La violenza economica è un ostacolo significativo all'indipendenza e all'emancipazione delle donne, con ripercussioni che vanno ben oltre l'ambito finanziario, incidendo sulla salute psicologica e fisica delle vittime.
Questo tipo di prevaricazione, spesso celata dietro le mura domestiche o nelle pieghe delle relazioni interpersonali, interessa infatti quasi esclusivamente le donne che non hanno modo di crearsi una propria autonomia economica perché prive di un lavoro (e dunque di un reddito proprio) o perché vittime di un controllo asfissiante da parte del partner (o in certi casi del genitore) che gestisce tutto il patrimonio della famiglia.
Chi è vittima di violenza economica, dunque, non può decidere della propria vita e si trova in una costante posizione di sudditanza materiale e psicologica, poiché la minaccia di vedersi negare i soldi necessari per il proprio sostentamento (o quello dei figli) ne condiziona le scelte e i comportamenti.
Cos'è la violenza economica?
La violenza economica è una forma di abuso che si manifesta attraverso il controllo delle risorse finanziarie della vittima, con lo scopo di limitarne la libertà e l'autonomia.
Questo tipo di violenza può assumere varie forme: dal negare alla persona l'accesso a qualsiasi fondo (es: il conto corrente), allo stretto controllo delle sue spese, fino al sabotaggio delle opportunità lavorative.
Il denominatore comune è sempre l'intento di esercitare potere e controllo, intrappolando la vittima in una situazione di dipendenza finanziaria.
Perché le donne sono le principali vittime?
Le radici di questo fenomeno si intrecciano strettamente con le strutture patriarcali, ancora pervasive in molte società, che vedono le donne in posizioni di minor potere sia economico che sociale.
Storicamente, alle donne è stata spesso negata la possibilità di accedere all'istruzione o al lavoro, relegandole a un ruolo di dipendenza economica dagli uomini. Sebbene i progressi delle ultime decadi abbiano in parte eroso queste disparità, la violenza economica rimane un sintomo di un disequilibrio di potere ancora attuale.
Secondo una ricerca Ipsos condotta in Italia e pubblicata in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne 2023, ad esempio, circa il 49% delle donne intervistate ha dichiarato di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita, un'incidenza che arriva al 67% tra le donne divorziate o separate.
Ciò accade perché ancora oggi la popolazione femminile non solo trova maggiori difficoltà a collocarsi nel mondo lavoro, ma viene mediamente pagata meno di quella maschile (il cosiddetto gender pay gap).
Le cause di ciò sono molteplici e vanno dalle differenze educative e di scelta professionale (le materie STEM, molto vendibili in ambito lavorativo, vedono ancora una netta predominanza di popolazione maschili) ad un retaggio culturale che continua a scaricare sulle spalle di mogli e madri la maggior parte delle responsabilità di cura in ambito familiare, una condizione nona adeguatamente supportata dalle istituzioni e da un welfare che non favorisce la conciliazione tra vita e impegni lavorativi.
Le donne si trovano così ad essere spesso le principali custodi della famiglia, un ruolo che, senza accesso a risorse economiche proprie, le rende particolarmente vulnerabili alla manipolazione economica da parte del partner o di altri membri della famiglia.
Come prevenire la violenza economica?
Affrontare questo problema richiede un approccio multidimensionale, che coinvolga l'intera società in un processo di sensibilizzazione e cambiamento.
- Supporto legale e sociale: in primo luogo è fondamentale importante che le vittime di violenza economica abbiano accesso a servizi di supporto legale e sociale che possano assistere nella separazione dalle situazioni abusive, garantendo al contempo sostegno economico durante la transizione.
- Emancipazione in campo sociale e lavorativo: favorire l'istruzione e il collocamento nel mondo del lavoro è uno step imprescindibile per consentire alle donne di crearsi una propria posizione e godere di una propria forma di sostentamento, senza dover dipendere da nessuno
- Educazione finanziaria: è importante promuovere programmi di educazione finanziaria rivolti alle donne, per fornire loro gli strumenti necessari a gestire in autonomia le proprie risorse economiche.
- Attivare un conto corrente personale: avere un "tesoretto" personale al quale nessun altro può accedere rimane uno strumento cruciale per mantenere una propria autonomia.
- Promozione dell'indipendenza economica femminile: investire nell'istruzione e nell'empowerment economico delle donne non solo è cruciale per prevenire la violenza economica, ma rappresenta anche un pilastro fondamentale per lo sviluppo sostenibile delle società.
- Cambiamento culturale: è necessario un impegno collettivo per cambiare le norme sociali che perpetuano la dipendenza economica femminile, promuovendo una cultura di rispetto e parità di genere.
La violenza economica è un ostacolo significativo all'indipendenza e all'emancipazione – il cosiddetto empowerment – delle donne, con ripercussioni che vanno ben oltre l'ambito finanziario, incidendo sulla salute psicologica e fisica delle vittime. Solo così potremo sperare in un futuro dove la violenza economica diventi un triste ricordo del passato.