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27 Febbraio 2023
9:00

Trauma cranico nei bambini: cosa fare se il piccolo sbatte la testa?

Il trauma cranico nei bambini di età compresa tra gli 0 e i 2 anni è la maggiore causa di accesso in Pronto Soccorso. Nella maggior parte dei casi si risolve tutto con un po’ di ghiaccio e l’osservazione del piccolo. Ci sono però dei campanelli d’allarme che non possono lasciarci indifferenti e ci devono far immediatamente contattare uno specialista. Ne abbiamo parlato con la pediatra Valentina Paolucci.

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Trauma cranico nei bambini: cosa fare se il piccolo sbatte la testa?
In collaborazione con la Dott.ssa Valentina Paolucci
Pediatra
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Il trauma cranico dei bambini è lo spauracchio di tutti i genitori, eppure è la principale causa di accesso al Pronto Soccorso nella fascia d'età 0-2 anni.

I bambini tra i 6 e i 10 mesi iniziano a gattonare, mettersi a carponi per loro non è solo un modo per spostarsi più velocemente, è anche la possibilità di conoscere in autonomia lo spazio che li circonda.

Noi genitori siamo divisi tra due sentimenti: la preoccupazione, se il nostro piccolo non ha ancora iniziato a spostarsi da solo e l’ansia che si faccia male, se invece ha iniziato. Perché i pargoli sono così goffi quando si muovono, non hanno ancora interiorizzato la paura del potersi fare male, e noi dobbiamo respirare profondamente, sederci e accettare che il piccolo si ammacchi un po’.

«Il bambino deve poter cadere, l’importante è che lo faccia in un ambiente sicuro». Sono queste le parole della pediatra Valentina Paolucci, meglio conosciuta sul web anche come "La dottoressa dei bambini", che ci ha spiegato cosa fare e cosa non fare se il nostro bimbo ha sbattuto la testa.

Cos’è il trauma cranico

Parliamo di trauma cranico nei bambini, quando la testa del pargolo sbatte contro una superficie dura e quindi si ferisce o comunque subisce una botta. Può accadere per svariati motivi, teniamo presente che il piccolo sta imparando a muoversi, è instabile, può inciampare. Alcune volte invece capita che noi genitori siamo stanchi o distratti e mentre cambiamo il bimbo sul fasciatoio, ci giriamo una frazione di secondo per prendere una salviettina, e il piccolo cade.

«“Il battesimo del genitore”, così io chiamo la prima caduta del bambino dal seggiolone o dal lettino», ci dice la pediatra Valentina Paolucci.

trauma cranico

Ci sono poi, in percentuale minore, i traumi dovuti agli incidenti sulla strada, dalla caduta dalla bicicletta, quando il piccolo impara a pedalare, a episodi più gravi, come un incidente in macchina o un investimento sull’asfalto.

In generale, tendono a incorrere nel trauma cranico prevalentemente i bimbi maschi di età compresa tra gli 0 e i 2 anni, come ci dice la dottoressa Valentina Paolucci: «Non c’è una spiegazione scientifica, ma per la mia esperienza di pediatra noto che i maschietti sono più fisici e vivaci e tendono a cadere più spesso».

Cosa fare dopo la caduta

Il bambino ci chiama gridando il nostro nome, se non ha ancora imparato a parlare scoppia in un fragoroso pianto, e noi ci spaventiamo moltissimo.

«La risposta vigorosa a un trauma è un bene, il piccolo è attivo e risponde al dolore e allo spavento così», tranquillizza la dottoressa Valentina Paolucci. Sia se abbiamo assistito alla scena, sia se eravamo distratti o in un’altra stanza, dobbiamo toccare la zona che ha subito la botta. Capiamo se c’è una ferita, un bernoccolo, se il bambino strilla anche solo al contatto.

