Il pranzo di Natale è alle porte, e mentre gli spot pubblicitari lo descrivono come un momento di convivialità e gioia, durante il quale si sorride anche quando si chiede al nonno di passarci il sale, per altri è un momento ben diverso. Il pranzo di Natale per qualcuno è una data da segnare in rosso sul calendario, come se fosse quella dell'esame più difficile del corso di laurea, in attesa della quale si spera sempre che la fine del mondo arrivi prima. Ma quel giorno arriverà e noi non saremo mai veramente pronti, né alle domande dei prof, né tantomeno a quelle scomode dei parenti.
Perché anche questo pranzo non sia indigesto, ecco un manuale in 6 punti, ciascuno rappresenta una domanda da non fare più a nipoti, parenti, cugini amici, per fare in modo che nel passare il sale nessuno infilzi una forchetta nella mano del vicino.
Ma non mangi niente? Ci credo che sei così magro/a
Sono 55milioni le persone che nel mondo soffrono di DCA, disturbi del comportamento alimentare, quali anoressia o binge eating, 3 milioni di loro risiedono nel nostro Paese. Secondo l'ultima ricerca svolta dall'Istituto Superiore di Sanità il 59% degli utenti che in Italia chiedono aiuto in un centro specializzato hanno tra i 13 e 25 anni di età, il 6% meno di 12 anni. Quindi sì quel nipote o quella nipote che fatica a mangiare, piange tra una portata e l'altra o scalpita per abbandonare la tavola, e vi sembra molto dimagrito, potrebbe star soffrendo di un disturbo alimentare. La nostra opinione personale sul suo peso non gli importa davvero nulla, piuttosto facciamogli capire che gli siamo vicini, non forziamolo a mangiare ciò che non vuole, lasciamo che sia lui a scegliere cosa e quando mangiare. Se il suo segnaposto è posizionato in un punto, ma si sente più sereno a fianco di qualcun altro, lasciamolo sedere dove desidera. In ultimo, se siamo a conoscenza della situazione, cerchiamo di invitare anche gli altri commensali ad essere delicati e assicuriamoci che abbia chiesto aiuto a qualcuno.
No ai ricatti emotivi, con i bimbi o con chi è cresciuto, «Non ti piace, ma ci ho messo tutto il mio impegno», «Non lo mangi? Allora non mi vuoi bene» il cibo è nutrimento, non c'entra nulla con l'affetto, che non si guadagna.
In ultimo il commensale evidentemente dimagrito, potrebbe semplicemente star passando un periodo molto stressante della propria vita. In un momento di calma, anche una volta trascorse le feste, piuttosto che commentare il suo fisico davanti a tutti, chiamiamolo o chiediamogli di parlare, un semplice: «Come stai?» o «Posso essere d'aiuto?» possono essere la soluzione.
Ti vedo ingrassata, non sarai mica incinta?
Premio per il tatto a chi ha il coraggio di chiedere con leggerezza a una donna se è in dolce attesa. No, non è carino domandare a una donna se è incinta, neanche se quel pancino ci sembra quello del terzo mese di gravidanza.
Innanzitutto i commenti sul fisico altrui non andrebbero mai fatti, in secondo luogo dare per scontato che una donna voglia diventare madre e soprattutto possa, è estremamente sbagliato. Magari si sta sottoponendo a una cura ormonale, perché bimbi non riesce ad averne, peggio, potrebbe da poco aver vissuto un aborto o semplicemente aver messo su qualche chilo e vedersi benissimo così. Risparmiamo agli altri la nostra voglia irrefrenabile di fare commenti scomodi, almeno a Natale.
Ma come si comportano i tuoi figli a tavola? Sono terribili
Tra l'antipasto ricco di ogni prelibatezza e il primo piatto, che tarda ad arrivare, ecco che un urlo si alza dal tavolo dei bambini: «Papàààà ho rovesciato l'acqua!». E mentre mortificato il genitore si alza borbottando "te lo avevo detto di stare composto a tavola!", ecco che la zia dal fondo della tavolata dice sogghignando «Ma come si comportano i tuoi figli? Sono terribili».
