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13 Marzo 2024
12:00

Un archivio di storie sulla genitorialità e sulla scelta di non avere figli: il progetto sardo

Annòtu è il primo archivio online audiovisivo sulla genitorialità: contiene storie, racconti, testimonianze, riflessioni, visioni raccolti in sardo, per parlare dell'essere o non essere genitori.

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Un archivio di storie sulla genitorialità e sulla scelta di non avere figli: il progetto sardo
genitorialità

Si chiama Annòtu ed è il primo archivio online audiovisivo sulla genitorialità e la non genitoralità, con tante testimonianze raccolte in sardo. Un archivio che contiene storie, racconti, riflessioni, visioni e molto altro ancora, per quello che riguarda la sfera intima della vita di uomini e donne e, in particolare, la decisione di diventare genitori oppure di non esserlo.

Annòtu (parola che significa "annotazione/archivio" fa parte dell'Archivio vivo, un album disponibile in rete e multimediale che contiene voci di donne e uomini. Appartiene al progetto Lunàdigas, nato 25 anni fa dalla volontà delle autrici e registe Nicoletta Nesler e Marilisa Piga per avere un luogo di condivisione e confronto su un tema importante come quello della genitorialità e non genitorialità. Oltre alle due autrici, il gruppo di lavoro è formato anche da Tore Cubeddu di Eja tv, Silvia Moretti archivista, Daniela Travaglini traduttrice, Amos Cardia ricercatore e responsabile linguistico del progetto, Giusy Salvio ricercatrice, Idee digitali (gruppo che si è occupato della post produzione).

Nicoletta Nesler, che insieme alla collega fondatrice è la regista anche del film documentario del 2016 Lunàdigas ovvero delle donne senza figli, in occasione della conferenza stampa di presentazione del progetto, ha spiegato che questo tema "non deve restare tabù, perché su queste scelte di vita si fanno sentire, e in maniera più pesante sulle donne, giudizi e uno stigma sociale".

L'archivio contiene, al momento, cinquanta video testimonianze raccolte in tutta la Sardegna, liberamente accessibili online, con sottotitoli in italiano o in inglese: i racconti, infatti, sono stati realizzati rispettando le varianti linguistiche che caratterizzano i territori di provenienza delle persone ascoltate.

Marilisa Piga aggiunge: "La lingua sarda ci fa viaggiare nel tempo riportandoci alle relazioni allargate, alla presenza accogliente della comunità. Si parte dalla Sardegna, ma l'idea è di coinvolgere altre lingue minoritarie con la loro ricchezza di vocaboli e di sfumature di senso che ben restituiscono l'ampiezza dei discorsi legati all'identità".

Tante le storie raccontate. C'è Costantina che, in catalano algherese, parla della scelta di non avere figli con il compagno per la paura di non poter dare loro il necessario e il desiderato. Oppure Amos racconta, in sardo campidanese, che "se da studente diventare padre era una condizione che temevo, da più adulto l'ho programmaticamente evitata. Oggi, sono felice di non avere figli". O, ancora, Carolina, che non riesce a immaginarsi senza figli (anche se ribadisce che la maternità deve essere una scelta) e spiega come le due gravidanze vissute a distanza di 17 anni l'una dall'altra siano state diverse.

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