A poco più di un mese dal sì della Camera all'introduzione del reato universale per la maternità surrogata, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha condannato l'Italia per aver violato il diritto inalienabile di una bambina nata da GPA ad essere riconosciuta dal proprio papà.
I fatti risalgono al 2019, quando una bimba nata in Ucraina era tornata in patria insieme ai suoi genitori, una coppia eterosessuale che si era rivolta ad una clinica dell'Est per coronare il proprio desiderio di avere una figlia.
Una volta arrivati in Italia però, al momento della registrazione all'anagrafe non è stato possibile riconoscere il padre della piccola, con cui pure la bimba vantava un legame biologico, a differenza della madre. Tale situazione ha dunque impedito alla bambina di poter ottenere un documento d'identità, una tessera sanitaria e la stessa cittadinanza italiana.
A fronte dei ripetuti rifiuti opposti da anagrafi e tribunali nazionali, nel 2021 i due hanno quindi deciso di rivolgersi alla Corte di Strasburgo per rivalersi su un sopruso che di fatto aveva reso la loro figlia apolide e legalmente orfana di padre.
«Il rifiuto delle autorità nazionali di riconoscere il padre biologico e la madre intenzionale come suoi genitori, da un lato, e il fatto che non avesse la cittadinanza, dall'altro, la ponevano in uno stato di grande incertezza giuridica si legge nella sentenza con cui i giudici hanno accolto il ricorso della coppia – I tribunali italiani hanno fallito nell'adempiere all'obbligo di prendere una decisione rapida per stabilire il rapporto giuridico della bimba con il padre biologico».
La Corte ha inoltre condannato lo Stato a versare alla bimba una cifra di 15mila euro per danni morali e altri 9.536 euro per le spese legali sostenute dalla famiglia.
Una decisione che ovviamente ha riacceso il dibattito che negli ultimi mesi ha diviso l'opinione pubblica in merito all'ormai celebre proposta Varchi per rendere la maternità surrogata un reato universalee (ossia punibile anche se praticata all'estero).
L'intera vicenda infatti non solo ha smentito la narrazione che vorrebbe la Gestazione per Altri come un "mercato" ad appannaggio esclusivo delle coppie omosessuali – argomento che spesso viene suggerito sottotraccia per giustificare il continuo ostracismo delle famiglie arcobaleno – ma ha anche mostrato con chiarezza come il mancato riconoscimento dei bambini vada sempre a danneggiare quei minori innocenti che i tanto rumorosi alfieri della cosiddetta "famiglia tradizionale" si fregiano di proteggere e tutelare