Discutere di alimentazione significa automaticamente parlare di salute. Per questo bisogna farlo nel modo più corretto possibile.
A Wamily siamo molto attenti a tutto ciò che riguarda cibo, nutrizione e scelte alimentari, anche perché si tratta di un argomento trasversale, che interessa qualsiasi fase della vita in famiglia. Dalla gravidanza all'allattamento, dalle prime pappe ai capricci per non mangiare i broccoli, ciò che arriva in tavola condiziona ogni giorno la crescita e lo sviluppo dei nostri figli, nonché la loro salute quando saranno adulti.
Fornire soluzioni preconfezionate però è impossibile: ogni caso è differente e comporta esigenze cucite "su misura" che solo un medico o una figura specializzata possono trattare. Ciò che possiamo fare però è raccontare ciò che dice la scienza, fornire il punto di vista degli esperti del settore, indicare le linee guida istituzionali e indicare tutte le strade percorribili per garantire a bambini e genitori un sano rapporto con ciò che ci riempie la pancia.
Allattamento: la prima forma di alimentazione
Allattare al seno il proprio figlio è un privilegio che consente di fornire al bambino il miglior nutrimento possibile per questa delicatissima fase dello sviluppo. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l'allattamento come esclusiva forma di alimentazione almeno fino al compimento del sesto mese di vita.
«L’allattamento al seno costituisce il miglior metodo alimentare per garantire una sana crescita e un sano sviluppo dei neonati ed esercita un’influenza biologica ed emotiva unica sulla salute sia delle madri che dei bambini. Le proprietà antisettiche del latte materno favoriscono la prevenzione delle malattie nell’età neonatale; inoltre esiste un importante collegamento tra l’allattamento al seno e l’intervallo tra una gravidanza e l’altra».
Già solo leggendo questo eloquente incipit della la Dichiarazione congiunta OMS/UNICEF del 1989 ("L’allattamento al seno: protezione, incoraggiamento e sostegno. L’importanza del ruolo dei servizi per la maternità") ben si comprende quanto sia importante che le mamme in grado di fornire latte materno ai figli non abbiano alcun riserva nel sottoporsi a questa pratica.
D'altronde avvicinare al seno un bebé non comporta solo benefici in termine di salute, ma rafforza quell'indissolubile legame madre-figlio che aiuta il piccolo a sentirsi amato, protetto e confortato.
E se il latte manca?
Il latte materno però, per quanto raccomandabile, non può trasformarsi in un diktat. Ci sono donne che non producono abbastanza latte o padri single che non riescono ad accedere alle banche del latte materno.
Sono da considerare genitori di serie B? Assolutamente no, anche perché, fortunatamente, oggigiorno il latte in formula (o latte adattati) garantisce un'ottima risposta in termini di nutrienti per il bebè, anche se in questi casi occorre alzre un po' di più la soglia di attenzione.
Quando si parla di alimentazione con latte artificiale o allattamento misto (che combina il latte materno con un'integrazione di latte in formula) occorre infatti consultarsi con maggiore frequenza il proprio pediatra per stabilire una strategia alimentare adeguata ai bisogni del bambino.
Svezzamento o autosvezzamento?
Uno dei primi grandi passi della crescita passa poi dallo svezzamento, il cambio di alimentazione che avviene quando il piccolo abbandona gradualmente il latte (materno o in formula) per sperimentare via via cibi più solidi. È la fase dei pianti, degli esperimenti per avvicinare i bimbi a nuovi sapori e delle pappe, anche se alcuni genitori preferiscono saltare lo step delle pappette e passando direttamente alle pietanze mangiate dagli adulti, benché opportunamente sminuzzate.
In questo caso si parla di autosvezzamento e negli ultimi anni sono diversi gli esperti che propendono per questa tipologia alimentare alternativa al metodo"tradizionale", in quanto maggiormente incentrata sull'autonomia dei figli.
Ad ogni modo si tratta di un momento molto importante, che introduce i bambini al modo di mangiare dei grandi e che deve rispettare le tempistiche e i bisogni suggerite dagli stessi bebè. Se infatti un lattante dopo 6/7 mesi non riesce ancora a stare seduto in modo autonomo o non ha raggiunto una certa maturità digestiva, non è consigliabile forzare la mano e partire in quarta con un nuovo regime alimentare
Scegliere quale strada seguire spetta alle mamme e ai papà. L'importante è optare per cibi adatti all'età (niente cibi salati, ad esempio, o eccessi di grassi), consultarsi sempre con il pediatra di riferimento e tarare ogni decisione sulla base delle esigenze e bisogni del vero protagonista di tutto: il bambino.
Alimentazione e approcci educativi
L'educazione passa anche dalla tavola e non solo per ciò che riguarda galateo e le buone maniere. I bambini infatti apprendono molto stando seduti a mangiare insieme ai genitori, respirando socialità (funziona anche quando uno dei protagonisti non è ancora in possesso dell'uso della parola!) e costruendosi un gusto personale attraverso odori, sapori e consistenze.
Non solo: costruire negli anni una routine dei pasti aiuta i bambini ad individuare in colazione, pranzo e cena dei passaggi della giornata ai quali va data la giusta importanza, dedicandosi al cibo e agli altri commensali senza distrazioni di tipo tecnologico (leggasi: bandiamo i tablet e smartphone quando si mangia!)
Imporre qualche regola in tal senso non ci renderà certo dei tiranni, ma solo genitori consapevoli e desiderosi di crescere figli in grado di stare a tavola apprezzando il momento, possibilmente senza schifare tutto ciò che si trovano nel piatto al di fuor di hamburger e patatine fritte.
Dieta sana ed equilibrata
Ne siamo consapevoli, il titolo del paragrafo sembra rubata dal retro di scatola dei cereali multi-vitaminici con tanto di donna sorridente che gusta uno yogurt dal sapore di miele e voglia di vivere. Eppure, quando si parla di alimentazione, risulta veramente impossibile non partire da questo concetto.
Che si sia bambini o adulti grandi e vaccinati, infatti, per svilupparsi e vivere in salute è fondamentale prestare molta cura a ciò che si introduce nel corpo. Questo non significa campare di barrette macrobiotiche e brezza marina, ma definire una dieta varia e che al gusto delle pietanze affianchi una certa attenzione ai valori nutritivi degli alimenti.
Dunque tanta frutta e verdura, più carni bianche che rosse, molta acqua (sembra banale, ma spesso ce ne dimentichiamo) e il giusto apporto di vitamine, proteine, grassi e zuccheri (pochi). Concesso ogni tanto qualche sgarro godereccio, ma dev'essere l'eccezione, non la regola. Innaffiamo tutto con dell'attività fisica – sport o semplice movimento prolungato – e il nostro corpo non potrà che ringraziarci.
E chi per questioni etiche o di sostenibilità volesse escludere i prodotti di origine animale? Benché si tratti di una scelta assolutamente comprensibile, in questo caso è obbligatorio – sì, usiamo termini perentori ogni tanto – affidarsi alle cure di un nutrizionista (o di un pediatra, nel caso si voglia estendere una dieta vegetariana o vegana anche ai bambini) per integrare in modo corretto tutte quelle sostanze molto presenti in uova, carne e latticini e che si trovano solo in minore concentrazione negli alimenti vegetali.
Perché a Wamily siamo a favore di qualsiasi tipo di scelta, basta che sia ragionata e pienamente consapevole.