Una perdita di sangue, anche notevole, è tipica, in caso di scontro con uno spigolo, per esempio, perché il nostro cuoio capelluto è pieno di vasi sanguigni. Proviamo a spostare dolcemente i capelli del bimbo, per valutare l’entità del taglio, poi tamponiamo la ferita con una garza sterile, imbevuta di disinfettante.

trauma cranico

Poi applichiamo sulla zona qualcosa di freddo, che sia ghiaccio, gel pack o la comune busta di piselli, ricordiamoci che tutto viene dal freezer.  La temperatura di questi oggetti è molto bassa, non si possono tenere questi oggetti a contatto diretto con la pelle del bambino.

«Per evitare ustioni, avvolgiamo attorno al ghiaccio un panno morbido. Applichiamolo, poi, per non più di 10 minuti, ogni mezz’ora finché il piccolo smette di lamentarsi».

Suggerisce la pediatra Valentina Paolucci.

L’osservazione dopo il trauma

Noi genitori siamo i migliori osservatori dei nostri piccoli, conosciamo le loro abitudini e le loro reazioni. Con ciò non stiamo dicendo che il piccolo non debba essere portato da uno specialista, anzi, è bene far controllare la situazione in Pronto Soccorso o da un pediatra, perché potremmo sottovalutare situazioni meritevoli di attenzione, che uno specialista può individuare.

È fondamentale tenere monitorato il bambino per le 24-48 ore successive al trauma e valutare i parametri che ci ha suggerito la dottoressa Paolucci, che ha anche sfatato diversi falsi miti.

  • Il vomito: ci hanno sempre detto che è il segnale evidente di un trauma cranico grave, può essere così ma il vomito deve avere delle caratteristiche. «Se il bambino cade dal seggiolone, mentre sta mangiando e inizia a piangere disperato, è normale che possa vomitare. Se il piccolo rigurgita ripetutamente, lontano dai pasti o dal pianto, solo allora è un campanello d’allarme».
  • La sonnolenza: anche qui abbiamo tantissimi falsi miti, tra i quali la convinzione che il bambino vada assolutamente tenuto sveglio. In realtà non si dovrebbe fare, perché questo può stravolgere il suo quadro clinico. «Certo che un bambino ha comportamenti anomali se è abituato a dormire un certo numero di ore al giorno e noi non lo facciamo riposare». Parliamo di un sintomo evidente se invece il piccolo si addormenta improvvisamente mentre sta giocando o ha letargia e stanchezza atipica
  • La risvegliabilità: questo è il parametro da valutare parlando di sonno. Lasciamo dormire il piccolo negli orari ai quali è abituato, e punzecchiamolo per vedere come risponde agli stimoli, se risulta o no facile il risveglio
  • Episodi convulsivi: ci possono spaventare le convulsioni in un bambino che generalmente non le ha e non ha la febbre alta
  • Instabilità nella marcia: la notiamo nel piccolo che sa già camminare o gattona, se perde l’equilibrio, ciondola o fatica a spostarsi, qualcosa non va
  • Stato confusionale: l’evidenza di questa situazione si ha quando il bimbo straparla o sembra muoversi in maniera rallentata
  • Rigonfiamento della fontanella: nei neonati, che hanno ancora questa zona della testa esposta, se vi è un rigonfiamento può corrispondere ad un trauma cranico
  • Diplopia: è evidente nei bambini che sanno già parlare e lamentano di vedere doppio o sfocato
  • Il livido: un grosso livido, o l’assenza dello stesso non sono un segnale che può raccontarci la gravità del danno. «Capita che alcuni bambini nell’immediato sviluppino bozzi della grandezza di un mandarino o molto violacei, solo perchè hanno rotto dei capillari o una vena. Non per questo serve preoccuparsi eccessivamente».
  • Pianto inconsolabile: abbiamo già detto che un pianto vigoroso è più che normale ma un pianto inconsolabile che dura per ore, potrebbe essere la conseguenza di un dolore che il bambino prova dentro e non è visibile dall’esterno
  • Inappetenza: spesso collegata a nausea e vomito che sono tipici del trauma
  • Mal di testa molto forte
  • Epistassi: il sangue dal naso o dalle orecchie è un sintomo che immediatamente rimanda al trauma cranico