Se c'è una cosa da evitare sempre sono i commenti sul modo di educare i figli degli altri, innanzitutto perché un bicchiere rovesciato è qualcosa che capita a tutti, in secondo luogo perché nessuno insegna a fare il genitore a nessuno. Quel genitore potrebbe star facendo il possibile per crescere il proprio figlio nel migliore dei modi e un commento, anche a sproposito come questo, potrebbe semplicemente farlo sentire sbagliato, inadeguato e confermare le sue paure.
Se ci da fastidio che i bambini si comportino come bambini, il problema è nostro, non dei loro genitori.
Non mangi carne? Ok ti ho fatto l'anatra
Sappiamo che per alcuni le tradizioni sono intoccabili e la lasagna si fa solo con il ragù, l'arrosto è solo di vitello e il polpettone sempre alla carne.
Si può fare uno strappo alla regola, anzi si deve se qualcuno dei commensali è vegetariano o vegano, informiamoci sulle sue scelte, chiediamogli a telefono cosa vuole mangiare o accettiamo che sia lui a portare una portata per tutti. Deridere una persona o scherzare su una scelta etica non è la cosa giusta, tanto meno obbligarla a mangiare qualcosa che si sta impegnando, per il Pianeta, ad eliminare dalla sua alimentazione.
Ma la fidanzatina?
Sono 3.331.000 i single in Italia, e almeno la metà di loro anche questo Natale si sentirà chiedere «Ma la fidanzatina?». Quasi nessuno risponderà:«Ma i fatti tuoi?». Eppure dovrebbe.
Ci sono domande, fatte in assoluta buona fede, che sono davvero fuori luogo, perché mai dovremmo interessarci dei tempi con i quali le persone si innamorano? E perché mai dovrebbero per forza volersi fidanzare le persone?
Questa domanda da per scontate molte cose, che il nostro interlocutore non abbia scelto di essere single ma si sia ritrovato in questa situazione, che non abbia da poco subito una rottura, che sia eterosessuale, soprattutto che voglia parlare proprio con noi della sua vita privata. Magari ha anche voglia di sbottonarsi, ma di sicuro dopo una domanda del genere si riabbottonerà il cappotto per uscire da casa nostra.
Quando lo fai un figlio?
A questa domanda scomoda è dedicato un intero articolo, poiché è una delle più gettonate, sempre. Peccato che il nostro orologio biologico al polso lo abbiamo solo noi. Il commensale al quale abbiamo rivolto la domanda potrebbe non desiderare figli, sì perché l'istinto di genitorialità non esiste, anche se vi sembra nel fiore degli anni ed innamorato. Oppure potrebbe voler tanto un figlio ma non riuscire proprio ad averlo, perché ha iniziato l'iter di adozione ma gli abbinamenti vanno sempre in fumo, perché le tecniche di PMA non sembrano funzionare, perché inizia a dubitare della propria sterilità o di quella del partner ma non ha il coraggio di aprire l'argomento.
Oppure potrebbe, insieme al suo compagno, non potere per il nostro Stato avere dei figli, perché semplicemente sono una coppia omogenitoriale e sanno che una volta nati i loro piccoli potrebbero essere inizialmente riconosciuti alla nascita poi improvvisamente vedersi tolti tutti i diritti e questa paura li frena.
Prendiamo o no questa laurea?
220mila sono i ragazzi italiani tra i 14 e i 19 anni che si dicono insoddisfatti della propria vita a causa della scuola, il 33% degli universitari soffre d'ansia e il 27% di depressione. E si conta il suicidio di un giovane ogni giorno purtroppo.
Non per imputare la colpa dell'infelicità umana solo agli studi. Tutti passiamo una fase della vita in cui ci sentiamo una barca nel bosco, né carne, né pesce, e puntualmente quando il nostro compagno di banco è al settimo cielo perché ha passato tutti gli esami della sessione, eccelle nello sport e ha a fianco la persona della sua vita. Questo per dire che l'università e i risultati, per i giovani, contano tanto e se la laurea tarda ad arrivare, non dobbiamo aggiungere a quel peso enorme che portano sulle spalle, ossia il non sentirsi all'altezza o il suo paragonarsi agli altri sempre migliori, le nostre domande scomode. Ad un ragazzo che non è ancora fuggito dal pranzo di Natale con i parenti, sorridiamo, chiediamo come sta, quali sono i suoi sogni, non come è andato l'ultimo esame di analisi, che tanto non passeremmo nemmeno noi.