Sono state rilevate tracce di microplastiche e sostanze chimiche nel latte materno e nelle urine dei neonati, contaminanti che aumentano il rischio di obesità, pubertà precoce, diabete, disturbi neurocomportamentali durante l'infanzia. Da dove provengono gli inquinanti riscontrati? Dalle sostanze tossiche presenti in oggetti di uso quotidiano, come imballaggi di plastica che avvolgono gli alimenti al supermercato, stoviglie in plastica monouso, detergenti per il corpo, pesticidi, trucchi e cosmetici.
È quanto emerge per la prima volta dallo studio italiano, attualmente in corso, “Life Milch” (“Mother and Infants dyads: Lowering the impact of endocrine disrupting Chemicals in milk for a Healthy Life”), finanziato dall’UE e presentato a Bologna al congresso della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP). La ricerca, coordinata dall’Università di Parma in collaborazione all’Ausl-Irccs di Reggio Emilia e alle università di Firenze e Cagliari, ha l’obiettivo di valutare gli effetti degli interferenti endocrini sul neurosviluppo e la crescita infantile, analizzando in particolare il latte materno.
I risultati, tuttavia, non vogliono minimamente scoraggiare l’allattamento al seno, che rimane la forma di nutrimento ideale per i neonati, ma, al contrario, intendono promuovere una maggiore attenzione all’esposizione delle mamme alle sostanze tossiche durante la gravidanza e l'allattamento.
Lo studio
La presenza di microplastiche nel latte materno in realtà era già stata dimostrata in precedenti ricerche. A sorprendere e ad essere evidenziata per la prima volta con la ricerca italiana, invece, è la presenza di diversi contaminanti chimici nel latte materno e nell’urina dei neonati. Si tratta di agenti contaminanti chimici che comportano dei rischi per la salute – particolarmente vulnerabile – dei più piccoli, legati a obesità, pubertà precoce, diabete, disturbi neurocomportamentali.
Le sostanze inquinanti rilevate dai ricercatori prendendo a campione 654 coppie madre-figlio (dalla nascita fino al primo anno di vita), nello specifico, sono:
- Ftalati presenti negli plastiche degli imballaggi alimentari (fino al 70% nei campioni di latte materno e fino al 96% nei campioni di urine dei neonati)
- Bisfenolo A (attualmente bandito) presente nelle stoviglie di plastica monouso e nei detergenti per il corpo (fino al 44% nel latte e al 14% nelle urine)
- Glifosati, utilizzati come pesticidi (18%)
- Parabeni contenuti nei cosmetici (2,4)
Si tratta, quindi, di interferenti endocrini, cioè sostanze chimiche che alterano il sistema ormonale e che provengono da oggetti di uso quotidiano.
I consigli per prevenire l’esposizione alle sostanze chimiche
Per ridurre l’esposizione delle mamme in gravidanza e durante l’allattamento alle sostanze chimiche, gli esperti della Società Italiana Endocrinologia e Diabetologia hanno consigliato di:
- Limitare l’uso di plastica monouso e l’utilizzo di biberon non certificati
- Limitare l’utilizzo di contenitori di plastica per conservare e scaldare i cibi
- Se possibile non utilizzare solventi, pesticidi, erbicidi e fungicidi ed eventualmente utilizzare dispositivi di protezione durante il loro utilizzo
- Per l’igiene personale e la cosmesi utilizzare prodotti naturali
- Risciacquare a fondo frutta e verdura in scatola prima del consumo
- Consumare preferibilmente alimenti freschi e di stagione
- Seguire un’alimentazione varia con alimenti provenienti da fornitori diversi
- Scegliere un abbigliamento con tessuti naturali
I ricercatori, in sostanza, suggeriscono alle mamme di evitare cibi e bevande confezionate in plastica, cosmetici e dentifrici contenenti microplastiche e vestiti realizzati in tessuti sintetici.
L’allattamento al seno va protetto
I risultati dello studio non puntano a creare allarmismi, come sottolineano gli esperti. Il latte materno continua ad essere il nutrimento ideale per i neonati, raccomandato dall’Oms in forma esclusiva fino ad almeno i primi 6 mesi di vita dei più piccoli. Il latte prodotto dal seno della mamma infatti contiene gli anticorpi che aiutano a proteggere i poppanti da diverse malattie infantili comuni e a fornire l’energia e i nutrienti che i pargoli richiedono nei primi mesi di vita. Piuttosto, quel che si vuole incentivare, è una particolare attenzione all’esposizione agli inquinanti durante la gravidanza e l’allattamento.
«L’allattamento al seno è benefico per la salute e la crescita del bambino e non va sospeso ma protetto, prevenendo l’esposizione agli interferenti endocrini e agendo sulle abitudini nutrizionali e sullo stile di vita delle donne durante la gravidanza e l’allattamento – ha commentato, come riporta il Quotidiano Sanità, Mariacarolina Salerno, della Siedp e direttore dell’Unità di Pediatria Endocrinologica del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali dell’Università Federico II di Napoli –. Studi come il nostro non devono sospendere questa pratica ma sensibilizzare le donne a ridurre l’esposizione a sostanze tossiche e fare pressioni sulle istituzioni affinché promuovano leggi che riducano l’inquinamento ambientale».