Il congedo di maternità e paternità in Italia esiste. Ma solo per lavoratrici e lavoratori (e per questi ultimi è abbastanza limitato: l'obbligo è di soli dieci giorni). C'è però un'altra categoria che avrebbe bisogno delle stesse tutele e che al contrario troppo spesso è lasciata a se stessa. Si tratta degli studenti e delle studentesse universitari, che frequentano i corsi quasi a tempo pieno oppure conciliandole con un'altra professione e che, diventando neogenitori, si trovano in molti casi a perdere un anno di studio perché impossibilitati a seguire le lezioni in presenza. Qualcosa però si sta muovendo anche in questo senso, e in particolare a portare un primo esempio è la Statale di Milano.
Fino a questo momento, infatti, solo le studentesse di dottorato o scuola di specializzazione di area medica dell'Università degli Studi di Milano hanno diritto al congedo di maternità, ma nel prossimo periodo tutto potrebbe cambiare: l'ateneo milanese sta infatti intraprendendo una strada che potrebbe portare tutti i neogenitori – mamme e papà – a usufruire di una sorta di tutela della genitorialità, con speciali permessi universitari che permetterebbero di continuare il percorso di studi in maniera più elastica.
La notizia arriva da Repubblica: qui il senatore accademico Benedetto Longobardi ha rilasciato un'intervista in cui ha raccontato come la sua lista Unisì e la lista Studenti Indipendenti abbiano recentemente portato davanti alla commissione didattica e davanti al Senato accademico una mozione per chiedere nuove misure di tutela e sostegno alla genitorialità, non solo per quanto riguarda i lavoratori e le lavoratrici assunti da UniMi, ma anche per studenti e studentesse.
Se tutto andasse in porto, chi frequentasse un corso della Statale e diventasse genitore proprio durante il corso di studi avrebbe diritto (opzionale, non obbligatorio) a non presenziare alle lezioni in sede, seguendole invece da remoto. Tutto questo dai due mesi prima del parto e fino ai sei mesi di vita del bambino, sia nel caso di genitori biologici, sia per i genitori adottivi e affidatari.
Come spiega Longobardi a Repubblica, la proposta è arrivata dopo che un gruppo di neomamme di un corso di laurea di area sanitaria ha chiesto sostegno, in modo da poter conciliare la genitorialità con esami e lezioni in modo da non perdere l'anno e in modo da non andare fuoricorso.
Per ora si è acceso il dibattito, che prende in considerazione non solo l'ideologia dietro alla proposta, ma anche la fattibilità, essendo i corsi in presenza essenziali per le professioni mediche. L'approvazione del congedo parentale potrebbe quindi richiedere tempi lunghi, ma la bella notizia è che qualcosa s'è mosso. Il rettore Elio Franzini, a cui le neomamme si sono rivolte direttamente, ha per esempio sollecitato la Facoltà di Medicina a proseguire il discorso per trovare soluzioni in questo senso, ha svelato Longobardi.
La soluzione, peraltro, è già arrivata: le studentesse che avevano chiesto supporto l'hanno ricevuto e sono state pre-autorizzate a seguire le lezioni a distanza partendo dal semestre in arrivo. Per i laboratori e i tirocini resterà l'obbligo di frequentazione in presenza, per ovvie ragioni, ma l'Università ha capito che la tecnologia permette di essere più flessibili e che sarebbe uno spreco rinunciare alla possibilità di rendere la vita accademica più semplice, quando possibile. In questo caso andando incontro ai neogenitori, il cui percorso di studi si farà inevitabilmente più complesso.