Cosa succede in pronto soccorso

Nel caso in cui il piccolo presentasse qualcuno dei sintomi elencati e, sentito uno specialista, ritenessimo che la cosa giusta sia recarci in Pronto Soccorso, teniamo presente che anche se il trauma è lieve al bimbo sarà data una priorità da codice giallo.

trauma cranico

Innanzitutto se il trauma è leggero si valutano eventuali ferite o lividi e se il piccolo fa fatica a stare dritto, quindi ha le vertigini. Se il piccolo è attivo e cosciente, se risponde agli stimoli e alle domande, nel caso in cui sapesse già parlare, viene tenuto in osservazione per qualche ora, poi mandato a casa, chiedendo alla famiglia di controllare che non compaiono i sintomi dei quali abbiamo parlato sopra.

Se il piccolo ha fatto un capitombolo da un’altezza considerevole o si è scontrato correndo contro una parete, stiamo parlando di trauma cranico che potrebbe essere più grave. In questo caso al piccolo viene fatta una TAC encefalo, per escludere eventuali lesioni al cervello, e viene tenuto in osservazione per un minimo di 6 ore.

Più il bimbo presenterà sintomi, più saranno le ore di osservazione in ospedale e gli interventi dei professionisti. In ogni caso ci dice la pediatra Valentina Paolucci: «è necessario rivolgersi a uno specialista, perché ci sono situazioni che magari il genitore sottovaluta ma sono meritevoli di attenzione».

Come prevenire un trauma cranico

La linea è sottile tra protezione ed eccessiva apprensione, è normale essere spaventati, la parola “trauma cranico” fa paura e i bambini, più sono piccoli e più ci sembrano fragili. Però non si può impedire loro di cadere, non sarebbe neanche giusto.

«Noi genitori dobbiamo lavorare sulla bonifica dell’ambiente. Per esempio, nel mio studio, tutti i mobili sono stondati, perché è un luogo frequentato dai bambini. Così potrebbe essere la sua cameretta, e qualsiasi altro ambiente della casa».

Dice la pediatra Valentina Paolucci. Possiamo poi usare degli accorgimenti, come evitare di avere i mobili o i divani in prossimità delle finestre, i bambini potrebbero arrampicarsi e sporgersi troppo. Oppure i mobili devono essere attaccati alla parete, il rischio è che al piccolo si ribalti addosso se, per esempio, tira un’anta verso di sè.

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Se in casa abbiamo una rampa di scale, conviene chiuderla con un cancelletto e in generale posizionare lontano da lì il fasciatoio o il girello o qualsiasi superficie sulla quale mettiamo il bambino.

«I caschetti morbidi per i bambini io li sconsiglio, sono fonte di stress per il piccolo e poi non possono proteggerlo quanto un ambiente sicuro».

Osserviamo il bimbo senza impedirgli di cadere

“Attento che cadi e sbatti la testa” è una delle frasi più dette da noi genitori, perché siamo terrorizzati dall’eventualità di un trauma grave a una delle parti più delicate del nostro corpo. Ma i bimbi possono cadere, anzi devono imparare a farlo. L’importante è fare del nostro meglio affinché si sentano tranquilli che anche dopo una caduta non gli accadrà nulla di grave, perché l’ambiente in cui sono è sicuro.

Può capitare comunque che il piccolo cada e non dobbiamo sentirci troppo in colpa, spesso servirebbero più occhi e più braccia di quelle che ci sono state date per tenere d’occhio il desiderio di spostarsi e conoscere del nostro bebè. Ricorriamo al Pronto Soccorso se necessario e sentiamoci liberi di chiamare il pediatra,«A volte quello che serve ai genitori e al bambino è semplicemente essere tranquillizzati».

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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