I suoi giovani abitanti sono ritenuti fra i più felici al mondo. Anziché la scuola dell’obbligo, qui vige l’istruzione dell’obbligo, fruibile direttamente dal divano di casa. Le lezioni sono vietate il sabato e i libri di carta sono banditi: il materiale di studio è interamente digitalizzato e a portata di tablet. Le pressioni scolastiche sono ridotte al minimo: fino ai 14 anni i voti fra i banchi non esistono. La scelta del liceo è rimandata ai 16 anni, e i bambini di 8 anni sono liberi di muoversi da soli a bordo dei mezzi pubblici senza correre pericoli.
Benvenuti in Danimarca, il Paese in cui le famiglie sono fra le più felici al mondo – almeno secondo la classifica annualmente stilata dal World Happiness Report – e in cui l’istruzione è un fiore all’occhiello che fa gola a più di mezzo mondo.
Istruzione e welfare
La scuola in Danimarca non è obbligatoria. A esserlo è l’istruzione, che può essere completata fra i banchi di scuola (pubblica o privata), così come fra le mura di casa, e che prevede un minimo di dieci anni di formazione.
L’istruzione dell’obbligo consiste in:
- Un anno di istruzione pre-primaria (Børnehaveklasse), equiparabile alla nostra scuola dell'infanzia: dai 6 ai 7 anni di età
- Nove anni di istruzione di base (Folkeskole), di livello primario e secondario inferiore, equiparabile alle nostre elementari e medie, con un undicesimo anno facoltativo: dai 7 ai 16 anni (17 se si sceglie di frequentare l'anno in più)
A 16 anni, due anni più tardi rispetto agli studenti italiani, i giovani danesi hanno la possibilità di iscriversi a un liceo (chiamato Gymnasium), oppure a un istituto tecnico-professionale.
L'istruzione superiore non è obbligatoria, anche se – secondo i dati OCSE – ben l’82% dei danesi adulti è diplomato (contro il 63% degli italiani). Il liceo prevede tre anni di formazione, al termine dei quali lo studente sostiene un esame, che gli garantisce l’iscrizione all’Università.
Prima della formazione dell’obbligo, esiste un’educazione prescolare, ovviamente facoltativa (a eccezione dell’ultimo anno di scuola dell'infanzia). I genitori posso scegliere fra:
- Asilo nido (Vuggestue): dai 6 mesi fino ai 3 anni
- Scuola materna (Børnehave): dai 3 ai 5-6 anni (il cui ultimo anno è obbligatorio)
- Istituto pre-primario comprensivo (Aldersintegrerede institutioner): da 1 anno a 5-6 anni
Le strutture educative di prima infanzia registrano un boom di presenze: nel 2020 le ha frequentate il 97% dei bambini danesi dai 3 ai 5 anni. Una percentuale che non stupisce, se si considerano i dati straordinari sul sostegno alle famiglie con figli e sull’occupazione delle mamme in Danimarca.
Nel Paese della Sirenetta, infatti, il 71% delle donne lavora (contro il 63% in Italia) e più della metà della spesa pubblica per le prestazioni familiari viene destinata ai servizi alle famiglie e, in particolare, ai servizi per l'infanzia.
Che la tutela della maternità sia una priorità della nazione scandinava lo dimostra pure la nuova legge sul congedo parentale introdotta l’1 luglio 2022, che pareggia i conti fra mamma e secondo genitore, garantendo a ciascuno dei due 24 settimane di congedo con diritto all’assegno di maternità.
Ai genitori single spettano 46 settimane di congedo, trasferibili ai familiari più stretti (per esempio il fratello o un genitore), così come accade per le famiglie LGBT+, che hanno il diritto di condividere il congedo addirittura con il donatore, se quest’ultimo intende avere una relazione di tipo genitoriale con il bambino.
Tra i banchi di scuola
La sveglia degli studenti in Danimarca suona a orari diversi a seconda della scuola che frequentano: al Nord del globo vige l’autonomia scolastica. Sono i singoli istituti e le singole municipalità a stabilire a che ora suona la campanella, quanto durano le lezioni e quante saranno le vacanze durante l’anno, ovviamente in conformità con le linee guida fornite dal Ministero dell’Istruzione.
L’ambiente scolastico è decisamente confortevole e all’avanguardia. Dimentichiamoci aule ghiacciate, sedie sgangherate e dispositivi elettronici mal funzionanti. In Danimarca la scuola offre laboratori attrezzati di chimica, fisica e biologia, mense, corridoi tappezzati di quadri appesi alle pareti, immense biblioteche, teatri, palestre, sale per le proiezioni e sale per lo studio, cortili interni e divanetti per il relax.
I voti non esistono, almeno fino a quando gli studenti non compiono 14 anni, e il piano di studi include – oltre alle materie classiche e alle lingue straniere – studi sociali e discipline pratiche e artistiche, come design dei tessuti, falegnameria ed economia domestica.
I libri cartacei sono quasi del tutto off limits: il materiale di studio è interamente informatizzato e fruibile direttamente dal computer o dal tablet . Nel caso in cui a uno studente occorresse un libro, è la scuola a fornirglielo in comodato d’uso, offrendo pure un contributo statale ai genitori per l’acquisto dei dispositivi elettronici.
