa dichiarazioni di questo tipo dovrebbe riflettere molto prima di parlare: non sono le mie madri a farmi del male, sono queste affermazioni a farci soffrire. Io sono una cittadina italiana e chi avrebbe dovuto tutelarmi diceva che non sarei dovuta esistere», si è sfogata Margherita.
Anche per i bimbi fragili o con gravi disabilità la situazione non è semplice e a subirne le conseguenze non è solo il bambino, ma l'intera famiglia. Si tratta di genitori che, oltre a dover affrontare le difficoltà che la disabilità di un figlio comporta, devono far fronte a enormi spese e sacrifici. «Il problema non è la disabilità di nostro figlio, ma il fatto che dobbiamo lottare contro tutto e tutti per ottenere quello che ci spetterebbe di diritto. E purtroppo non tutte le famiglie hanno tempo di battagliare per i propri diritti come facciamo noi», hanno rivendicato con forza Gabriele e Jessica.
Verità e paura
Un genitore sa quanto sia importante essere sinceri con i propri figli, affinché essi possano comprendere e discernere. Anche quando farlo significa spiegare al bambino situazioni a volte complesse o particolari. «Le mie mamme mi hanno spiegato tutto fin da subito. A 4 anni, quando ho iniziato a frequentare l'asilo, sapevo già cosa dire e raccontavo la storia dell'ovetto e del semino che si erano incontrati e che poi le mie mamme mi avevano cresciuta», ha ricordato Margherita.
Ecco perché quello per cui tutti dovremmo lottare è un mondo trasparente, in cui non ci siano più tabù o pregiudizi, e in cui ogni bambino possa essere fiero della propria famiglia e di come essa si sia formata. «Ho acquistato diversi libri che raccontano ai bambini la PMA. Credo che fra qualche anno Manfredi sarà in grado di comprendere come è venuto al mondo e saprà che sta crescendo con una mamma che si sta impegnando per rendere questo mondo più trasparente», ha affermato Enza.
Con semplicità e naturalezza anche i percorsi più complessi, impegnativi e a volte dolorosi possono essere compresi e accolti dai bambini, rispettando sempre i loro tempi e le loro esigenze. «L'abbandono è una parte importante della storia dei bambini adottati, va accolta e rivalorizzata, anche perché è ciò che servirà al piccolo per superare le sue paure e i suoi dolori», ci ha raccontato Micaela parlando di suo figlio Jimmy.
Qualità e pazienza
In una famiglia del 2023 il tempo è limitato, gli impegni incalzano e arriva così la paura di non farcela a conciliare tutto. Ecco perché quel che più conta è la qualità delle ore trascorse insieme: «Avere il tempo per crescere un bimbo è qualcosa che non tutti possono permettersi, eppure i più piccoli hanno bisogno di molte attenzioni. Se non si hanno aiuti e si riesce a vederli solo poche ore al giorno, è ancora più difficile essere genitori», hanno spiegato Michele e Roberta, genitori di Blu.
Ma non sono solo abilissimi "ottimizzatori" di tempo e qualità, i genitori sanno anche avere tanta pazienza. Ingrediente necessario affinché, forse, ogni cosa possa pian piano andare al suo posto, oppure farci scoprire resilienti e capaci di adattarci a strade nuove e inaspettate. «Chi è dovuto ricorrere alla PMA, conosce le emozioni che ci sono dietro alla ricerca di un figlio. Bisogna mettere in conto eventuali fallimenti, difficoltà emotive e relazionali, i ripetuti test di gravidanza negativi. E bisogna imparare a fare i conti con se stessi», ha ammesso Enza, che per diventare mamma di Manfredi ha dovuto affrontare diversi tentativi di procreazione assistita.
Un viaggio di comunità e condivisione
E allora cosa è la famiglia? Tutto questo, e molto altro. È fatica, attesa, caos, pazienza. Ma anche resilienza, diritti e coraggio. Questo vogliamo raccontare su Wamily da oggi: insieme a voi che ci leggerete vogliamo partire per un viaggio, andando alla scoperta di tutti i diversi modi di essere famiglia.
Vogliamo gioire per un test di gravidanza positivo e preoccuparci quando quel figlio proprio non arriva. Saremo insieme quando dovremo organizzare i turni di lavoro in base ai giorni in cui la scuola sarà chiusa e quando il piccolo sarà a letto con la febbre alta. Festeggeremo quando ogni bambino nato in Italia, che qui cresce e frequenta le scuole sarà un cittadino italiano e quando ogni figlio di due mamme o due papà vedrà riconosciuto il suo sacrosanto diritto ad avere due genitori anche per la legge italiana.
«Famiglia è condivisione di spazi e di idee, amore da scambiarsi a vicenda e rispetto. Ma famiglia è anche il primo esempio di società e se si impara a vivere bene tra le mura di casa, sarà poi più facile vivere bene anche fuori». In queste bellissime parole di Michele e Roberta, sposati dal 2016 e dal 2019 genitori della piccola Blu, è racchiuso quello che per noi è il significato profondo della famiglia.