Winnie the Pooh e tutti i personaggi del Bosco dei Cento Acri, popolato dai peluche a forma di animali del piccolo Cristopher Robin, secondo un gruppo di psicologi canadesi, rappresenterebbero ciascuno un particolare disturbo o una situazione di disagio sociale, che non è però così insolito vivere.
Un cartone animato come tanti, che ha scandito le ore dei pomeriggi dei bimbi della generazione Z e anche dei Millennials, ma che sembrerebbe mettere in scena per i piccoli, disagi psicologici, difficoltà di apprendimento e le diverse tipologie di famiglie, così da poter rappresentare davvero tutti.
Il cartone firmato Walt Disney, ispirato al libro di Alan Alexander Milne, papà del protagonista Cristopher Robin, parla nel linguaggio segreto dei bambini incollandoli agli schermi e intanto li allena alla bellezza della diversità. Tra i temi trattati vi è anche l'importanza della salute mentale e delle proprie emozioni. Guardando l'asinello Ih OH sempre così triste i bimbi si chiedono cos'abbia, vedendo Pimpi ansioso e spaventato, magari qualcuno di loro si immedesima e chiede aiuto. La bellezza del cartone animato è proprio quella di raggruppare tanti animaletti, che diventano amici e si supportano vicendevolmente, rendendo le differenze il vero punto di forza.
Per i bambini sentirsi rappresentati dai personaggi dei cartoni animati li fa sentire importanti, e speciali. Riescono meglio ad immedesimarsi durante il gioco simbolico, a empatizzare con loro e dunque ad imparare gli insegnamenti che il personaggio vuole trasmettere. Non a caso oggi più che mai, si cerca di dar vita a cartoni animati sempre più inclusivi e lontani dagli stereotipi di genere.
Le diagnosi ai personaggi di Winnie The Pooh dello studio canadese
Risale a inizio millennio l’approfondita ricerca che un gruppo di studiosi canadesi ha eseguito sui protagonisti di "Le avventure di Winnie The Pooh", il cartone firmato Disney, analizzandone i comportamenti, le attitudini e le caratteristiche familiari, per poi arrivare ad una diagnosi per ciascuno dei protagonisti.
Winnie the Pooh
L’orsetto giallo, dalla maglia rossa e la passione sfrenata per il miele, è smemorino e sembra sempre perso nel suo mondo. Abbonda con i pasti, tanto da arrivare a sfondare le cuciture che lo compongono. Gli studiosi rivedono nei suoi comportamenti un disturbo da deficit da attenzione e iperattività (ADHD). Inoltre la sua fissazione con il miele e la tendenza a ripetere sempre gli stessi atteggiamenti e le stesse frasi, sembrerebbero per gli studiosi essere l’evidenza lampante di un Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Gli studiosi hanno ipotizzato anche che l’orsetto amato dai bambini impersonasse la sindrome di Tourette.
Di sicuro il suo peso eccessivo e la poca tendenza a praticare sport mettono anche in evidenza l’obesità del peluche, che non perde occasione per rimpinzarsi con un bel barattolo di miele.
Pimpi
Un maialino tutto rosa, molto amico di Winnie the Pooh, dal tono di voce flebile e tremulo, causa una costante ansia e insicurezza che lo perseguitano. Questi sono i tratti distintivi di Pimpi che, secondo gli psicologi canadesi, soffre di un disturbo d’ansia generalizzato.
Ih-Oh
Un asinello grigio dall’aria sempre stanca e triste. Strano che il protagonista di un cartone per bambini abbia in sé queste caratteristiche, anche se da sempre gli animali da soma sono dipinti come stanchi a causa del carico da dover trasportare e un po’ sciocchi. Poco energico, negativo per natura e così triste, per gli studiosi l’asinello soffre di depressione, probabilmente ereditata.
Uffa
È il gufo che vive da solo nella sua casetta nella foresta. Come tutti i gufi è saggio e da lui si recano gli altri personaggi sempre in cerca di un consiglio. Ha un lessico molto forbito ed è molto acculturato, fatica però a leggere e ascrivere mostrando dunque dislessia e disgrafia. È molto importante che venga rappresentato come il personaggio più saggio, serve ai piccoli a capire che con gli strumenti adatti tutti possono ottenere gli stessi risultati.
Kanga e Roo
Sono mamma e figlio, due piccoli canguri, che vivono insieme, lui nella sacca della mamma e lei saltellando per il bosco. Più che un modello comportamentale, i due rappresentano uno dei tanti tipi di famiglia che esistono nel nostro pianeta, la famiglia monogenitoriale. Nessuno di noi sa chi sia il papà di Roo, eppure lui cresce sereno e felice supportato dalla sua mamma. In lui gli studiosi vedono qualche segno di iperattività collegabile alla giovane età, mentre in Kanga una mamma iper protettiva.
Tappo
Eccolo il coniglio brontolone e amante del comando. Tappo ha, secondo gli studiosi, un disturbo narcisistico della personalità. Potrebbe dunque rappresentare quei genitori narcisisti, individualisti e distratti, che tendono sempre a sminuire gli altri, compresi i figli.
Tigro
Molto amico di Roo, Tigro è una tigre che saltella sulla sua coda, affettuosa e socievole. Tende a non dare il buon esempio e a sperimentare, senza la minima percezione del rischio, tutto ciò che gli viene presentato.
Gli psicologi lo definiscono anche invadente e in grado di cacciarsi sempre in qualche guaio e di cacciarci anche il piccolo Roo, data la sua personalità così forte. Iperattivo e impulsivo tigro è anche protagonista di un altro cartone, con gli stessi protagonisti, "T come Tigro". La tigre cerca di ritrovare i suoi parenti, nella ricostruzione del proprio albero genealogico, si rende conto, però, che non ne ha. Gli amici dunque, per non rattristarlo si travestono da tigri e iniziano a comportarsi come lui ma Tigro li scopre e si arrabbia. Alla fine però il cartone riesce a dare a tutti un immenso insegnamento: se la famiglia ci capita, gli amici si scelgono e spesso, possono diventare loro stessi una famiglia.
Insomma il piccolo Cristopher Robin, proprietario di tutti questi peluche antropomorfi, nonostante gli studiosi si straniscano di fronte al fatto che non abbia genitori che si prendono cura di lui, è molto fortunato nel potersi incarnare in ciascuno di questi personaggi, percependo come arricchente la diversità.