Secondo un’indagine PISA del 2018, la Danimarca è uno dei Paesi al mondo in cui è più diffuso l’utilizzo di laptop a scuola a scopo didattico. Per portare a termine le attività scolastiche, infatti, il computer è essenziale: sul pc gli alunni scaricano il materiale per le lezioni, annotano gli appunti, svolgono i compiti, si dedicano a lezioni interattive guidate dagli insegnanti. Non è tutto: sulla piattaforma online i giovani danesi consultano l’orario settimanale, caricano le verifiche (che eseguono a casa, e non sotto pressione in classe) e – udite udite – giustificano autonomamente le loro assenze, senza essere costretti a rivolgersi ai genitori.
E ancora, gli studenti chiamano l’insegnante per nome, e hanno il diritto di alzarsi e uscire dall’aula senza chiedere il permesso. Capita che in un giorno di pioggia chi arriva a scuola con le scarpe zuppe d’acqua e sporche di fango, se le tolga per non imbrattare il pavimento, camminando scalzo. Con il docente, l’alunno instaura un rapporto orizzontale, aperto, vissuto.
Una tolleranza che, a primo acchito, ci potrebbe suonare diseducativa e una libertà che, forse, noi chiameremmo strafottenza. In realtà, l’educazione in Danimarca – sia a scuola, che in famiglia – è fondata sul senso di responsabilità e sulla fiducia riposti nei più piccoli fin dalla tenera età. I bambini danesi sono abituati a gestirsi in autonomia e a rispettare la scuola come istituzione e, più in generale, l’educazione. Un’autosufficienza che parte dal senso del dovere: quasi tutti i ragazzi delle superiori hanno uno student-job, affiancando alle ore di studio, quelle di lavoro.
Quando gli studenti crescono sono addirittura pagati per studiare. Accade all’Università, che è totalmente gratuita per i residenti e, anzi, sovvenziona i suoi iscritti, indipendentemente dal loro reddito. Si chiama Statens Uddannelsesstøtte lo stipendio di Stato offerto agli studenti universitari, che ammonta a circa 6.000 corone (più di 800 euro) al mese.
Un'iniziativa che ha permesso alla Danimarca di diventare uno dei Paesi con la più alta percentuale di laureati al mondo, pari a quasi la metà della sua popolazione (in Italia è laureato poco più di un quarto dei cittadini). Lo Statens Uddannelsesstøtte è allo stesso tempo un mezzo per incentivare i giovani a uscire prima di casa, a non pesare sulle tasche dei genitori e a iniziare presto a pagare le tasse.
Un successo dell’istruzione che trova conferma nei sondaggi e nelle classifiche mondiali: secondo la graduatoria stilata nel 2020 da Universitas 21 (U21) la Danimarca vanta il terzo migliore sistema d’istruzione superiore al mondo, preceduta da Svizzera e Stati Uniti, mentre l’Italia ristagna alla 30esima posizione.
Famiglie danesi: tra le più felici al mondo
La Danimarca nel 2022 si è aggiudicata la medaglia d’argento come Paese con le famiglie più felici al mondo, seconda solo alla Finlandia. Un risultato che il Paese scandinavo difende da decenni, e che ci spinge a chiederci quale sia il segreto del suo successo.
Un interrogativo a cui ha tentato di rispondere la psicologa Jessica Joelle Alexander, autrice del bestseller internazionale Il metodo danese per crescere bambini felici ed essere genitori sereni e del sequel Il nuovo metodo danese per educare i bambini alla felicità a scuola e in famiglia.
Per la psicologa condivisione, empatia, indipendenza sono l’ABC della pedagogia danese. Gli abitanti della Danimarca fin dalla tenera età sono responsabilizzati ed educati all’autonomia, al rispetto e alla fiducia per il prossimo.
Lo dimostrano nella quotidianità: è una pratica comune in Danimarca lasciar dormire i bambini al freddo. All’asilo i piccoli escono a giocare e muoversi all’aria aperta più di due ore, qualsiasi sia il tempo metereologico fuori, e durante il pisolino di mezzogiorno vengono fatti riposare all'interno stanze senza riscaldamento. Un’abitudine che trova spazio pure nella vita familiare: i genitori addormentano i figli nel passeggino appena fuori casa per temprarli al freddo e alle gelide temperature del Paese nordico fin dall’infanzia.
O ancora, i bambini di 8 anni circa sono lasciati liberi di spostarsi in autonomia per la città a bordo dei mezzi pubblici. I genitori non si preoccupano della loro incolumità, perché sanno che – grazie al senso di responsabilità proprio dei connazionali – i figli saranno sorvegliati dai passeggeri adulti, anche se sono degli sconosciuti. In Danimarca l’altro più che una minaccia è una garanzia di sicurezza.
Ecco perché oggi è così in voga, a livello mondiale, l’Hygge, il modello educativo made in Danimarca. Col termine “Hygge” – etimologicamente riconducibile al germanico hyggja che significa “pensare” o “sentirsi soddisfatti” – ci si riferisce a una condizione di benessere, raggiunta attraverso la libera espressione, la condivisione e l’accoglienza. Una filosofia di vita con cui i genitori danesi forgiano i figli fin dai primi anni di vita.