Oggi, 10 settembre 2023, ricorre la giornata mondiale della prevenzione al suicidio, indetta dall'OMS. Da un recente studio svolto dal Telefono Amico, che si occupa di aiutare le persone in difficoltà a livello nazionale, è emerso che nel nostro Paese dall'inizio del 2023 le richieste di aiuto, per pensieri suicidi nei ragazzi sono aumentate del 37% rispetto al secondo semestre del 2022 e che il 29% di queste richieste viene proprio da giovani sotto i 26 anni.
Il suicidio, a volte, è il triste epilogo di fenomeni di bullismo e cyberbullismo, la piaga che corre veloce tra i giovani e i giovanissimi del nostro tempo. Abbiamo parlato con Luigi Fezza, Vicequestore della Polizia di Stato e Dirigente del Commissariato di Polizia di Pontedera che insieme ai suoi colleghi poliziotti si reca nelle scuole per sensibilizzare bambini e ragazzi sul tema. Durante le lezioni gli agenti fanno vedere ai piccoli alunni dei video che raccontano la storia di due ragazzi che si sono tolti la vita a causa dei bulli, per far capire loro che parlare, stare dalla parte della vittima e denunciare può fare la differenza.
Perché è importante che la Polizia si rechi nelle scuole a parlare di bullismo e cyberbullismo?
Perché è importante istruire bambini e ragazzi a un corretto uso delle parole, dei dispositivi digitali e alla consapevolezza delle loro azioni. Devono riflettere sulle conseguenze che i comportamenti scorretti hanno su di loro e sugli altri. Molto spesso le azioni dei ragazzi sfociano in veri e propri reati di cui loro non sono a conoscenza, o perché i genitori non li informano adeguatamente, o perché si affidano all'imitazione, ai consigli dei loro coetanei. È importante dunque che la Polizia intervenga per far presente quali sono i comportamenti umanamente e penalmente scorretti.
Gli insegnanti sono preparati a sufficienza sull'argomento del bullismo e del cyberbullismo?
La legge Carolina Picchio (legge 71/2017) prevede che ogni scuola abbia come riferimento un team di docenti che siano riferenti del cyberbullismo. Gli insegnanti, però, riescono a gestire i casi iniziali di bullismo e cyberbullismo, davanti a situazioni più complesse chiedono il nostro aiuto. Su Pontedera e altri 12 comuni, abbiamo infatti instaurato una rete di collegamento per tutte le scuole, elementari, medie e superiori. Nel caso in cui nelle scuole vi fosse una situazione particolare, i docenti sono tenuti a presentarcela e noi possiamo intervenire in due modi: sia dando consigli su come affrontare la situazione o se la situazione fosse molto grave, entrando in azione. Grazie alla segnalazione di una scuola, due anni fa abbiamo individuato una rete di pedo-pornografia online con sede all'estero. Questi malfattori cercavano di carpire del materiale pedo-pornografico, chiedendo tramite falsi profili fotografie e video a una ragazzina di appena 12 anni. Grazie a questa fitta rete di collaborazione abbiamo potuto individuare altri minori sottoposti a questa forma di ricatto in tutta Italia, intervenendo.
Da che cosa si può riconoscere un bullo o un cyberbullo?
Parliamo di bullismo non davanti al semplice atto violento, ma quando si verificano 3 fattori principali:
- Intenzionalità del comportamento aggressivo: il ragazzo deve aver intenzionalmente voluto compiere l'azione da bullo.
- Ripetitività dei comportamenti: si verificano veri e propri atti persecutori nei confronti della vittima.
- Asimmetria di potere tra vittima e aggressore: spesso i bulli aggrediscono in gruppo un'unica vittima, è evidente che c'è proprio un'asimmetria alla base.
Perché è così importante che un bambino denunci un atto di bullismo, anche se a compierlo è un suo amico?
Noi diciamo sempre che i bulli sono vigliacchi, se la prendono con chi non si sa difendere, ma che vivono proprio grazie al fatto che nessuno fa nulla per fermarli. Spesso chi non è vittima di bullismo pensa che il problema non sia suo, noi cerchiamo di far ragionare ragazzi e bambini sul fatto che i bulli esistono proprio grazie al fatto che gli altri fanno finta di non vedere.
Il bullo o il cyberbullo innanzitutto potrebbe cambiare obiettivo da un momento all'altro, consapevole che agisce indisturbato. Inoltre è decisamente meglio fare squadra, appoggiare la vittima isolando il bullo, piuttosto che lasciarla sola per paura dei bulli. Un'altra cosa che diciamo ai bambini è che il bullo non deve essere esaltato o gratificato per i suoi comportamenti. Se fa una battuta cattiva e tutti ridono, significa appoggiarlo, deve pensare invece che nessuno sia dalla sua parte. L'amicizia deve prevalere e il bullo va isolato.
Presentate ai bambini le estreme conseguenze alle quali il bullismo può portare?
Certo, io durante gli incontri nelle scuole faccio vedere sempre alcuni video che raccontano la storia di due ragazzi vittima di bullismo, che in risposta agli atteggiamenti violenti e persecutori dei coetanei, si sono tolti la vita.
Una è la storia di Carolina Picchio, vittima di un gruppo di coetanei che le fecero un video ad una festa e lo misero poi online. Nel filmato lei perde conoscenza a causa dell'alcol. Approfittando del suo malessere, alcuni ragazzi imitano su di lei delle violenze sessuali. Carolina viene vittimizzata una seconda volta quando la gente non si indigna per il video fatto circolare e per la violenza da lei subita, ma inizia a dire che la colpa è tutta sua. Questi comportamenti la portano a decidere di togliersi la vita.
Lo stesso fa Michele, vittima di bullismo a causa di un problema fisico. Lo perseguitano, in palestra addirittura lo "usano come una palla". Anche lui si chiude in se stesso e si suicida.
I suicidi tra i giovani sono in aumento, e si calcola che una vittima su dieci di bullismo o cyberbullismo abbia tentato o pensato al suicidio. Dati allarmanti di cui i ragazzi devono essere consapevoli.
Un bimbo che si accorge di un atto di bullismo, a chi si deve rivolgere?
Diciamo sempre che i ragazzi non devono fare gli eroi ma informare un adulto, un fratello maggiore, un professore, un insegnante. Chi è vittima di bullismo o a conoscenza di atti di bullismo deve parlare, non si deve tenere tutto dentro, altrimenti il problema non si risolverà.
Il bullo è un vigliacco e continua a prendersela con chi non reagisce denunciando. Spesso i bimbi dicono "ma noi abbiamo paura, poi il bullo ci picchia" io ribadisco loro che è importante infatti che il bullo non venga affrontato direttamente, ma chiedendo aiuto ai grandi o alle autorità. Agire poi può anche voler dire intervenire come gruppo classe a favore della vittima, isolando il bullo.