Uno screening obbligatorio per scoprire la propria riserva di ovociti e quindi per conoscere lo stato della propria fertilità: è questa l'idea del Ministero della Salute del Governo Meloni, che nei giorni scorsi ha esposto il progetto in occasione dell'incontro "Natalità: questione di coppia" promosso da Farmindustria con il patrocinio del Ministero per la Famiglia, alla presenza del ministro della Salute Orazio Schillaci e della ministra per la famiglia, per la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella.
Ad annunciare il progetto è stata Maria Rosaria Campitiello, ginecologa a capo della segreteria tecnica del Ministero della Salute, secondo la quale la consapevolezza riproduttiva può essere un motore per rilanciare la natalità in Italia.
«La prima figlia l'ho avuta a 25 anni con un marito assente. Sono mamma e mi sono occupata di fertilità di coppia per undici anni. La denatalità non deve fare paura, ma il Governo deve occuparsene», ha detto Campitiello. «Le politiche a sostegno delle giovani genitrici sono fondamentali ma lo è altrettanto la comunicazione: non comunichiamo bene il concetto di consapevolezza riproduttiva».
Ecco perché, continua, «vorremmo rendere obbligatorio uno screening per le ragazze – proprio come la mammografia per la prevenzione del tumore al seno – per informarla sulla propria capacità di riproduttiva».
Lo screening si ipotizza a tappe: a 25, 30 e 35 anni le ragazze dovrebbero sottoporsi a un'ecografia basale e a un dosaggio dell'ormone antimulleriano, un esame del sangue utilizzato principalmente nella valutazione della funzione ovarica nelle donne.
L'ormone antimulleriano è infatti prodotto dalle cellule della granulosa nei follicoli ovarici e il suo livello nel sangue fornisce informazioni sulla riserva ovarica, ossia sulla quantità e sulla qualità degli ovociti rimanenti.
Ai maschi verrebbe riservata la sensibilizzazione – e quindi non l'obbligo – sulla "semplicità" dello spermiogramma, l'esame per valutare la capacità dei propri spermatozoi: "L'infertilità maschile non è impotenza e anche qui serve maggiore comunicazione. È un retaggio culturale che non ha fondamento. Dalla scuola superiore si può quindi eseguire un esame, che è già a carico del Servizio Sanitario Nazionale".
Rendendosi conto prima del problema, lo si può affrontare con un carico emotivo e diagnostico minore, è il pensiero di Campitiello.
Durante il convegno c'è chi ha sottolineato come l'Italia debba puntare sul contrasto alla denatalità partendo da questi interventi, più che dagli investimenti nell'ambito della procreazione assistita come hanno invece fatto altri Paesi. La notizia arriva nei giorni in cui la modella Bianca Balti ha portato l'attenzione sul social freezing, una pratica ancora poco nota ma che si sta diffondendo sempre di più e che prevede la conservazione degli ovociti in senso precauzionale.