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18 Maggio 2023
12:30

Trovati i genitori per Enea, il neonato lasciato nella Culla per la Vita a Pasqua

Il Tribunale dei Minori ha scelto la coppia che si occuperà di Enea, il piccolo lasciato lo scorso 9 aprile nella Culla per la Vita del Policlinico di Milano. Si tratta di due giovani che hanno appena concluso l’iter di adozione e non conoscono né gli antecedenti, né il nome, né la data di nascita di Enea. Vediamo come funziona l’adozione in caso di neonati lasciati nelle Culle per la Vita.

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Trovati i genitori per Enea, il neonato lasciato nella Culla per la Vita a Pasqua
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Ha una casa, due genitori, una famiglia, e non si chiama più Enea. Il neonato che nel giorno di Pasqua era stato trovato nella Culla per la Vita del Policlinico di Milano ha finalmente una mamma e un papà che si occuperanno di lui. Tra le cinque famiglie risultate idonee all’istituto giuridico, il Tribunale dei Minori ha selezionato quella che si prenderà cura del piccolo. Si tratta di una giovane coppia residente in Lombardia, che ha appena concluso l’iter per diventare genitori adottivi.

La vicenda

È trascorso poco più di un mese dal 9 aprile, quando una mamma aveva affidato alle cure della clinica Mangiagalli di Milano il piccolo, lasciandolo nella Culla per la Vita che sorge in uno spazio appartato del Policlinico meneghino. Insieme al neonato, i medici avevano trovato una commovente lettera, in cui la donna rivelava il nome del figlio, «Enea», e spiegava di non poterlo tenere. Oggi, il neonato è stato adottato (o, meglio, "pre-adottato") da una delle oltre 500 coppie in attesa, ha un nuovo nome e una nuova data di nascita. Modifiche apportate per preservare la sua privacy, e per tutelare quel diritto all’anonimato che, nei giorni seguenti al suo ritrovamento, era stato leso.

Il Tribunale per Minorenni non ha disatteso le tempistiche previste inizialmente dalla presidente del Tribunale Maria Carla Gatto. L’organo giudiziario, infatti, ha impiegato circa un mese per scegliere, dopo un’attenta analisi, la famiglia ritenuta idonea e nelle condizioni per occuparsene, tra le cinque selezionate in partenza. I genitori individuati per accogliere il piccolo vivono in Lombardia, hanno da poco concluso l’iter per l’adozione (che dura circa un anno) e non sarebbero a conoscenza della storia precedente del neonato e del suo vecchio nome.

Come funziona l’adozione di neonati lasciati nella Culla per la Vita

Una mamma che non vuole o non può tenere un figlio ha la possibilità di partorire in ospedale in sicurezza e in assoluto anonimato, come previsto dal Dpr 396/2000, affidandolo alle cure del personale medico prima di andarsene. Esistono, poi, degli spazi in cui, per legge, è consentito abbandonare legalmente un neonato, tra cui figurano, appunto, le Culle per la Vita. Ne esistono circa una cinquantina in Italia e una è quella della Clinica Mangiagalli di Milano, dove è stato trovato il piccolo nel giorno di Pasqua. Inizialmente – come è accaduto nel caso di Enea – il Tribunale dei Minori affida la patria potestà al reparto ospedaliero che si sta occupando del neonato, prima di individuare una famiglia adatta per l’adozione. Una procedura grazie alla quale in tempi brevi il neonato viene dichiarato adottabile e arriva tra le braccia dei nuovi genitori.

Quando un neonato è lasciato in ospedale, infatti, i giudici onorari hanno già a disposizione una lista di coppie che hanno presentato la richiesta di adozione nazionale al Tribunale e hanno superato positivamente un’indagine condotta dai servizi sociali. Coppie eterosessuali che hanno già completato l’iter di adozione e presentano una serie di requisiti. Gli aspiranti mamme e papà, infatti, devono, tra le altre cose, essere sposati e conviventi in modo stabile e continuativo da almeno 3 anni e devono avere almeno 18 anni e al massimo 45 in più del minore.

Tra le cinque coppie, viene scelta quella più adatta alle esigenze del piccolo. Una volta individuata, viene avvisata del rischio giuridico, cioè della possibilità che il neonato venga riconosciuto dai genitori biologici e che, quindi, venga sospeso il suo stato di adottabilità. Un rischio minimo, specie nel caso di un neonato lasciato in ospedale. Abbinato il piccolo alla coppia, segue un periodo di “affidamento pre adottivo”, durante il quale il bambino ha una figura di riferimento, che non sono i genitori, bensì un tutore legale. Questo periodo ha una durata variabile, che dipende dalle tempistiche del Tribunale dei Minorenni che hanno in carico il neonato (nel caso di Enea, quello di Milano).

Per i piccoli affidati temporaneamente a un reparto di neonatologia, quindi, non essendo stati riconosciuti alla nascita, la procedura di adozione è più snella e veloce. Ma i minori che ogni anno nel nostro Paese vengono dichiarati in stato di adottabilità  sono oltre 1.000, secondo i dati riportati dall’Anfaa. Bambini e bambine in attesa di trovare una casa.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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