L’allarme arriva dagli Stati Uniti, dove la moda della cosiddetta «tween skin care» (dall’inglese, la «cura del viso dei preadolescenti») è diventata un’ossessione che preoccupa i dermatologi. Ma è sufficiente un giro su TikTok per accorgersi che l’applicazione maniacale di creme e sieri ha già attecchito da tempo tra le nuove generazione pure in Italia: nelle tendenze di beauty contano migliaia di like i video in cui bambine e preadolescenti mostrano i passaggi della loro “skin care routine”, sfoderando dalla trousse decine di prodotti di bellezza e unguenti dal valore di centinaia di euro.
Non si tratta dell’ennesima colpa imputata alla Generazione Z, che ai media piace descrivere come irrecuperabilmente fragile, disorientata, insicura. I soggetti che si registrano davanti alla ring light mentre detergono e idratano la pelle del viso o applicano sotto agli occhi patch all’aloe per ridurre le occhiaie (come se ne avessero) hanno meno di 12 anni e appartengono alla Generazione Alpha, dei nati dal 2012 in avanti.
Nonostante vantino una pelle «liscia come quella di un bambino» – perché effettivamente di bambini si tratta – i tweens, su esempio di influencer e fanciulli più grandi, stendono strati di maschere, scrub, pomate sulla pelle, una pratica che, alla loro tenera età, risulta inutile, se non dannosa.
«Abbiamo iniziato a vedere i ragazzi dai 9 ai 13 anni in ambulatorio per consulenze cosmetiche con una certa regolarità – ha commentato la dottoressa Jessica Weiser, una dermatologa con sede a New York, come riporta la Cnn -. La barriera cutanea quando hai 9 anni non è completamente formata, non è pensata per gestire questo tipo di ingredienti». «Il collagene e l’elastina sono robusti nella pelle (dei bambini) – ha continuato la dermatologa –, quindi non hanno bisogno di quelle cose».
Ingredienti come retinolo, acidi esfolianti e vitamina C, contenuti in abbondante quantità in alcuni prodotti per la cura della pelle destinati agli adulti rischiano di danneggiare la barriera cutanea dei più piccoli. Se inadatti, sieri e creme possono causare acne, arrossamenti, secchezza, irritazioni in età prepuberale. Per limitare il pericolo, si consiglia di verificare che i prodotti utilizzati dai preadolescenti non riportino sulla confezione diciture come “antietà”, “rassodante” o “antirughe”, poiché generalmente contengono principi attivi non adeguati alla delicata pelle dei più giovani.
Ciò non significa tuttavia scoraggiare la cura del corpo da parte dei piccoli. Anzi, prendersi cura della pelle è un’ottima pratica. Semplicemente gli esperti raccomandano di scegliere prodotti adeguati all’età e di alleggerire la beauty routine, adattandola alle poche esigenze dei preadolescenti. I dermatologi consigliano di limitare i passaggi quotidiani a tre prodotti massimo (senza spendere cifre stratosferiche):
- un detergente delicato per rimuovere il sudore e l’olio accumulato nel corso della giornata
- una crema leggera per idratare la pelle durante la notte
- una crema solare per proteggere il viso di giorno dai raggi UVA e UVB
La foga per l’acquisto di maschere e pomate di bellezza di tendenza si traduce in un’ingente spesa da parte delle famiglie. Di recente su TikTok sono diventati popolari video con l’hashtag “SephoraKids” che immortalano bambine di circa 10 anni in estasi davanti a trucchi e creme esposti nei punti vendita della nota catena di profumerie francese. Le immagini, diventate virali, mostrano orde di preadolescenti intente a sperimentare i tester, a volte combinando qualche guaio, creando subbuglio all’interno del negozio o infastidendo commessi e clienti più anziani.
I nodi della skin care mania – oltre a quello della salute della pelle – sono legati all’esposizione dei minori a un pericoloso bombardamento di modelli estetici irraggiungibili e di costosi (e inutili) prodotti commerciali, che si ripercuote sulla salute mentale dei più piccoli, traducendosi in pressioni, aspettative, disagi da un lato e, dall’altro, in un business che lucra sui più piccoli.
Denish Shah, professore associato di marketing al Robinson College of Business della Georgia State University, ha confermato l’aumento delle vendite di prodotti di bellezza nelle fasce d’età preadolescenziali. «I preadolescenti non solo stanno invadendo i negozi Sephora, – ha dichiarato Shah alla BBC – ma stanno anche effettuando molti acquisti di questi prodotti online».
Secondo Statista, è previsto un tasso di crescita annuo di circa il 7,71% del mercato della cura della pelle per neonati e bambini, fino a raggiungere nel 2028 un volume di mercato di 380 milioni di dollari nel mondo.
Una preoccupazione eccessiva per l’aspetto fisico o un regime rigido e stringente di cura della pelle in tenera età rischia, tra l’altro, di celare disagi e disturbi più profondi a livello psicologico.
Il progressivo abbassamento dell’età in relazione alla cura dell’espetto esteriore è testimoniato pure dal contenuto delle circolari diramate negli istituti delle scuole in Italia. Negli ultimi anni più di un dirigente scolastico ha vietato, oltre all’abbigliamento non consono, le unghie lunghe in classe, oggi particolarmente di moda tra le studentesse più giovani. Le unghie lunghissime e colorate, a volte frutto di trattamenti di ricostruzioni, su cui vengono applicati prodotti come gel, acrilico o smalti semipermanenti, sono caldamente sconsigliate in tenera età sia per una questione di salute ungueale che di sicurezza, decoro nell’ambiente scolastico e didattica. A marzo 2023 la preside dell’Istituto Comprensivo di Alpignano, a Torino, aveva inviato alle famiglie una circolare sottolineando che le unghie lunghe rischiavano di «inficiare anche la valutazione sui compiti che svolgono in classe. Se, ad esempio, bisogna lavorare su una tavola da disegno e l’elaborato viene graffiato dal materiale artificiale dell’unghia è chiaro che il voto finale rischia di essere più basso e di vanificare il lavoro profuso», oltre che di ferire i compagni o interferire con lo sviluppo dell’unghia (che fino ai 16 anni circa non è concluso).
Il passaggio di staffetta dai giovani della Gen Z, insomma, ritenuti gli iniziatori della moda della skin care, ai tweens della Gen Alpha – che ai social, secondo la normativa vigente, non dovrebbero neppure avere accesso – si trascina dietro delle conseguenze da non sottovalutare.